“I fantastici viaggi di Gulliver”, di Rob Letterman


Accantonato ben presto il classico swiftiano, abilmente sforbiciato e ridotto a due parti (il soggiorno a Lilliput e una tanto breve quanto sprecata incursione nella terra dei giganti), I fantastici viaggi di Gulliver si trasforma in uno spettacolo dove, davanti ad una platea in visibilio, sfilano le personalissime versioni di Star Wars, Avatar, Transfomers ed un unico protagonista: Jack Gulliver Black
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i fanstastici viaggi di gulliver jack blackC’è qualcosa che non torna nelle battute iniziali di questa favola fantastica riletta dalla comicità eccedente di Jack Black. Le deliranti giravolte di un corpo che continua a mostrare tutta la spudoratezza del suo esser oltre misura non sono più, come era stato in Super Nacho, un movimento di liberazione che scopre la leggerezza del volo proprio grazie all’esibizione della sproporzione fisica e sentimentale. Il J.B. che era riuscito a spuntarla anche contro il diavolo nel magnifico Tenacious D e il destino del Rock, porta ora sulle sue spalle tutto il peso della consapevolezza di non poter più essere l’artefice del proprio destino. L’incipit de I fantastici viaggi di Gulliver sembra quasi una malinconica nota autobiografica, con quel ragazzone mai cresciuto che si scopre imprigionato nel suo personaggio, mentre si ostina a raccontare di esser altro da sé (un riferimento ai tentativi di evasione, come in King Kong e ne L’amore non va in vacanza?). Fino alla scena del vortice oceanico che inghiotte Lemuel Gulliver. Più che del passaggio segreto capace di mettere in comunicazione due mondi, si tratta di una rivelazione. Jack Black non si lascia sfuggire l’occasione per mettere a frutto la lezione imparata in Be Kind Rewind se non può fuggire alla tirannia del proprio personaggio, può provare allora re-immaginare il cinema. Benvenuti a Lilliput, dove si affonda con il Titanic senza per forza dover morire. Accantonato ben presto il classico swiftiano, abilmente sforbiciato e ridotto a due parti (il soggiorno a Lilliput e una tanto breve quanto sprecata incursione nella terra dei giganti), I fantastici viaggi di Gulliver si trasforma in uno spettacolo dove, davanti ad una platea in visibilio, sfilano le personalissime versioni di Star Wars, Avatar, Transfomers ed un unico protagonista: Jack Gulliver Black. In una delirante giostra di citazioni, Jack Black (e con lui David Tattersall, che continua a tornare alla sua esperienza sui set di Lucas, e Nicholas Stoller, coautore della sceneggiatura, che insieme a Jason Segel strizza l’occhio a Non mi scaricare) mette in scena un campionario di gag che attraversa tutta la sua filmografia. Dall’esibizione di un paio di tornite chiappe che qui inghiottono uno sventurato lillipuziano, alla serenata rubata a Prince (è ancora una volta la musica a salvarci la vita). O anche le immancabili trovate escrementizie, con una torrenziale pioggia dorata che sottrae alla morte un ormai maleodorante re Teodoro. Il tutto osservato attraverso una lente d’ingrandimento. Ma l’irriverente gioco di scale di grandezza messo in moto da Rob Letterman non è solo un espendiente per amplificare le giravolte di un corpo comico. Prima ancora di esser fisico, quello di Jack Black è un cinema che non ha paura di mostrare il suo lato irrimediabilmente sentimentale. Eccoci allora davanti ad un faccione rubicondo che si strugge per amore e che, mentre s’improvvisa caparbio sostenitore dei teneri duetti di Emily Blunt e Jason Segel, non si stanca di mostrarci che sono proprio le passioni a rendere “grandi” gli uomini.
 
 
 
Titolo originale: Gulliver's Travels
Regia: Rob Letterman
Interpreti:Jack Black, Jason Segel, Emily Blunt, Amanda Peet, Billy Connolly, Chris O'Dowd, T. J. Miller, James Corden
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 85’
 

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Origine: USA, 2010

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