"Il padre e lo straniero" , di Ricky Tognazzi

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I primi minuti sembrano indirizzare verso un classico dramma familiare. Poi
la trama si fa più intricata e vira decisamente verso la spy-story. È una caccia all’uomo, non si sa chi siano i buoni e chi i cattivi, ogni certezza vacilla. Il ritmo non manca e la storia è realizzata discretamente. Ma è tutto troppo contorto e finisce per perdere credibilità. Dal romanzo di Giancarlo De Cataldo

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È un film spiazzante, Il padre e lo straniero. Sembra non saper bene quale strada imboccare, come un autista un pizzico alticcio che ha perso la mappa e non sa più dove andare. O forse la mappa la sta guardando al contrario, tanto da infilarsi in un complicatissimo dedalo senza una chiara via d’uscita. E certo nessuna Arianna porgerà quel filo.
I primi minuti sembrano indirizzare verso un classico dramma familiare; bambino disabile, marito e moglie sempre più distanti e sfiduciati, la tragedia di dover affrontare il più sfortunato degli errori del destino, oppressi da una routine fatta di poche soddisfazioni e troppi obblighi. Ma poi il protagonista, Diego, incontra Walid, con il quale condivide il dolore di avere un figlio handicappato e, per la prima volta, riesce ad accettare la sciagura, a guardarla in faccia. E proprio l’amicizia di questa affascinante personalità, un benestante uomo siriano (invischiato in oscuri affari), saggio e profondo, permette a Diego di trovare nuovi sproni, di iniettare nuova linfa nella sua vita coniugale, di voltare finalmente pagina, posizionandosi finalmente sul capitolo giusto. Una grande storia di amicizia. Perché, parafrasando Walid, non si può affrontare tutto da soli.
Se il film si mantenesse su questi binari, tutto sommato, reggerebbe senza troppi intoppi. Alessandro Gassman offre una prova dignitosissima, dimostrando di meritare ben altro, e l’alchimia funziona sia con la moglie, interpretata da una convincente Ksenia Rappoport, che con il nuovo amico, a cui dà volto l’attore Amr Waked (visto, fra l’altro, in Syriana di Stephen Gaghan). Non si potrebbe parlare di originalità, non verrebbe trascritto negli annali di storia del cinema, certo, ma questo è un altro discorso.
Invece la trama si fa più intricata e vira decisamente verso la spy-story. Walid sparisce. Entrano in gioco i servizi segreti, capitanati dal francamente poco credibile Leo Gullotta, al quale manca le fisique du role per vestire i panni di quest’eminenza grigia che tutto vede e tutto sa. È una caccia all’uomo, non si sa chi siano i buoni e chi i cattivi, ogni certezza vacilla. E Walid chi è veramente? Un terrorista? Una spia al servizio dell’intelligence italiana? Perché tutti lo cercano?
In mezzo a quest’intrigo internazionale, lo sfortunato protagonista. Diego infatti non si rassegna e si improvvisa investigatore privato, infrangendo la legge, sfuggendo di soppiatto agli agenti che lo sorvegliano giorno e notte. Ma lui cosa rappresenta, in questa mal assortita scacchiera? Una semplice pedina? Tutti sembrano sapere ogni singolo dettaglio della sua vita, ogni suo spostamento, come fosse primo attore di un perverso grande fratello. Inseguimenti, pestaggi, omicidi, scambi di identità. Il ritmo non manca e la storia è realizzata discretamente. Ma è tutto troppo contorto e finisce per perdere credibilità. E, ben più fondamentale, si fa fatica a comprendere il senso dell’insieme. In parole povere, sfugge il vero motivo per cui si è deciso di raccontare una storia simile.

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Regia: Ricky Tognazzi
Interpreti: Alessandro Gassman, Ksenia Rappoport, Leo Gullotta, Amr Waked, Emanuele Salci
Distribuzione: 01 Distribution
Durata:
110'
Origine: Italia, 2010

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