"Beyond", di Pernilla August

Beyond Noomi Rapace
“Il nostro passato ci accompagnerà sempre”. Questa è la frase che la regista ama ripetere in ogni sua dichiarazione. Una frase che forse illumina più di ogni altra complessa analisi il disorientamento che si prova vedendo questa controversa opera prima. Un film che mescola una struttura convenzionale e macchinosa a rari ma sublimi momenti di cinema bergmaniano. Da Venezia 67

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Beyond, Pernilla August, Noomi Rapace

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Il nostro passato ci accompagnerà sempre”. Questa è la frase che la regista ama ripetere in ogni sua dichiarazione. Una frase che forse illumina più di ogni altra complessa analisi il disorientamento che si prova vedendo questo controverso film. Il passato irrompe improvvisamente nella vita della giovane Lena (interpretata dalla ormai lanciatissima Noomi Rapace): irrompe nel suo felice matrimonio, nel suo fragile equilibrio, nella sua intimità conquistata. L’anziana madre, in fin di vita, vuole rivederla prima di morire e Lena – a sua volta giovane madre – si trova improvvisamente risucchiata nei sepolti ricordi. Ricordi intrisi di disfunzioni familiari, violenze domestiche e alcolismo. Ecco, come si può tradurre ancora in immagini una storia così tanto “raccontata”? Una tipizzazione così forte e dei contrasti umani così tante volte sviscerati? Pernilla August (regista esordiente ma con un curriculum da prestigiosa attrice che spazia da Ingmar Bergman a George Lucas) sceglie la strada più ovvia, orchestrando una fittissima catena di flashback che letteralmente ci fanno vedere passo dopo passo il percorso di riemersione che la protagonista vive riavvicinandosi ai suoi genitori, alla sua vecchia casa, alle sue vecchie cose. Lena ha bisogno di (ri)toccare con mano i suoi fantasmi passati per riuscire ad essere una buona madre nel presente. Ma il continuo alternarsi dei piani temporali, che strutturano un’infinità di rime interne, alla lunga risulta troppo prevedibile e macchinoso per far detonare vera emozione nello spettatore. Intento che, di contro,  Pernilla August persegue ostinatamente sin dalla prima inquadratura in questa sorta di psicoanalisi filmata. Ed è paradossalmente nei rari momenti di stasi che il film riesce a convincere di più: nei momenti in cui la macchina da presa cessa il suo sfiancante movimento e si poggia sul dolente viso della Lena bambina che copre le orecchie dello spaventato fratellino; o ancora mentre scova un lieve sorriso nella Lena adulta che riabbraccia le due figlie e il marito in seguito alla sofferta morte della madre. Insomma: solo dopo che ogni faticosa “riemersione” è stata sottolineata e ci si può finalmente soffermare (bergmanianamente) sulla sensazione del momento, sulla struggente valenza di un singolo gesto o sul valore di un primo piano che sciocca ancora oggi per la sua intrinseca potenza. Schegge di cinema purissimo in una confezione sin troppo convenzionale. 

 

Titolo originale: Svinalängorna

Regia: Pernilla August
Interpreti: Noomi Rapace, Ola Rapace, Outi Mäenpää, Ville Virtanen, Tehilla Blad
Origine: Svezia/Finlandia 2010
Distribuzione: Sacher
Durata: 92'

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array