TORINO 28 – 'Bakroman', di Gianluca De Serio e Massimiliano De Serio (italiana.doc)

bakromanNel Burkina Faso i ragazzi di strada vengono chiamati Bakroman. Vivono di niente, fumano e sniffano. Sono oltre seicento e per loro non esiste futuro nella capitale. Massimiliano e Gianluca De Serio raccontano le storie di questi 'ragazzi di vita' africani. Bakroman è un’opera poliedrica, affascinante e fuori dagli schemi classici del documentario

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Nel Burkina Faso i ragazzi di strada vengono chiamati Bakroman. Vivono di niente, fumano e sniffano. Sono oltre seicento e per loro non esiste futuro nella capitale. Massimiliano e Gianluca De Serio (L'esame di Xhodi al TFF 27) raccontano le storie di questi 'ragazzi di vita' africani. Scelgono di affidarsi ad una formula diversa dal documentario classico. La loro indagine scende nella polvere delle strade e tra le case di fango. Ascoltano le voci e le storie che questi ragazzi . Mettono faticamente insieme le giornate  in cui  i gruppi di ragazzi si incontrano con gli attivisti dell'Ajer (Association des jeunes en situation de rue), un'associazione  che cerca di recuperare questi giovani istaurando con loro un dialogo.  Lavorando nel dare un ordine alle loro giornate con una struttura di confronto e sostegno reciproco tra loro stessi.  Le immagini scandiscono questo tessuto quotidiano fatto di riunioni, incontri e regole collettive. I registi sono lì. Stretti su volti e parole che con grande imbarazzo questi bambini tirano fuori per descrivere le loro paure e i loro sogni. I pedofili che la notte ne insidiano il sogno. Le droghe usate al posto del cibo per saziare una fame devastante. Bakroman è un’opera poliedrica, uno strato complesso dove le immagini della vita dell’associazione e dei gruppi di parola si fondono con il flusso dei dialoghi dei ragazzi nelle giornate per strada. Ci sono i frammenti biografici di un passato di fughe e carcere. Ma spuntano anche i sogni: meccanico, sarto, cantante reggae. Luce fioca e debole nel buio di una capitale che non ha tempo e voglia di affrontare il dramma sociale di un pezzo di gioventù destinata a rimanere ai margini della vita.

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