TORINO 28 – "Small Town Murder Songs", di Ed Glass-Donnelly (Concorso)

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Small Town Murder Songs parte da un assunto in classico stile noir. Il corpo esanime di una giovane donna sconosciuta, ritrovato per caso nella discarica cittadina. Ma è un pretesto, nulla più. Per sviluppare il complesso personaggio del protagonista, un mostruoso Peter Stormare. Un’escalation emotivamente travolgente, attraverso la vacillante impassibilità e gli impeti viscerali di Walter, fino alla catarsi finale

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Sarebbe estremamente affascinante condurre un’approfondita indagine socio-psicologica e capire il motivo che spinge tanti registi e cineasti americani (nel caso specifico, anche i vicini e sempre più prolifici cugini canadesi) ad ambientare film in piccoli paesi di provincia. Probabilmente è questione di mentalità; le grandi metropoli  sono di proporzioni talmente sconfinate da ridursi a loro volta in minuscoli centri abitati, più che in quartieri per come li intendiamo noi. Ma forse ancor di più perché una piccola comunità può diventare fragile specchio di una rappresentazione umana efficace e realistica. Un luogo dove le abitudini sono radicate nelle origini dei padri fondatori, le pratiche religiose sono spesso bigotte o eccessivamente fondamentaliste, dove si fa colazione sempre nello stesso diner e la cameriera ti chiama ‘tesoro’ prima di rabboccarti la tazza di caffè, dove ogni volto è familiare e per questo rassicurante. Per questo risulta sempre affascinante e al contempo inquietante infrangere la tranquilla routine di un ambiente simile. La palla di vetro si frantuma e il contenuto finisce forzatamente a contatto con l’esterno.
Small Town Murder Songs parte da un assunto in classico stile noir. Il corpo esanime di una giovane donna sconosciuta, ritrovato per caso nella discarica cittadina. Ma è un pretesto, nulla più. Per sviluppare il complesso personaggio del protagonista, un mostruoso Peter Stormare. Rispettato ma incompreso agli occhi della comunità, come se la sua umanità fosse più distorta e distante dai loro canoni. A causa di quella storia di violenza che gli è costata l’amore di una donna che ormai è fra le braccia di un altro uomo, unico sospettato dell’omicidio. La forte repressione verso la sua natura, verso i suoi sentimenti, la volontà di cambiare per sentirsi considerato (più che essere) un uomo migliore. Dalla famiglia, dall’amore della sua vita. All’interno di una comunità mennonita, (religione di stampo cristiano basata sulla non violenza, dove il battesimo viene effettuato in età adulta, molto simile agli amish sotto certi aspetti), Walter è visto come una nota stonata, un elemento che disturba l’armonia di un quadro perfetto. E allora l’indagine diventa occasione di rivalsa personale, per inseguire quell’ossessione che lo tormenta, per cambiare quel piccolo frammento del suo passato che gli ha tolto per sempre il sonno. Un’escalation emotivamente travolgente, attraverso la vacillante impassibilità e gli impeti viscerali di Walter, fino alla catarsi finale.
Film strutturato in modo molto particolare e curato in ogni singolo dettaglio visivo, diviso in piccoli capitoli introdotti da brevi passi religiosi; si passa da una sequenza all’altra accompagnati dalla strepitosa colonna sonora, dominata dai Bruce Peninsula. Una sorta di rock gospel tribale, componente fondamentale di una storia che sembra pensata attraverso il filtro della musica. La regia del canadese Ed Gass-Donnelly (anche produttore e montatore) è ben calibrata, coinvolgente e mai banale, coronata da un montaggio finale strepitoso. E, proprio come in ogni grande film americano, oltre alla performance di un cast eccezionale, sono i volti dei caratteristi ad impreziosire l’amalgama; bastano pochi minuti e un breve monologo per catturare l’attenzione dello spettatore e trascinarlo dentro l’atmosfera. L’anziana signora che racconta la morte della sorella sbranata dai coyote, il padre di Walter, la madre della vittima.
E alla fine, forse, basta poco per dimenticare l’orrore, per tornare alla normalità. E la violenza riprende ad essere soltanto un surreale demonio di cui narrano stancamente radio e telegiornali.

 

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