TORINO 28 – Sopralluoghi in Corso

caro corso,
Video-lettere, frammenti d'amore e di ricordi, palabras tra vite possibili, ai confini dei territori umani, percorrendo sentieri interminabili, spingendosi Fuori (Con)Corso, nelle fenditure più recondite dello sguardo e dei corpi. Con gli occhi (mai) stanchi, inseguendo indipendentemente il cinema, per un gioco d'amore mai domo dell'unico cineasta felice. Come in un “instant movie”, cinema all'improvviso ad Ostia per l'ultima passeggiata o al ristorante “La Caravella” di Torino, dove si espandono ricordi di immense tavolate mai filmate, ancora da filmare

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caro corso,Video-lettere, frammenti d'amore e di ricordi, palabras tra vite possibili, ai confini dei territori umani, percorrendo sentieri interminabili, spingendosi Fuori (Con)Corso, nelle fenditure più recondite dello sguardo e dei corpi. Con gli occhi (mai) stanchi, inseguendo indipendentemente il cinema, per un gioco d'amore mai domo dell'unico cineasta felice. Caro Corso, è il tormentato canto di chi lo ha voluto bene in cui trovi ancora una volta quel messaggio, quella ricerca quasi utopistica di un "io" che sia alla fine collettivo oltre che individuale e che sappia fronteggiare i mutamenti sociali ed i fatti normali della vita quotidiana con delle vere e proprie piccole rivoluzioni. La rivoluzione di un unico eterno e sconfinato sopralluogo, esplorando quel “cinema all'improvviso”, che è una scintilla che diventa fiamma mai doma. Massimiliano e Gianluca De Serio, Enrico Ghezzi, Mauro Santini, Grazia Paganelli, Giuseppe Gariazzo, Sergio Sozzo, Francesca Bea, Federico Chiacchiari, Giovanni Maderna, Carlo Schirinzi, hanno salutato Salani attraverso immagini di suoi film, conversazioni private, percorsi immaginifici personali. Progetti avviati, progetti conclusi, progetti interrotti, progetti desiderati, progetti di vita e di cinema insieme appassionatamente. Appropriarsi del ricordo di un uomo e un autore amatissimo da chi lo ha conosciuto e frequentato è impresa crudele e quindi di riflesso per chi scrive è meravigliosamente liberatorio perdersi tra gli scarti ancora da girare. Come in un “instant movie”, cinema all'improvviso, Corso Salani ci lascia tremendamente soli, ad annaspare e magari a convincerci che siamo in un unico e solo sopralluogo, ancora da scoprire fino in fondo, ad Ostia per l'ultima passeggiata o al ristorante “La Caravella” di Torino, dove si espandono i ricordi di immense tavolate mai filmate, ancora da filmare. Ma da quel sopralluogo dovremmo scovare il panorama del cuore, quello che Corso Salani trovava delicatamente. É in quel preciso istante che i confini del tempo e dello spazio si annullano ad opera della memoria. "Quel ricordo" mette sull'avviso i nostri occhi davvero stanchi: non di descrizioni realistiche di luoghi e di persone si tratta, come potrebbe sembrare di primo acchito, bensì di una trasposizione tempo-spaziale, di una trasfigurazione simbolica della realtà, dove i confini tra passato e presente sfumano in virtù di quella “suggestione”, che consente di percepire, attraverso il silenzio profondo, le voci lontane, la "nenia primordiale", quel "mito lontano e selvaggio" quasi si fosse in uno stato d'incoscienza, addirittura "in trance”. È la dimensione dell'inconscio da cui Corso Salani ha colto folgorazioni che, come lampi improvvisi, illuminano l'oscurità, il mistero in cui è avvolta la realtà. È in questi momenti che carpisce brandelli di verità, altrimenti incomprensibili e li fissa in un linguaggio in cui “l'insistenza ripetitiva si svolge come il dettato di chi sogna o è intorpidito dal sogno, ma interrotto da trasalimenti e cesure secche come il " … e del tempo fu sospeso il corso" (Franco Fortini). Tutto questo in Caro Corso riemerge, ma soprattutto l'invito a non smettere di cercare, stupirsi, appassionarsi, commuoversi e ancora piangere.

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