VENEZIA 68 – Benvenuti al funerale (Gli anni ottanta sono finiti…) – Box Office 3D, di Ezio Greggio (Preapertura)

Box Office 3d

Film terminale di un processo irreversibile, Box Office 3D segna il passo tecnologico e la fine delle storie nazionalpopolari. Greggio, che di questi trent’anni è stato un volto/corpo televisivo paradigmatico, ci regala una terribile e insostenibile “morte nel pomeriggio”, dove il comico si trasforma in orrore, le battute diventano “archeologia”. Greggio, con la complicità di Brizzi e Martani, sceglie una via difficile e rischiosa: celebrare il funerale pubblico dell’immaginario collettivo degli ultimi 30 anni

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Box Office 3DTutte le storie che si fanno continuare abbastanza finiscono nella morte

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Ernest Hemingway,  “Morte nel pomeriggio”

 

Indifendibile e inattaccabile. Questo è Box Office 3D. Dove entrambe le “presunte”  operazioni critiche appaiono evidentemente fuori luogo, fuori tempo, comunque inefficaci. E invece – come sempre – la critica italiana presente al Lido non ha fatto mancare al film quelle consuete invettive che, da sempre, ha lanciato contro il cinema popolare.  Dimenticando che all’inizio degli anni ’50 questa era la stessa accoglienza riservata a film come Totò a colori di Steno, che poi nei decenni successivi è stato riconosciuto come una delle migliori antologie del “cinema di Totò”. Anche allora l’industria nazionale scelse il cinema comico per lanciare le nuove tecnologie che arrivavano dall’America, e fu proprio attraverso la maschera di Totò che il pubblico italiano imparò ad apprezzare il fatto che anche il cinema italiano era in grado di produrre dei film a colori.

Nuova tecnologia e film ad episodi. Sono forse questi gli unici due elementi che legano il film di Steno a quello di Ezio Greggio, il cui umorismo sembra rifarsi al vecchio maestro Mel Brooks, qui coadiuvato dalle due penne più brillanti del cinema italiano odierno, Fausto Brizzi e Marco Martani. Greggio sceglie, anche con una certa dose di coraggio, di essere il primo regista italiano a cimentarsi con il 3D (e il prossimo sarà proprio Brizzi), e sceglie come bersaglio della sua comicità la moda del sequel che in questi anni sta imperando nel cinema hollywoodiano, parodizzando alcuni dei maggiori successi del Box Office mondiale, mescolandoli con un casting fatto di cinepanettoni, vecchia e nuova televisione, e corpi presi più da un immaginario nazional popolare anni 80/90 che non da quello (indefinibile?) dei nostri giorni. Il risultato è un contenitore “impazzito”, un helzapopping nazionalpopolare mescolato con le parodie recenti dei generi in stile Horror Movies, con Greggio che sembra improvvisamente catapultato in un genere, quello parodistico “demenziale”, che negli anni Ottanta riscriveva le coordinate della comicità, di cosa e come fa ridere, adattandole con freschezza alle mutazioni del corpo dello spettatore di quegli anni, ormai più televisivo che cinematografico, ma con il cinema come strumento da saccheggiare dell’immaginario collettivo post Saturday Night Live.

box office 3dMa la comicità, come l’horror e il cinema “di paura”, cambia di generazione in generazione (ricordate il vecchio The Blob del ’58 con Steve Mc Queen dove i ragazzini dell’epoca ridevano alla proiezione di un vecchio film in bianco e nero dell’orrore mentre il “vero” mostro usciva dalla cabina di proiezione e invadeva la sala?).  Horror e comicità sono i due parametri più complessi e deteriorabili del presente, spesso denigrati dai cattedratici della cultura, eppure per uno storico e/o antropologo del futuro costituscono gli elementi più immediati e forti per catturare l’essenza di un’epoca.  Ed è qui che il film di Greggio, lungi dall’essere “imbarazzante” – come è stato definito con la solità banalità dalla critica cartacea dei quotidiani pubblicamente finanziati –  risulta invece essere da un lato inquietante, dall’altro uno specchio, quasi sublime, di quello che sta succedendo al nostro Paese. Greggio & Co., almeno dall’epoca di Yuppies, hanno raccontato meglio di tanto cinema d’autore italiano come dagli anni ottanta stava mutando la nostra società. Certo banalizzando, ricorrendo spesso a metafore “basse”, ma in sintonia con un pubblico che si era ormai orientato sulle coordinate filosofiche della tv commerciale, che nel proporre un nuovo mondo di consumi – fuori per sempre dalla società “educata” dai Carosello, che rappresentava ancora un Paese che stava alfabetizzandosi al capitalismo –  e di piaceri del corpo e dello sguardo, trasformava radicalmente il tessuto sociale e clericofamiliare degli italiani, preparandolo al ventennio berlusconiano, forse la più completa e complessa dittatura dell’immaginario collettivo che sia stata messa in atto nel mondo occidentale. E tutto quel cinema si innestava sull’immaginario televisivo che quotidianamente rimbalzava dagli schermi delle case degli italiani.

Sono passati trent’anni e quel sistema sembra ormai agli sgoccioli, anche se la storia è piena di lunghi ancien regime morenti… ma la cultura di un popolo (e il cinema) cambia sempre prima della politica, e oggi lo spettatore televisivo è un corpo morente, trasformato e mutato dalle reti, dalle connessioni degli smartphone, dai tablet, dalle tv digitali e le web series sembrano paventare un immaginario altro. Greggio, con la complicità di Brizzi e Martani (che riteniamo consapevoli dell’operazione, sono troppo scaltri e sensibili), scelgono una via difficile e rischiosa: celebrare il funerale pubblico dell’immaginario collettivo degli ultimi 30 anni!  Ed ecco allora che, improvvisamente, l’indifendibile film di Greggio – che non riesce, non sa, non VUOLE (?) far ridere –  nel presentarsi al pubblico come il primo film italiano in 3D, sceglie di raccontare un’Italia, un mondo, un modo di fare cinema, che ormai non è più possibile, ed è quasi “insostenibile”. Improvvisamente però lo spettatore capisce che quello che ci faceva ridere ancora anni fa oggi non fa più ridere, e che quei corpi (perchè altrimenti la scelta della quasi quarantenne Anna Falchi e del settantenne Gigi Proietti?) appartengono al passato, come l’omaggio a Gina Lollobrigida non fa che sottolineare. gina-lollobrigida-box-office-3d-il-film-dei-film Oggi, come i mostri di Bela Lugosi che non facevano più ridere i teenager anni ‘50 di Blog, la comicità degli anni ottanta-novanta non solo non fa più ridere, ma diventa quasi un “mostro”, un magnifico “luogo del delitto o dell’orrore”, dove lo sguardo dello spettatore incontra la propria memoria e scopre che, forse, ormai il proprio corpo è cambiato per sempre.  E quel mondo autoreferenziare fatto di cortocircuito televisivo (su cui non a caso proprio “Blog” di enrico ghezzi ha costruito il piu prezioso archivio di questi anni) va ormai definitivamente perdendo di senso, di importanza, di centralità. Le strade della comunicazione (e del cinema?) si disperdono in tante possibili vie diverse che le nuove tecnologie rendono ogni giorno alla portata di tutti. E oggi per ridere, gli italiani, devono andare sul web, o magari scaricarsi un’app…

Il cinema italiano è cambiato, e Box Office 3D ce lo scrive definivamente a chiare lettere. E Greggio, che di questi trent’anni è stato un volto/corpo televisivo paradigmatico, ci regala una terribile e insostenibile “morte nel pomeriggio”, dove il comico si trasforma in orrore, le battute diventano “archeologia”,  e Mel Brooks trasformato in Aldo Biscardi, sembra ripetere in un un interminabile refrain “è bello essere re” (come ne La pazza storia del mondo). Film terminale di un processo irreversibile, Box Office 3D segna il passo tecnologico e la fine delle storie nazionalpopolari. E’ un “EX” cinema, per citare Brizzi e Martani. Nella terra di mezzo dei nostri giorni non ci resta che navigare in rete per cercare il cinema comico del futuro.  

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    17 commenti

    • marcodigiovanni

      Una banale e vetusta capriola interpretativa (con tanto di aggettivi inflazionati come "terminale" e "irreversibile") per difendere l'operato di Brizzi e Martani, ex collaboratori di Sentieri Selvaggi. Tristezza.

    • Un articolo densissimo, lucido e ispirato. Dimostra la cultura e l'intelligenza chirurgica dell'autore. E' questo che dovrebbe diventare 'imbarazzante' per la stampa ufficiale italiana.

    • dovrei considerare quasi un complimento il fatto che,anni fa, i "docenti"di s.s.non abbiano pubblicato la mia sceneggiatura di fine corso,troppo fumosa e inconsistente.era vero.ma è anche vero che l'esempio di script intelligente per s.s. è il connubio Brizzi-Martani, quelli che scrivono i cinepanettoni per poter fare altro,quelli che consapevolmente fanno nascere mostri di banalità che influenzano la vita e il linguaggio di masse sempre più rincretinite.per non parlare dell'ipocrita effetto-revival di cui si appropria certa critica "attenta" per nobilitare il non cinema: prima dei '70, la commedia sexy, poi gli 80-90-00. perchè non ammettere che tanta lucida analisi per riscattare ciò che è oggettivamente brutto non è dettato da altre ragioni? (amicizie, vigliaccheria, desiderio di autoassolversi)

    • film inguardabile così come illeggibile e fasullo risulta questo articolo. Dimentico entrambi, subito. Ploff.

    • Fessi si scrive BLOB non BLOG. Però bell'articolo. ;(

    • Interessante che le critiche all'articolo si basino sugli aggettivi usati, i refusi, le recriminazioni. Chi si fa influenzare dal cinepanettone (in tutti i sensi) senza avere una visione di sistema non ha molte speranze di non essere comunque un lobotomizzato.

    • Uno degli articoli più insulsi che abbia mai letto.Tronfio,scontato.Questo si,davvero Imbarazzante.

    • non ho visto il film e neppure mi interessa granchè, ma trovo i commenti a questo articolo del tutto inappropriati, poichè cerca di fare un'analisi fuori dalle mode e dai pensieri guida dominanti. mi sarebbe piaciuto solo sapere pero' come è stato utilizzato il 3d, e se il comico è un genere che possa essere rinvigorito dal nuovo formato

    • Bella marchetta questo articolo. Cosa non si fa per compiacere il Martani… E' citato più volte lui (insieme al compagno Brizzi) dello stesso Greggio. Cose da non crederci.

    • Quant'è brutta l'invidia. Non credevo che gli sceneggiatori potessero scatenarne così tanta. Ma leggere non serviva a cercare idee e significati?

    • cara @7Annette il problema è che gli omuncoli sanno ragionare solo nei termini della loro esperienza. Immaginare che qualcuno possa avere una propria idea indipendente e autonoma è fuori dal loro circuito neurale. Non si discutono le idee, si denigra l'altro. In questo l'articolo ha profondamente ragione, il berlusconismo ha lobotomizzato tanta gente da non riuscire più ad esprimere un concetto e quando vedono qualcuno che lo fa, urlano al matto! Ma chi è il matto, chi descrive gli orrori o chi li subisce?

    • Chi scrive è quantomeno confuso. E non aggiungo altro. Anch'io resetto ma non dimentico dove l'ho letto. Nel senso che tolgo il sito dai preferiti.

    • non so se le due amichette sopra si riferiscono a me, ma non sono uno sceneggiatore dunque non provo invidia per B. e M. quello che poi viene definito il "popolo dell'invidia e dell'odio" in genere poi si identifica, parlando di spettatori,con un pubblico senziente,e la presunta invidia altrui è spesso la scusa avanzata da chi teme di aver prodotto spazzatura e non sa come giustificarsi(non penso al solito"panettone"quanto allo squallore di film come"cemento armato"e"notteprimadegliesamioggi") il critico è certo più che senziente, probabilmente complice di un'operazione reiterata che consiste nel cercare tracce di bello/interessante in un contenitore vuoto.qui il motivo mi sembra di tipo "professionale",ma a volte basta il desiderio di sentirsi "alternativi" (a chi?).spesso simile operazione viene svolta al contrario,cioè promuovendo ciò che è oggettivamente brutto ma intoccabile(es.film di"maestri"ormai …

    • Ma si sa che Sentieri Selvaggi non ha alcuna credibilità quando c'è di mezzo un film di Martani. Fu l'unica rivista di tutto il panorama italiano a parlar bene di un film come Cemento armato, per fortuna unica regia ad oggi del Nostro. Poi la penultima riga di questa "recensione" è veramente esilarante nel suo volo pindarico, voglio riportarla perchè fa ridere: "E' un EX cinema, per citare Brizzi e Martani". Un EX cinema, avete capito bene….. ma non si vergogna questo Federico Chiacchiari?

    • ma di cosa dovrebbe vergognarsi? ma sapete leggere? questa è l'unica vera e seria analisi e stroncatura del film di Greggio e state lì ad attaccare Brizzi e Martani? Da parte della maggiornanza silenziosa dei lettori, che sono certa di rappresentare, non date retta a questi imbecilli, e continuate ad illuminarci, grazie selvaggi!

    • Concordo. E' come quando entri in un bar e ti senti chiamare Dina Merdina. Sono delle cose inaudit(e). Quand'è che la smetteranno questi mentec(g)atti? Mai una discussione seria si può fare in questa Italietta. Esce un film del genere e subito viene trattato come prodotto di scarto commerciale e nessuno si mette ad analizzarlo e a discuterne come hanno lucidamente fatto i ragazzi(e) di Sentieri Selvaggi.

    • ora li hanno cancellati, siete contenti? ma qualche parolaccia parlando di un film con quello di Greggio mica ce stava poi tanto male. Gli insulti alle donne, no, non li ammetto, ma qualche "limortaccivostra" fanno parte della nsotra cultura, o no? E poi va sempre detto che le parole che uno scrive rappresentano chi sei, se sei una m……, scrivi de m…..! Complimenti all'articolista, il film fa cagare ma almeno capiamo che stanno alla fine dei giochi…speriamo!