VENEZIA 68 – "Black Block", di Carlo Augusto Blachschmidt (Controcampo Italiano)


Blachschmidt sceglie di puntare i riflettori sul dettaglio più raccapricciante di quell’ormai lontano luglio genovese. L’assalto alla scuola Diaz. Attraverso filmati amatoriali, slide di foto e soprattutto i racconti di sette ragazzi, testimoni oculari dell’accaduto, viviamo lo choc e la bestialità di quella serata assurda

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Luglio 2001, Genova. Il G8 si riunisce nel capoluogo ligure, gli otto capi del governo di Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Russia, Canada, Usa e Giappone si riuniscono per tre giorni nella nostra penisola. Fuori circa 300mila manifestanti prendono d’assalto la città. Alcuni armati solo di intenzioni pacifiche, pronti a rivendicare i propri diritti. Altri decisamente meno ben disposti.
C’erano stati segni di dissenso circa la scelta dell’ubicazione, sia per alcuni precedenti poco felici, sia per la topografia della città, poco consona. Il nuovo governo espresse forti perplessità a riguardo. Aleggiava la voce di una possibile presenza di una frangia facinorosa, pericolosa, i Black Block. La città fu divisa in zone. Quella gialla, ad accesso limitato, e quella rossa, assolutamente off-limits. Furono chiusi il porto, la stazione ferroviaria, l’aeroporto; le strade e le autostrade messe sotto controllo. Tutto vano. Il risultato è una delle pagine più buie delle nostra storia recente. Pura guerriglia urbana, scontri armati, cariche della polizia, la violenza e il terrore sono diventati tutt’uno. Numerosi i feriti, la brutalità delle forze dell’ordine a confronto con l’insensata follia di numerosi delinquenti rivoltosi. A farne le spese, più di ogni altro, Carlo Giuliani. Ucciso da un colpo partito dalla pistola del carabiniere Mario Placanica.
Lo sfondo è ben noto, i fatti di Genova sono dolorosamente celeberrimi. Carlo Augusto Blachschmidt, nel suo documentario Black Block, sceglie di puntare i riflettori sul dettaglio più raccapricciante di quell’ormai lontano luglio genovese. L’assalto alla scuola Diaz. In origine denominata dal comune di Genova sede del Genova Social Forum in occasione del G8, a seguito delle difficoltà metereologiche, divenne anche un dormitorio. Assolutamente autorizzato. Attraverso filmati amatoriali, slide di foto e soprattutto i racconti di sette ragazzi, testimoni oculari dell’accaduto, viviamo lo choc e la bestialità di quella serata assurda. Giovani uomini e donne proveniente da mezza Europa, segnati da un’esperienza che difficilmente potranno dimenticare. Ragazzi per bene, chiamati provocatoriamente e amaramente black block. Loro, come molti, non c’entravano niente. Perché dopo essere finiti in mezzo alla guerriglia urbana, pensavano di aver passato il peggio, quando hanno trovato rifugio nella scuola. Assistiamo alla toccante narrazione di quel pestaggio privo di logica ed umanità. Il terrore di guardare in faccia, inaspettatamente, la morte. Tanto da ringraziare il cielo una volta incarcerati. “Almeno”, dice uno dei protagonisti, “lì eravamo sicuri di essere entro i confini della legge”.
La difficoltà a passare oltre, l’incubo quotidiano del ricordo. E la vergogna di un paese che non ha condannato i veri responsabili di quell’atrocità.

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