“Un poliziotto da happy hour”, di John Michael McDonagh

brendan gleeson the guard
Il primo lungometraggio di John Michael McDonagh descrive il movimento di caduta libera di Brendan Gleeson, presente, ingombrante fino ad occupare tutto lo schermo, eppure imprendibile perché sempre altrove. Il sergente Gerry Boyle è un fantasma che se la ride davanti alla sua paura, è un corpo trasparente che, mentre si scola avidamente il suo bicchiere e parla di Elvis o Kris Kristofferson, si sottrae al tocco degli altri in un ipnotico gioco di prestigio che continua a cancellare i contorni della sua identità
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brendan gleeson the guardLeggero come una farfalla, pungente come un’ape. Da sempre il corpaccione imponente di Brendan Gleeson ha qualcosa di miracoloso: massa di una densità e di una potenza  spaventose, tanto da far male agli occhi, e allo stesso tempo corpo capace di una leggerezza incredibile. Solo in pochi l’hanno capito. John Boorman per primo e, grazie a lui, anche i due fratelli McDonagh. Con The Guard (inspiegabilmente ribattezzato Un poliziotto da Happy Hour), John Michael McDonagh riparte da quella torre dalla quale suo fratello Martin, in In Bruges, aveva fatto precipitare il sicario Brendan Gleeson, e arresta a mezz’aria la vertiginosa caduta del sergente Gerry Boyle. Sì perché, la “garda” della contea di Connemara, Irlanda dell’Ovest, dove con gli stranieri si parla in gaelico e ognuno fa quel che può per appoggiare l’IRA, è un illusionista che, per tutta la durata del film, mette in scena il suo trucco, rimanere sospeso, senza corde e senza appigli, tra realtà e finzione. Quando sta per essere raggiunto, Brendan Gleeson gioca la sua partita con la vita indossando il manto dell’invisibilità.  Per questo Don Cheadle, l’agente dell’FBI venuto con i suoi metodi “americani” a braccare un’importante banda di trafficanti di droga, continua a non capire se Boyle è “fottutamente stupido o fottutamente furbo”. L’intreccio thriller condito con un’ampia dose di humor nero – non solo le battute a bruciapelo che Boyle non si stanca di sibilare a mezza bocca contro tutto e tutti, ma anche il ritratto del trio di criminali che John Michael McDonagh, in verità con assai poca immaginazione, ruba un po’ da Tarantino e un po’ dai fratelli Coen – è l’ennesimo falso movimento di The Guard, come il 5 e mezzo purpureo che troneggia sul primo cadavere che sfila nel film o la promessa di una storia d’amore (im)possibile che Gabriela e Boyle lasciano incompiuta. In un articolato balletto tra i generi, scandito da un ritmo che ha lo stesso aspetto del paesaggio irlandese, sospeso e rarefatto, il primo lungometraggio di John Michael McDonagh descrive il movimento di caduta libera di Brendan Gleeson, presente, ingombrante fino ad occupare tutto lo schermo, eppure imprendibile perché sempre altrove. Il sergente Gerry Boyle è un fantasma che se la ride davanti alla sua paura, è un corpo trasparente che, mentre si scola avidamente il suo
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the guardbicchiere e parla di Elvis o Kris Kristofferson, si sottrae al tocco degli altri in un ipnotico gioco di prestigio che continua a cancellare i contorni della sua identità. Non a caso John Michael McDonagh chiama direttamente in causa John Boorman e battezza con lo stesso nome del protagonista di The Tiger’s Tail il criminale psicopatico che, insieme al sempre superbo Mark Strong e a Liam Cunningham, completa il trio di trafficanti di The Guard. Il Liam O’Leary di The Guard è il doppio esploso del Liam O’Leary interpretato da Gleeson nel capolavoro di Boorman.
 
Proprio come il Martin Cahill di The General, il sergente di The Guard, l’ultimo degli indipendenti, così che ama definirsi Gerry Boyle, continua a nascondersi dietro una maschera beffarda per non dover rivelare, a se stesso e agli altri, il suo vero volto, un volto dalla fisionomia ormai inconoscibile. Al sergente della contea di Connemara allora non resta che prendere di nuovo il largo, come Brendan Gleeson aveva già fatto in The Tiger’s Tail, anche se questa volta è solo nel suo viaggio. Ma Gerry Boyle è un nuotare provetto, alle olimpiadi di Seoul è arrivato quarto nei 1500 stile libero (il cinema sembra avere le stesse regole olimpiche: chi rimane fuori dal podio è destinato ad esser dimenticato). Don Cheadle guarda il mare e ha ancora non ha capito se Gerry Boyle è “fottutamente stupido o fottutamente furbo”. Brendan Gleeson è un attore immenso.
 
 
 
Titolo originale: The Guard
Regia: John Michael McDonagh
Interpreti: Brendan Gleeson, Don Cheadle, Mark Strong, Liam Cunningham, Rory Keenan, Fionnula Flanagan
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 96’
Origine: Irlanda, 2011
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