"La-Bàs – Educazione Criminale", di Guido Lombardi


Viaggio nella memoria di un episodio recente, troppo poco enfatizzato e troppo in fretta dimenticato. Quel 18 settembre 2008, quando sei ragazzi di origine africana furono crivellati di colpi dalla camorra. Il film funziona, la regia è ben presente ma non ingombrante, il cast regge alla perfezione anche nei momenti di massimo pathos. Forse avrebbe potuto spingere di più l’acceleratore sul cinema di genere, la scena finale del massacro dimostra che avrebbe potuto. La scelta è di non strafare e il risultato è comunque ammirevole

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Viaggio nella memoria di un episodio recente, troppo poco enfatizzato e troppo in fretta dimenticato. Quel 18 settembre 2008, quando sei ragazzi di origine africana furono crivellati di colpi dalla camorra. A Castel Volturno, qualche chilometro da Napoli.
Ma la storia che Guido Lombardi, al debutto dietro la macchina da presa, decide di raccontare parte dalle vicende di uno dei superstiti. Yssouf, ragazzo musulmano emigrato clandestinamente, sbarca in Italia su invito dello zio con la promessa di una vita agiata, in cerca della sua strada. Yssouf diventa esempio per antonomasia; quali possibilità ha un ragazzo come lui una volta messo piede in Italia? Andare a vendere fazzoletti al semaforo, rimanendo in una comunità fatta di gente come lui. Oppure giocare a fare il gangster. Scegliere quindi di rimanere attaccati alla genuinità delle proprie origini o lasciarsi trasportare in una vita pericolosamente edonista (la notevole sequenza finale mostra in contrapposizione le due facce della medaglia).

La sintesi di questo è racchiusa nello strepitoso dialogo fra il protagonista e suo zio, quando quest’ultimo gli dice che ci sono due opzioni. Vivere come un immigrato o decidere di essere un avventuriero. Sì, l’avventura di spacciare droga. Yssouf, ragazzo debole e genuino, tenta l’intero iter. Prova a vivere con la comunità africana di clandestini, da vucumprà, condividendo tutti lo stesso tetto. Poi va da lo zio e grazie a lui viene assunto in una pompa di benzina. 150 euro ogni due settimane. Una miseria, per spaccarsi la schiena ed essere accusato di pigrizia nel momento in cui ci si dedica alla preghiera. Non resta altra scelta. Il suo sogno è essere un’artista, scolpire statuine di metallo. Diventa così il braccio destro di suo zio. Sembra tutto semplice, all’inizio. Ma la malavita africana è divisa, nessuno è il capo dell’altro, ognuno pensa a se senza pestare i piedi all’altro. Non c’è coesione. Un problema dal momento in cui in cima alla piramide c’è la camorra. Alla mafia locale non va bene che si facciano affari nel loro territorio, a meno che non si diventi vassalli.
Yssouf passa da essere un disgraziato a possedere una macchina, un bell’iphone, vestiti eleganti e un orologio costoso. E la riflessione allarga il suo raggio d’azione. Nel suo personaggio, ancor prima dei disagi della condizione in cui si trova, si rispecchia la natura umana maschile. Due elementi, su tutti, posso indurre un uomo a rinnegare se stesso. I soldi e le donne. Per soldi, Yssouf diventa un criminale. Per una donna, una bella prostituta nigeriana, inizia a bere rinnegando la sua spiritualità. Finendo per disprezzarsi amaramente.

Il film funziona, la regia è ben presente ma non ingombrante, il cast regge alla perfezione anche nei momenti di massimo pathos. Impressionante se si pensa che sono attori presi dalla strada.
Forse avrebbe potuto spingere di più l’acceleratore sul cinema di genere, la scena finale del massacro dimostra che avrebbe potuto. La scelta è di non strafare e il risultato è comunque ammirevole.
La-Bàs è curiosamente anche il titolo di un’opera del 1891 di Joris-Carl Huysmans. Il protagonista Dartal scopriva come il satanismo non fosse solo una pratica appartenente al passato ma anzi un fenomeno ben vivo nell’epoca contemporanea.
Yssouf, fatte le distinzioni del caso, opera una scoperta molto simile.

Regia: Guido Lombardi
Interpreti: Kader Alassane, Esther Elisha, Moussa Mone, Billi Serigne Faye, Alassane Doulougou, Fatima Traore, Salvatore Ruocco
Origine: Italia, 2011
Distribuzione: Istituto Luce
Durata: 100'

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