"L'altra faccia del diavolo", di William Brent Bell

L'altra faccia del diavolo è soprattutto un'occasione persa. Il found footage non riesce ad uscire dai propri limiti e brucia la possibilità di sfruttare l'ambientazione romana. La cupola di San Pietro è un elemento dominante che si limita a localizzare la storia: il film non sa resistere alla tentazione dell'hype commerciale che tira in ballo il Vaticano. William Brent Bell non sa trovare il lato oscuro di Roma e non vede l'ora di rifugiarsi nel topos del film demoniaco: la stanza dell'esorcismo

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Il found-footage non ha ancora trovato una forma narrativa adeguata: il nuovo asso nella manica dell'horror resta impantanato nella sua immaturità e non ha ancora imparato a rinunciare all'aiuto dell'hype commerciale. The Devil Inside non sa fare a meno dell'aiuto promozionale, che questa volta chiama in causa addirittura il Vaticano. Chi non vorrebbe vedere il film che il Papa non avrebbe voluto far vedere a nessuno? Il caso di Dan Brown ha insegnato che il fascino della possibile blasfemia è una splendida opportunità per attirare il pubblico. Il mercato ne ha ribadito l'efficacia: il film è costato soltanto un milione di dollari e ne ha incassati più di cento in tutto il mondo.

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Tuttavia, William Brent Bell non ha saputo sfruttare l'unica possibilità che il film aveva a disposizione: l'ambientazione romana poteva offrire delle affascinanti soluzioni visive ma il limite del found-footage è quello di costringersi dentro ad una stanza. Le scene in cui la protagonista si aggira per i ponti e i vicoli sono solo dei raccordi tra una possessione e l'altra e il film le usa per localizzare la storia: la cupola di San Pietro è una presenza costante che identifica anche quegli esterni che sono stati inspiegabilmente girati in un'altra città. Il film tenta di valorizzare quell'aspetto oscuro di Roma che rafforzava il debole plot di Angels and Demons di Ron Howard: prova a scovare l'intensità dell'espressione di una statua e l'unico momento in cui riesce nel suo intento è quello in cui la ragazza incrocia l'inquietante sguardo di una suora albina su Ponte Sant'Angelo. Il lavoro di William Friedkin ne L'esorcista era tale che un solo colpo di vento arricchiva i nobody's shot delle strade di Georgetown di una tensione insostenibile…

Prima di tutto, The Devil Inside è un'occasione persa: William Brent Bell non vede l'ora di rifugiarsi nella situazione che conosce meglio e che condivide con tutti gli horror demoniaci. Il film si ritrova nell'irrinunciabile topos della stanza dell'esorcismo: è qui che può sprigionare tutto il suo repertorio di contorsioni, ossa spezzate, versi strani e maledizioni lanciate in lingue bizzarre. Eppure, è qui che tutti rinunciano a qualcosa di veramente originale: le variazioni sul tema vengono inseguite senza troppe convinzione e la deriva della supposta indifferenza del Vaticano sul tema non rappresenta un diversivo all'altezza. Essere a Roma non serve a niente se tutto si riduce ad un corpo ritorto che dice cose sconce e rovescia gli occhi: la cantina in cui è legato è così già visto che potrebbe essere un basement qualsiasi di ogni città del mondo.

 

Titolo originale: The Devil Inside

Regia: William Brent Bell
Interpreti: Suzan Crowley, Fernanda Andrade, Simon Quarterman, Evan Helmuth
Origine: USA, 2012
Distribuzione: Universal
Durata: 83'

 

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    Un commento

    • bix o vattelapesca

      e Il Mangiapeccati di Helgeland? viene prima del film di Howard perennemente citato come unico film 'vaticano' degll'ultima decade, e anche la ricostruzione di sanpietro al teatro cinque (da me filmata con telecamerina d'ordinanza) viene prima di altre (leggi Habemus papam; e invece fu un altro modo per ridire l'ossessione perfezionistica ossessiva morettiana; del resto il perfezionismo è l'ultimo rifugio di tanti equivocanti fan e di tanti miti registici: così, col mito delle lenti zeiss a tracolla, si lesse unidimensionalmente kubrick); e poi c'era anche un cast traslucido niente male, fatto di Heath Ledger Shannyn Sossamon diva video per mickjagger Peter Weller Vincent Cassel cassato dopo due giorni di riprese per Benno Furmann; il film non lo vidi più, 'maledetto' anche per questioni di produzione o distribuzione sia usa che italiche, ma è uno dei rari casi cui il maledettismo non valse non dico una riscoperta ma almeno una menzioncina/