“Il cammino per Santiago”, di Emilio Estevez

il cammino per santiagoDopo Bobby, l’ultima fatica di Emilio Estevez è una contemplazione innamorata di un figlio che guarda il proprio padre e, per mezzo di lui, attraversa (di nuovo) il Cinema come fosse l’unico luogo possibile di riscoperta delle proprie origini, come fosse l’ultimo spazio segreto d’incontro, il solo capace di mostrare tutta la potenza indicibile delle emozioni
--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------
il cammino per santiagoQuattro strade diverse che s’incontrano lungo lo stesso tracciato e, nella loro involontaria collisione, ne mutano l’aspetto. It’s a long way to Santiago, così, tra lacrime e risate, cantano i quattro pellegrini di Emilio Estevez durante i loro ottocento chilometri di cammino, con cucito addosso tutto il peso delle sconfitte e dei lutti, piccoli e grandi non importa, che ogni vita si trascina dietro, e uno zaino in spalla, magari quello di qualcun altro, pur se, come viene ripetuto a Tom, non ci si mette in viaggio per caso, ma unicamente per se stessi, anche quando non si sa bene dove si sta andando.
 
Prima ancora di essere un viaggio sull’elaborazione del lutto, vissuto con tutta quella magnifica immediatezza di cui è capace il cinema di Emilio Estevez, e prima ancora di essere il pellegrinaggio, reale e allo stesso tempo immaginato, compiuto da Martin Sheen (sempre sulla barca di Willard alla ricerca di un senso?), Il cammino per Santiago sembra essere quasi un filmino intimo di famiglia. L’ultima fatica di Emilio Estevez è la contemplazione innamorata di un figlio che guarda il proprio padre e, per mezzo di lui, attraversa (di nuovo) il Cinema come fosse l’unico luogo possibile di riscoperta delle proprie origini, come fosse l’ultimo spazio segreto d’incontro, il solo capace di mostrare tutta la potenza indicibile delle emozioni.
 
--------------------------------------------------------------
THE OTHER SIDE OF GENIUS. IL CINEMA DI ORSON WELLES – LA MONOGRAFIA

--------------------------------------------------------------
the wayE’ lunga e faticosa la strada (non a caso quella stessa strada dal quale era partito verso l’America il nonno di Emilio Estevez) da percorrere prima di riuscire ad incontrarsi, fosse anche solo per un attimo. Non solo l'incontro del padre con il figlio, ma anche quello del Tom di Martin Sheen con i suoi compagni di viaggio, Joost da Amsterdam, Jack dall’Irlanda e Sarah, e, ancora, l'incontro di ognuno dei quattro pellegrini di Emilio Estevez con i fantasmi che li precedono, fantasmi di un tempo perduto che si nascondono dietro ad ogni svolta, come Daniel, il figlio di Tom interpretato dallo stesso Estevez, morto in una bufera al suo primo giorno di cammino sulla Via di San Giacomo, che aspetta il padre ad ogni tappa del suo lungo cammino. Perché infondo di questo si tratta, della velocità giusta da adottare, quella di una camminata a passo d’uomo, per riuscire a guardare il mondo e il proprio cuore non con la testa ma con la pancia, per lasciarci ferire e rapire dalle immagini, dalla loro qualità spettrale: assenza e presenza, allo stesso tempo. Del resto, non era proprio questo quello che Estevez ci aveva già mostrato in Bobby?
 
La strada di Emilio Estevez (The Way è il titolo originale del film) è quella della resistenza di fronte ad una Hollywood ossessionata da se stessa, che ha scelto di scommettere su un cinema che, come On The Road ed esperimenti più o il cammino per santiagomeno simili, continua a passarci al lato, senza riuscire a toccarci. Per questo, nella sua sempre più libera parabola artistica, Emilio Estevez risponde avanzando lentamente, ad andatura d’uomo. Prendersi il proprio tempo, fino anche a camminare come in Walker di Tsai Ming-Liang, perché il Cinema possa trafiggere i corpi e mostrarci, tra le pieghe dell’immagine, le loro profondità misteriose, magari proprio durante un viaggio dai Pirenei francesi fino a Santiago de Compostela, intrapreso per venire a patti con la precarietà della vita e i suoi inganni e per scoprire che il disincanto e il realismo non bastano a salvarci. L’unica cosa che si può fare, allora, è continuare a andare avanti, come ci aveva già mostrato l’Alvin Straight di Lynch, fino alla fine del mondo (del Cinema).
 
 
 
Titolo originale: The Way
Regia: Emilio Estevez
Interpreti: Martin Sheen, Emilio Estevez, James Nesbitt, Yorick Van Wageningen, Deborah Kara Unger
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 140’
Origine: UK, Spagna, 2010

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

_________________________________________________________________________________________________

Puoi dare un contributo per questo contenuto editoriale, con una libera donazione – di qualsiasi importo – a Sentieri selvaggi.

 
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array