"L'amore dura tre anni", di Frédéric Beigbeder


Per lo scrittore e giornalista Frédéric Beigbeder il cinema pare essere, più che una vocazione, uno strumento per far arrivare la sua parola cinica e arguta a un pubblico più vasto della elitaria "comunità dei lettori". Il suo è un film che continuamente bypassa la messa in scena per svolgersi fuori di sé, nell'implicita ammissione di non credere più di tanto in se stesso (nel cinema)

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Elisa Sednaoui e Gaspard Proust in L'amore dura tre anniC'è un cinema francese, che ovviamente parla d'amore, che sta felicemente impressionando gli sguardi europei in questo inizio di secolo/millennio per la naturalezza e la profondità con cui porta la vita sullo schermo. Non ne fa parte, per presupposti e risultati, L'amore dura tre anni, che pure è francese e parla d'amore, ma che da quell'idea di cinema è lontano anni luce, sino forse all'antagonismo. L'orizzonte di riferimento dichiarato di questa ennesima commedia di matrimoni e funerali è piuttosto la sophisticated di wilderiana-guitryana memoria, assai amata, a quanto pare, dal suo autore, Frédéric Beigbeder. Il quale è uno scrittore, giornalista, editore e pubblicitario assai noto oltralpe ma non solo, che esordisce ora alla regia adattando un proprio romanzo in larga parte autobiografico. È infatti un suo alter ego il protagonista Marc Marronnier, trentenne critico letterario e cronista mondano che, a seguito di un doloroso divorzio, formula una propria cinica teoria sull'amore: altro che Shakespeare, anche il sentimento per eccellenza, come tutto ormai, deperisce, senza che sia possibile porvi rimedio, in un tempo quantificabile in trentasei mesi. La teoria diventa un bestseller, ma in fondo lui non aspetta che di essere smentito.

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Era in quel capolavoro di Hong Kong Express che Wong Kar Wai metteva in bocca all'agente 223, affranto per l'abbandono della fidanzata, il malinconico monologo su un mondo in cui tutto ha una data di scadenza. Chissà se il riferimento ha attraversato la testa di Beigbeder, nel suo furore pop che frulla insieme disinvoltamente testi, arti e linguaggi diversi ma senza che tra i riferimenti evocati (Bukowski, Vadim, Shakespeare, Cechov, e poi Marc Levy, Pascal Bruckner, Michel Legrand…) si crei un amalgama, una riscrittura in grado di andare oltre la semplice referenzialità della citazione e trascendere la prevedibilità dell'intreccio. D'altra parte, "si vede che lo stile non è una sua priorità" dice a un certo punto a Marronnier la sarcastica editrice che ha appena letto il suo manoscritto; e il commento può in effetti adattarsi anche allo stesso Beigbeder, per il quale, a occhio e croce, il cinema pare essere, più che una vocazione, uno strumento per far arrivare la sua parola cinica e arguta a un pubblico più vasto della elitaria "comunità dei lettori". Non a caso Gaspard Proust, stand-up comedian quasi esordiente al cinema nel ruolo del protagonista, si rivolge più spesso alla macchina da presa – in monologhi-manifesto sull'umanità, la vita e i rapporti sentimentali – che non agli altri attori in campo. È l'evidenza di un film che continuamente bypassa la messa in scena per svolgersi tutto fuori di sé, nell'implicita ammissione di non credere poi più di tanto in se stesso (nel cinema).

E infine viene poi da chiedersi quale sia il pubblico a cui pensa e si rivolge Beigbeder, se davvero è convinto che "oggi ci si sposa come si va al McDonald's, poi si fa zapping": evidentemente il suo mondo, in cui le case dei trentenni sono tutte con piscina e interni cool, è intoccato dalla crisi economica che invece in tutta Europa determina ormai profondamente persino i rapporti umani. L'amore oggi dura sì tre anni, ma più che altro perché farlo durare più a lungo è spesso un lusso.

Titolo originale: L'amour dure trois ans
Regia: Frédéric Beigbeder
Interpreti: Gaspard Proust, Louise Bourgoin, Joey Starr, Jonathan Lambert, Frédérique Bel, Valérie Lemercier, Nicolas Bedos, Elisa Sednaoui, Anny Duperey, Bernard Menez
Origine: Francia/Belgio, 2012
Distribuzione: Miramax
Durata: 98'

 

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    Un commento

    • In effetti Beigbeder è un personaggio un po' ambiguo e la sensazione è che sia sempre molto complice del mondo chic e annoiato di cui vorrebbe prendersi gioco. Anche come libro L'amore dura tre anni è piuttosto artefatto, meglio Lire 26.900.