“Ted”, di Seth MacFarlane

ted
Come
Paul, Ted è disseminato di macerie della memoria che creano un universo parallelo e atemporale, dove il Cinema ri-visita se stesso fino a immaginare una dimensione alternativa. Con l'orsetto Ted e Mark Wahlberg, che si dividono a suon di battute scorrettissime la loro land of the lost

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tedCome si fa a diventare adulti? E soprattutto ne vale veramente la pena? Perché se alla fine quello degli adulti non è altro che il mondo della disillusione, allora forse hanno davvero ragione il John di Mark Wahlberg e il suo a dir poco atipico miglior amico, Ted, ovvero un orsetto di pelouche reso vivo da un desiderio espresso in una notte di Natale. Insomma, è meglio rimanersene stravaccati sul divano, tra un tiro di canna e gli extra del cofanetto di Cheers, a sparare cazzate capaci di rifondare un universo dove il presente diventa una specie di storia alternativa che realizza i sogni del passato, con quei suoi fantasmi che chiedono solo di attuarsi. Come Sam Flash Gordon Jones, il quarterback che già una volta ha salvato il mondo. C’è molta più verità nella piena adesione ai propri desideri, ai propri sogni di Cinema, anche quando non portano da nessuna parte, che non nella rassegnazione di chi cede all’imperativo del dovere. E’ proprio questo quello che sfugge a Lori mentre continua a chiedere a John di lasciarsi dietro le spalle il suo orsacchiotto Ted, con tutte quelle loro filastrocche inventate per non aver più paura dei tuoni, e di diventare grande. E d’altronde non poteva essere altrimenti, Mila Kunis, già vecchia conoscenza di Seth MacFarlane, è difatti sua la voce di Meg Griffin, è un’icona femminile del cinema del presente, anni luce lontana dalle belle in rosa degli anni ’80 e, che proprio per questo, si presta ad essere corpo estraneo che attraversa il folgorante esordio sul grande schermo del creatore de I Griffin. Sì, perchè mentre lei, Mila Kunis, tenta inutilmente di venire a capo dei giochi di parole di Ted e John (“… deve avere uno ski alla fine, altrimenti dov’è la sfida?”), i due protagonisti del film di MacFarlane sono già altrove, a dividersi a suon di battute scorrettissime la land of the lost sulla quale sono approdati utilizzando quello stesso frigorifero che ha salvato Indiana Jones. Per sopravvivere all’Apocalisse, in fondo, basta fare del Cinema la nostra Storia.

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tedMacFarlane lo sa bene, per questo Ted, allo stesso modo di
Paul, è disseminato di depositi di materiali, di residui della memoria, di macerie del Cinema e della televisione che non hanno nulla a che spartire con la sterilità del compiacimento citazionista, ma finiscono invece per creare una vera propria deviazione, un universo parallelo e atemporale che porta con sé un gioco complesso dove il Cinema ri-visita se stesso, fino a immaginare una dimensione alternativa. Ted è il film che avrebbero girato gli adolescenti di Super 8 una volta diventati grandi. E allora non si tratta affatto di scambiarsi strizzatine d’occhio tra cinefili, in questo cortocircuito spazio-temporale che parte da Spielberg e passa da Chris Columbus per tornare a Spielberg, l’ossessione di Seth MacFarlane è quella di ritrovare il senso (del Cinema) presente attraverso gli scarti del passato. Non a caso l’unica scena di Ted che non solo ritrova, ma che si cimenta in una ricostruzione vera e propria è la sequenza che omaggia L’aereo più pazzo del mondo, ovvero uno dei primi geniali tentativi di costruire un testo incredibilmente aperto, un’immagine nuova, riunificando in una forma del tutto inedita i frammenti della memoria.

tedLa memoria appunto, come connessione fuori (dal) tempo. Ed è qui che il film di MacFarlane fa un ulteriore salto. A funzionare in qualità di dispositivo della memoria non è più il corpo, ma la sua virtualità animata. E’ il pelouche in computer grafica di John a far da macchina del tempo, come il cavallo di
War Horse, e Ted non è forse il doppio digitale di Mark Wahlberg (per non parlare poi del gioco di specchi messo in atto da MacFarlane, che fa di Ted un suo possibile rovescio cinematografico)? Affinché la memoria possa davvero ri-velarsi, al Cinema di oggi non basta più un doppio meccanico, il corpo ha bisogno di un doppio digitale. E’ vero, Ted mantiene intatta la struttura di quelle sit-com che, come ad esempio Super Vicky, facevano utilizzo di corpi meccanici per doppiare il dispositivo del telecomando, ma in realtà MacFarlane non vuole ripristinare proprio un bel nulla, piuttosto sa di dover ripartire dalla ripetizione del passato per poter disfare le immagini ed aprire all’unica variazione possibile, quella in 2.0. Alla fine, la storia del doppio formato da Ted e Mark Wahlberg non è altro che la storia di questo passaggio al 2.0, una storia di formazione che inizia da quella necessità di dover essere presenti al proprio tempo descritta dalla parabola della celebrità del miracoloso orsetto/Marky Mark, per arrivare poi all'attualissima presa di coscienza dell’impossibilità di essere veramente (nel) presente. Oggi si resiste al tempo solo perdendolo. Ci chiedevamo come si fa a diventare adulti e MacFarlane ci risponde: perdete Tempo.

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Titolo originale: id.
Regia: Seth MacFarlane
Interpreti: Mark Wahlberg, Mila Kunis, Seth MacFarlane (voce originale di Ted), Sam Jones, Patrick Warburton, Giovanni Ribisi, Jessica Stroup
Distribuzione: Universal 
Durata: 106’
Origine: USA, 2012

 

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