ANTI-DRIVE – Autoscuola Refn

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Ma qual è il progetto di N.W. Refn, in Drive (e in tutto il suo cinema), modificare il passato o agire nel passato? L'incontro previsto e ricercato da Refn è programmato da lunga data, addirittura prima della sua partenza. Quindi, in fondo, tutto ciò che trova sulla sua strada, è una vera e propria “macchinazione”. Macchinazione, non nel senso di cospirazione occulta ai danni dei maestri indiscussi, ma di robotizzazione inanimata del codice… della strada

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driveMa qual è il progetto di N.W. Refn, in Drive (e in tutto il suo cinema), modificare il passato o agire nel passato? È vero, modificare è impossibile, agire, visitare è possibile. Le azioni che si compiono nel passato sono esattamente le azioni già compiute. Sono azioni che si compiranno rispetto al tempo soggettivo della propria vita, ma che sono state già compiute rispetto all'orologio oggettivo della storia. Quindi la logica è salva. E anche l'etica è salva. Ma il cinema? Come dovrebbe essere fatto il mondo perché questo cinema possa funzionare davvero? Ma perché Walter Hill, Michael Mann, William Friedkin, action roboante, b-movie caustico, dovrebbero convivere nell'autoscuola Refn? L'autoscuola, intesa come terra di dottrina autoreferenziale o terra straniera a se stesso. Il cavaliere solitario di Drive non ha vita privata e tanto meno “visitazioni passate”. Questa assenza segna il limite dell'opera e ne esprime l'ambizione: estrarre da una vita particolare alcuni elementi che si pensano significativi per metterli in relazione gli uni con gli altri e contribuire in questo modo a una definizione più generale dell'antropologia filmica.

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codice della stradaDopo due visioni di Drive (a Cannes e in un cinema di provincia), la speranza era di tanto in tanto che si presentassero delle immagini, che svanissero e poi ritornassero senza annunciarsi. Nulla a che vedere con un'apparizione o una rivelazione, ma immagini ritrovate senza sorpresa, come compagne famigliari che si affacciassero ogni tanto alla porta per avere nostre notizie, per poi richiuderla immediatamente in silenzio, accompagnate da un sorriso appena abbozzato. È questo il post-romanticismo di cui Refn sarebbe portatore sano, esploratore moderno di quella giungla metropolitana, sempre più fitta, dagli anni '70/'80 ad oggi? Cinque minuti per risolvere la fuga, non un minuto in più. Troppo poco o forse l'eternità. Cinque minuti, come tanti sprazzi indigesti, disseminati qua e la, in cui il cinema di ieri lo mastichi sino a sfibrarlo, ma proprio non riesci a mandarlo giù; non ti riesce neanche di sputarlo, semplicemente attraversi angoli dell'immaginario collettivo e non trovi mai un contatto, l'incontro fatale. Si parla di incontro fatale per indicare che non poteva non avvenire e che ha avuto conseguenze nefaste. Proprio quello tra Ryan Gosling e Carey Mulligan (superbi). Forse l'unico incontro in Drive riuscito, almeno fin quando Refn fa del caso un avvenimento. È l'incontro poetico e simbolico, perché crea la possibilità di un legame e, dal momento che l'incontro si è verificato, la sua necessità. Caso e necessità, conosciuto e sconosciuto, per creare qualcosa di diverso. Il punto di partenza di Refn sembra quindi essere proprio quello poetico: è la poesia di ogni inizio, ma con in più l'idea di andare a imporre ad altri un incontro di cui non avevano la minima idea o addirittura il minimo bisogno. L'incontro previsto e ricercato da Refn è programmato da lunga data, addirittura prima della sua partenza. Quindi, in fondo, tutto ciò che trova sulla sua strada, è una vera e propria “macchinazione”. Macchinazione, non nel senso di cospirazione occulta ai danni dei maestri indiscussi, ma di robotizzazione inanimata del codice… della strada.

 

gosling e mulliganC'è sempre qualcosa di inanimato in Drive, qualcosa di respingente, delocalizzante, anche quando sei nell'abitacolo in fuga: tra quello spazio privato e il corpo scorre soltanto un'effimera coesistenza. False connivenze: Drive è la perfetta imitazione e la totale illusione del luogo cinema. Il danese Refn rinuncia ad essere un nomade tradizionale, con percorsi regolari nello spazio e nel tempo, che va di luogo in luogo e questo itinerario disegna un altro luogo, un percorso che è al tempo stesso un ricordo e un progetto. Si perde errando, scontrandosi fugacemente con l'action, lo splatter, l'horror, i turbamenti del cuore. Magari fosse stato un nomade senza percorso fisso che a volte prende, per caso, delle vie traverse che conducono a passaggi inediti. Concedersi delle pause e delle tappe, qualche luogo effimero, qualche luogo di passaggio, che si attraversa soltanto ma dove a volte qualcosa accade. Refn esclude il ritorno, i percorsi circolari per confermare il legame con un cinema più personale. In Refn non senti la necessità di questo cinema, simile al bisogno del ritorno in cui si trovano al tempo stesso il ricordo e l'attesa, la tentazione del passato e l'urgenza del futuro. 
Se fosse un segnale stradale, Nicolas WInding Refn sarebbe un pericolo generico.

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    21 commenti

    • Michele Centini

      Dài, ammettetelo, in fondo in fondo lo apprezzate. Refn è il nuovo, ma voi fate fatica e convincervi del fatto che il suo cinema vi ammalia, perché destabilizza le vostre certezze. Andate a chiedere a un regista come Mann di sfornare un film così. Io ho dormito vedendo Miami Vice, e ho abbastanza, anzi molto apprezzato il lavoro compiuto sugli ambienti e sui caratteri in Public Enemies, maquesto di Mann oggi è un cinema molto autorappresentativo, appesantito, che non dice più nulla di nuovo, come accadeva in Heat e Insider che commuovevano e ribaltavano il i cinema. COme oggi fa Refn. Ha ragione Ciak: Drive si vorrebbe rivedere in continuazione.

    • bix o vattelapesca

      …Ghezzi lo cita veloce nel suo minimo immenso (senzafine?) DETOUR, rubrichina-libro su filmtv: dice (gozzanamente/ghezzianamente) 'DRIVE di nicolaswindingrefn'.

    • @ Michele Centini. Io non condivido assolutamente l'astio di SS per Drive, ma poco importa, tanto le loro considerazioni verranno superate dal tempo. Ma non sono d'accordo nemmeno con te quando dici che mann non dice più nulla di nuovo, anzi è l'unico autore che oggi davvero continua ad evolversi, a raccontare in maniera personalissima il (suo) cinema. Come smonta il suo Miami Vice e come reinventa il gangster movie nell'era del digitale in PE sono esempi lampanti. Detto questo, Drive è magnifico, e SS non l'ha capito. Ce ne faremo una ragione…

      PS: per curiosità quanti articoli contro ancora volete fare? Vi state rendendo un po' ridicoli…

    • MA SIETE FUORI DI TESTA!!!!!

    • momento filosofico: "tanto le loro considerazioni verranno superate dal tempo"……beh, come quelle di tutti!!! Mamma mia quanta sicurezza che il proprio punto di vista sia la VERITA'…un film può o meno stimolare giudizi e contrapposizioni, ma mi rifiuto di credere che chi non apprezzi Refn sia automaticamente "fuori dal tempo"…

    • Refn sei contromano sull'autostrada. Patente ritirata ihihihihih

    • Non è il giudizio il problema, Serpico, ma 'le considerazioni'. si trovo, che Ss si stia rendendo ridicolo come colui che disse che Psyco era 'il riflesso di una mente vile, sadica e cattiva' o quello che disse su 2001 'Russare nello spazio non è mai stato così liberatori'. Mi dispiace ma stroncare rive usando come modello Transformers 3 ( emiliani docet) è qualcosa che ti espone automaticamente al ridicolo. E dire che Walter Hill 'avrebbe fatto così' ti espone all'accusa di essere vecchio. Se esci da SS vedrai che chi dice queste cose sono critici dai 60/ 70 anni in su, tipo Mereghetti…Quindi, SI SS VERRA SUPERATO DAL TEMPO, perché nessuna delle obiezioni finora mosse ha stimolato un discorso su dove vada il cinema contemporaneo. Ah ma certo, c'è T3 che è epocale… AH AH AH

    • Aggiungo: penso che questa frase 'Mamma mia quanta sicurezza che il proprio punto di vista sia la VERITA' dovresti rivolgerla a loro, visto che hanno scritto 3 articoli 3 contro Drive senza il minimo tentennamento… Se non è questa presunzione…

    • Tutto questo discutere su Refn mi annoia profondamente. Era meglio il silenzio.

    • Eh si Walter Hill e' vecchio, aggiungo io citare Hitchcock e' roba obsoleta, Billy Wilder e' da pensione e Chi osa parlare di Fritz Lang e' gia' dentro una tomba. Mentre Refn e' da fighi da persone che sanno gia' come va il futuro, dai vai con drive che figata. chissà se su sentieri c'erano 3 pezzi 3 positivi sul film c'era qualcuno che si lagnava x mancanza di tentennamenti. Ma il diavolo e' michael bay ahahah

    • michele centini for president

      il prossimo coraggioso anti di SS sarà Il film di SORRENTINO??

    • a centini, l'ultima corsa e' andata da un pezzo! siete quattro sfigati che state a tira' su sto sigato di refn, nome onomatopeicio, se vede che tra sfigati ve intendete. Me spiace che neriparenti adda cita' hiotc wilder e lang, na' bestemmia! questa e' roba- scommettiamo 10 mila? . che nun dico tra tre anni, ma tra tre mesi, se semo tutti scordati. Roba de passaggio, come la merda into o sciacquone. basta tira' la corda. e annamo avanti frate'!

    • @centini "io ho dormito vedendo miami vice" "mann non ha più niente da dire". ecco, figlio mio, in genere mi diverti, ma queste sono affermazioni che non devi fare a cuor leggero, che poi mi viene voglia di prendere un randello e rimetterti in ordine le scimmie che hai in testa. Su Drive ci sarebbero da dire tante cose, ma tu fai più danni che altro straparlando insieme di nolan, ciprì e maresco, mia nonna buonanima e Michael Mann che ti fa dormire. chetati

    • @neriparenti, amico mio del cuore. non esageriamo: il diavolo ha un certo aplomb e non si fa mica le lampade, michelozzo bay sì. poi il diavolo fa le pentole e non i coperchi, mentre michelino Bay si limita a fare i soldi per condurre una vita dignitosa a Malibu a bordo piscina. In ultimo, citare wilder & quant'altro non migliora affatto il livello dei tuoi commenti da scolaro ottuso che tira le palline di carta ai compagni.
      "ihihihihi".

    • June, lei si contraddistingue sempre x la sua profondità e soprattutto l'(auto)ironia nei suoi commenti, ha una mente così aperta che gliela invidio. Michael Bay non può fare bei film peché si fa le lampade eheheh, bellissima questa, se fosse vissuta 50 anni fa e mandava questa battuta agli sceneggiatori di Wilder (lo sa come si chiamano? glielo dico io, charles Brackett prima e I.A. L. Diamond poi) probabilmente la mettevano in uno dei suoi film

    • Questo dibattito è degno di una commedia di Wilder! La critica, le lampade, le piscine, Michael Mann chefa dormire, persino Nestore l'ultima corsa di Sordi…
      Ragazzi se continua così fateci uno spettacolo di cabaret

    • neriparentibello, in effetti i miei commenti ti inebriano al punto che non li leggi: non ho espresso alcun sentimento nei confronti di bay, del quale appunto non oso commentare altro che la quantità di melanina. Ti ho solo chiarito che "essere il diavolo" è un lavoro serio che non si può fare a bordo piscina.

    • su e-Bay trovi anche il diavolo, cara june…

    • magari il diavolo ci stava a bordo piscina e poi ha visto lei, cara June, ed è scappato, Oppure è andato sott'acqua a farsi una bella trombatina.

    • "trombatina"… scappare di fronte alla prestanza fisica o no di qualcuno… ecco un linguaggio misero che ride del nulla, consono del resto ai nostri tempi, un po' come il barzellettiere del premier. ciò non rende giustizia alle riflessioni, condivisibili o no, contenute in questo articolo. adieu

    • Che brutti tempi che si vivono cara June eh? Meno male che c'e lei a ricordarcelo. La cultura, dov'e la cultura? MannAggia oh!