ANTI-DRIVE – Ciao ciao, Refn

pusher 2
Senza storia e senza destino si rimane fuori dalla vita, chiusi nei limiti dello schermo. Nei limiti di un cinema costretto a rivolgersi a dei sensi ottusi. Non è presunzione, accanimento o livore. Incomprensione, forse… Ma il fatto è che Refn gioca ora con la realtà, ora con la favola e l’incanto, per autoassolversi sempre, in un modo o nell’altro. Gli manca la disperazione necessaria per bruciare gli occhi e il cuore
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pusher 2Tu non sarai mai della mia classe. Dovresti morire e poi rinascere…
(James Averill ne I cancelli del cielo)
 
Ci pensavo proprio ieri. Se andassi da mio padre, cresciuto e invecchiato a western, thriller e noir, e gli dicessi “guarda che capolavoro Drive”, mi darebbe una bella pacca sulla spalla e direbbe “ritirati, coglione”. Proprio come disse il giorno che parcheggiai la mia auto su un albero. Sopra, non contro. Miracolo di caso e tecnica, capolavoro inconsapevole di un “driver” ubriaco, davvero capace di tramutare l’impossibile della fisica nell’assoluto possibile della realtà. Può darsi che mio padre non sappia “dove va il cinema contemporaneo”. Anzi, è sicuro. Ma sono altrettanto sicuro che se ne infischi altamente. Perché sa dove va la sua (e la nostra) vita. Inevitabilmente verso la fine. E perciò al cinema non chiede altro che mettere in gioco il suo correre tra la vita e la morte. Tutto il resto, lo stile o la bravura o la pura teoria, può anche appassionare, ma alla fine conta poco.
 
C’è una scena di Pusher che la dice lunga sulle intenzioni e l’impasse di Refn. Frank, ormai completamente fregato dai debiti, regala una sciarpa (era una sciarpa? Boh, anche i ricordi hanno una loro economia) a Vic. La ragazza è commossa, ma Frank, infastidito dal suo entusiasmo, la schiaffeggia. “Bastava s
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pusher 3olo dire grazie
”. Ti regalo un’emozione e ti bastono un attimo dopo. Perché il mondo mi ha fregato e allora… Andiamo a Pusher 2. “La mia fica ha chiuso”, dice Charlotte a Tonny, che un attimo dopo scopre che la madre è morta da mesi, ignorata da tutti. Né commozione né raccapriccio. Semplicemente noia e insofferenza per quella che ormai è diventata una soluzione facile. Ecco, Refn è scisso tra due desideri: quello di ammaliare e quello di disturbare. Alto e basso, dicotomia, bipolarismo, schizofrenia, fate voi. Ma c'è sempre la ricerca di una frizione tra un’emotività sincera e il violento squallore del mondo. Ed è questa frizione che dovrebbe essere il motore delle storie, dei personaggi, finanche dello stile. Gas pressurizzato che diventa scatto incontrollato di un personaggio, contrasto tra toni, impatto poco esplosivo all’interno della stessa scena (l’ascensore?).
 
E’ vero che Drive è un film vissuto tutto dal punto di vista del suo protagonista, che, in un certo senso, ne deforma i contorni in un’acida e stilizzata alternanza di entusiasmi romantici e incontenibili eccessi di violenza. Ed è pur vero che tutto questo è il portato di un percorso germinato in Pusher, elevato a metodo in Pusher 2 e Pusher 3 e definitivamente teorizzato in Bronson, un metodo fatto di approssimazione e distanza, immedesimazione e straniamento. Ma il punto è proprio questo. Non si capisce bene cosa ci sia oltre il comodo tracciato di un metodo. Perché a furia di muoversi sempre lungo gli stessi confini, come un coniglio in gabbia, Refn consuma la strada, fino a farla diventare un vicolo cieco. Un gioco sterile. Ed è proprio per questo che ha bisogno di amplificarlo, film dopo film, fino a riempirne l’immagine. In Drive tutto è gridato, pompato fino all’inverosimile. Ti bacio per ore e sfondo a calci la testa di quello stronzo. Sì sono figo, indosso un giubbotto cattivo e sono figo. Ma in realtà devo pur sempre mascherarmi, per nascondere il vuoto. Perché il limite del driver è quello di essere un personaggio che si muove totalmente all’interno di un immaginario, pur presupponendo di esserne la scheggia impazzita. Un personaggio privo di carne e nervi e spessore (nonostante gli sforzi magnifici di Ryan Gosling), devitalizzato e dissanguato come il cadavere di Pusher 3 (ma davvero impressiona quella scena? allora nessuno ha Drivemai visto squartare un porco?). Dov’è la ferita? E dov’è la strada? Frank Costello va a morire. Il driver guida, ma rimane in strada, senza poter andare a fondo. Non nasce e non muore, già concepito come essere chiuso, senza direzione. Senza storia e senza destino si rimane fuori dalla vita, chiusi nei limiti dello schermo. Nei limiti di un cinema costretto a rivolgersi a dei sensi ottusi, talmente anestetizzati da aver il bisogno di essere risvegliati da una botta di coca o da un bombardamento techno, o pigramente ipnotizzati da immagini di traiettorie e deragliamenti che si ripetono, tornando in circuito. Non è presunzione, accanimento o livore. Incomprensione, forse… Ma il fatto è che Refn gioca ora con la realtà, ora con la favola e l’incanto, per autoassolversi sempre, in un modo o nell’altro. Lo fa bene, certo, ma non fa altro. Allora, non resta che ripetersi: “é questa mancanza di coraggio a far nascere i dubbi sull’opera di un regista dal talento visivo eccezionale, capace di giocare sui mezzi e sul concetto stesso di finzione, ma sempre indeciso su cosa riprendere, su come finire le proprie storie, sulla sostanza stessa del suo lavoro”. Se si parla di tradimento e rispetto, genere o violenza, tecinca o fascinazione, iconoclastia, bestemmia o preghiera, allora Refn impallidisce di fronte a qualsiasi film di Takashi Miike, anche il più assurdo. Tanto per fare un nome qualunque. E' questione di impasse? Se è questo, allora Refn non ha nulla da dire. Perché non sa arrivare al fondo. Amore e rabbia, meraviglia e orrore? Torna in mente la United Red Army che fa autocritica. O Kitano che scherza e si sottrae, ma solo per metter ancor più in gioco la faccia e il corpo. Si muove al passo di una tartaruga, senza aver il bisogno di urlare o truccare. E tocca il vertice del tutto e del niente, per andarsene a morire. Suicidio programmato. Cinema tra la vita e la morte. Refn, per ora, non ha né il coraggio né la lucidità né lo spessore per arrivare a tanto. Gli mancano la disperazione e la speranza necessarie a bruciare gli occhi e il cuore. Essere accecati: è l’unica cosa che cerchiamo, io e mio padre. Tanto si sa, saremo superati dal tempo.  
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    21 commenti

    • giusto e bello finalmente questo richiamo all'unica cosa che conta (al cinema e altrove): essere accecati! insomma innamorarsi, oppure trovarsi di fronte a un abisso.
      ma l'accecamento è una cosa misteriosa, non ha regole, non tutti sono accecati dalle stesse cose. nè tutti i cuori e tutti gli occhi bruciano per le stesse cose.
      è un po' come l'amore. quella faccia che a te non dice niente, poniamo, sconvolge la vita di un altro. come si fa a affermare che quella faccia non ha niente da dire, o che dice poveramente, o che è insincera, o che non è questione di vita o di morte. puoi solo dire che a te non "parla"…

    • bix o vattelapesca

      ah, ma allora ditelo che siete i nipotini di bukowski.. il padre saggio che dice cose virili, il figlio bitter than life uscito da un nicolas ray che posteggia fiero su un albero (mandando a monte il film di refn), magari il vicino che esclama 'che mi venga un colpo se quello non è il vecchio tom.. ehm.. aldo spiniello'.. su filmtv ultimo c'è uno che propone di pubblicare di volta in volta la miglior recensione tra i lettori; perché no, non sarebbe male, la migliore dice mica tutte. e invece gli viene un pò sussieguosamente risposto che no, non si può, è come se uno chiedesse a un architetto di mettere mano al progetto dell'architetto stesso. adesso.. che ogni critico che scrive (soprattutto poi su filmtv) debba essere equiparato a un architetto o al medico o.. d'accordo, si dirà, è in gioco la professionalità, ma è proprio questa la cosa più noiosa e per me fortemente illeggibile se manca un'intelligenza a monte, anche e soprattutto fuori dall'agone cinema. …

    • francesco speroni

      @june: si ma così si rischia di cadere nel solito democristiano "de gustibus", e non si va più da nessuna parte (some people like to rock'n'roll, you always sing the blues). mentre invece è proprio per questo che una persona scrive/legge di cinema, forse, per chiarirsi se effettivamente quell'infatuazione che ha preso per "quella faccia" è una cazzata o meno, come quando confessi agli amici che c'é una persona che ti piace e quelli ti dicono "stai sbagliando a provarci con quello, lascialo perdere quel Refn, è il tipico danese: pasta sfoglia, pasta di mandorle e cannella, magari il primo morso è buono ma poi è seriamente indigesto…"

    • bix o vattelapesca

      (2)se posso dare una piccola indicazione a chi certo ne fornirà a iosa in corsi titolati 'la passione e la forza', dove si insegna ad altri certo malcapitati 'come scrivere(??) di cinema', è appunto quella di tener sempre d'occhio (dico l'abc) un certo placido understatement, far passare cioè delle cose in modo da non cadere in trappoloni goliardici o nell'epica facile personale, o nella retorica rovesciata e appunto similfordiana, ottenendo tra l'altro anche il fatto (provato da diversi articoletti ghezziani) di dare tranquillamente dell'imbecille a chi non ama Tarantino ottenendo in cambio non solo la più assoluta non-risposta, ma anche una posizione d'intangibilità quasi sacrale, e qui si ritorna finito il giretto al vecchio discorso di una generale mancanza di verve dialettica, anche solo generazionale. apprezzo però gli ultimi articoli 'contro' (non se ne fanno abbastanza), perché sono sempre interessanti prove del nove, riprove, riv …

    • bix o vattelapesca

      isioni intense

    • @francescosperoni: capisco che intendi, e concordo, ma premesso che io fucilerei tutti i democristiani e l'atteggiamento che da essi prende il nome, resta il fatto che qualsiasi argomentazione, condivisibile o meno, non ti distoglie dal provare ciò che provi personalmente e sulla tua pelle. Per restare nella metafora sentimentale, se si tratta di un'infatuazione, forse puoi pensarci su, ma se si tratta di amore (insomma di essere all'improvviso tutt'uno con l'immagine che vedi sullo schermo) non cambi idea per la lettura critica di qualcun altro. Ecco perchè la critica fa il suo tempo: non è la tale o talaltra opinione a essere superata dal tempo, è proprio il fatto del cinema, e del tuo amore scriteriato per un film o un libro o un volto, a superare i discorsi.

    • mi pare vagamente di capire che non vi piace Refn… è solo un sospetto ma, non so come né perché, eppure inizia a sembrarmi chiaro… quello che non mi è chiaro è perché (in questo caso) sentiate l'esigenza di fare branco contro un autore piuttosto che gruppo attorno a qualche altro autore… mi puzza di segno dei brutti tempi che viviamo…

    • Basta scrive di questa crociata antiRefn, non ha senso critico e non è contestualizzata a dovere, ma è un semplice atteggiamento snobbistico per dimostrare di essere bravi nel fare il bastian contrario….

    • a me le cose contro non sono mai piaciute ma riconosco la libertà a chi vuole di farle senza per questo venirtacciatid i snobismo. Sarebbe meglio che chi critica provasse ad articolare una qualsivoglia forma di pensiero, se ancora ce l'hanno, come hanno fatto, con fin troppo livore, i bravi ragazzi di sentieri selvaggi. e poi io detesto i fan!

    • bix o vattelapesca

      ..con questa vorrei chiuderla, provando a chiarire. ho solo detto che se qui ha da essere un terreno di 'dialogo' trovo leggermente antipatico additare scritti altrui rifacendosi alla troppa libertà del sito. quindi non taccio nessuno ma posso almeno dire che questa cosa mi sembra non bella? si può, perché il sito lo consente, semplicemente rispondere e dire la propria (stancanti sono anche le lamentazioni, gli enueg per le diatribe infinte; se questo ha da essere il 'forum' perché non si può avere uno scontro dialettico, perché tutto deve essere rimesso a un ordine, a un 'meglio il silenzio'?; ma scusa, allora, vai a farti un giro in altri siti, magari in quelli sportivi dove troverai sì infinite posizioni senza che nessuno si lamenti troppo.) le uniche cose 'contro' che posso aver detto non erano per partito preso, ma a ragion (o a sragion) veduta; apprezzando l'articolo (generosamente) come prova del nove ho p.es. detto una cosina a favore.

    • anonimo veneziano

      e meno male che almeno Sentieri selvaggi non censura, vista la brutta fine che hanno fatto i forum (ricordate il Solinas?) e poi la maggior parte dei siti non permette di commentare liberamente come qui. quindi non vi lamentate delal troppa libertà altrimenti (vedi wikipedia) rischiate di fare il gioco di chi vuole mettere un bavaglio alla rete. discutiamo, insultiamoci (con eleganza pero'), e approfittiamo degli spazi liberi che ancora ci sono.

    • Ah Sentieri siete dei ROSICONI!!!!

    • Siamo qui riuniti per celebrare la triste dipartita di Sentieri Selvaggi, fu nobile scuola critica cinematografica, capace di scovare talenti e gioielli nascosti agli occhi di colleghi afflitti da senilità e miopia cronica. Purtroppo negli ultimi tempi si è aggravata di colpo la salute di Sentieri Selvaggi, lasciandoci pagine di incomprensibili lodi e altrettanto incomprensibili stroncature sulla base di gusti preordinati e precostituiti, come i colleghi di cui sopra, e nulla più che scaturisca dall'esperienza della visione. Ragazzi, non capite più un c… di cinema, e me ne duole, e qui il discorso non è mica solo refn. Siete diventata la vostra nemesi, critica filistea e conservatrice. Il coraggio del passato è solo un ricordo lontano. Ti abbiamo voluto bene cmq per tutte le pagine regalate in passato. Amen.

    • Anonimo, Epicendio, su coraggio, dateci un saggio di quanto ne capite voi…dove è che scrivete?

    • Se invece di chiudervi nel vostro cenacolo vi apriste anche agli altri, cari Selvaggi anti-Refn e non solo probabilmente non avreste delle posizioni così nette. Ma visto che ai festival gran parte di voi girano in gruppo e parlano solo tra loro, vi sedete sempre agli stessi posti al cinema, rispondete a malapena se qualcuno vi fa una domanda in sala stampa (se rispondete) superando la ritrosia e andando vicini alla cafonaggine, è chiaro che siete e sarete sempre più chiusi nel vostro mondo

    • ah Franci, allora vi siete scoperti! Non è con l'anti Refn che ce l'avete ma è un'antipatia personale contro alcuni selvaggi! Ci sta che si scriva anche per impressioni personali, ma da qui a riempire i commenti di un altro sito, ce ne corre. Mi sabbe piaciuto leggere dei commenti critici, ma ho trovato solo sciocchezze che, dopo questo commento, si evidenziano come quelli, puerili e invidiosi, di oscuri personaggi di altri siti. Che tristi che siete, mi fate pena. Dico la mia: a me Drive è piaciuto (si!), ecco. Ma citando Voltaire, combatterò fino alla morte per permettere a chi lo ha detestato di esprimere la sua idea. Con motivazioni e scrittura di qualità, anche se non le condivido.

    • Roberto di IAC

      non entro nel merito di un film che non ho visto, e non è detto che SS stavolta non abbia preso una cantonata (come l'Epocale" Transfomers 3", ma NON posso NON quotare questo, che mi pare sacrosanto.

      "Può darsi che mio padre non sappia “dove va il cinema contemporaneo”. Anzi, è sicuro. Ma sono altrettanto sicuro che se ne infischi altamente. Perché sa dove va la sua (e la nostra) vita. Inevitabilmente verso la fine. E perciò al cinema non chiede altro che mettere in gioco il suo correre tra la vita e la morte"

      Chi se ne frega "dove va il cinema"? L'importante è che non se ne vada, secondo me.

    • "Perché il limite del driver è quello di essere un personaggio che si muove totalmente all’interno di un immaginario, pur presupponendo di esserne la scheggia impazzita. Un personaggio privo di carne e nervi e spessore "

      E dov'è la "vita" in Tarantino? E nei Coen? E nella miriade di loro epigoni? Vi state arrampicando sugli specchi ragazzi, sembra quasi di sentire il rumore delle unghie sul vetro. "Come se il cinema richiuso dentro un'immaginario" fosse un'invenzione di Refn!

      E niente meno avete sentito la necesità di scrivere 4 ARTICOLI. Per dirci che Refn non fa noir come Hill o Friedkin. E chi li vuole film uguali al loro stile? Per rimpiangerli 1 minuto dopo? Come se nel 1972 qualcuno avesse rimproverato Mean Streets di Scorsese di non essere un gangster movie come quelli di Walsh o Hawks. La solitudine del driver, la sua impossibiliità di amare sono contemporanei. È cinema. È vita. Tenetevi pure Transformers 3 (quella si che è vita v …

    • Anonimo, lo spazio è finito. Sono 1000 battute. Chissà quale concetto profondo c'era nascosto

    • pure troppe 1000 battute per un personaggio triste del genere. redazione! cacciate via questi quattro cretini di altri siti che vengono qui a denigrare! Non permetteteglielo!

    • Ehi Zax sei proprio un bell'esempio di democrazia tu! A quando l'olio di ricino e l'esilio? Chi è provocatorio e denigratorio (refn fa schifo viva Transforners 3) poi è ovvio che viene attaccato