GIFFONI 38 – "Blind" di Tamar van den Dop

BlindLa cecità dell’amore non è un'assenza della vista, è il vedere altro, altrimenti. Ma per andar oltre l’apparenza, è necessaria in ogni caso un’apparizione, uno spettro che si agiti per un istante davanti ai nostri occhi. L’amore non può mai esser cieco, ha troppo bisogno del suo oggetto, della sua musa, della sua vittima…Il primo, sorprendente lungometraggio dell’attrice olandese è tutto qui: è il desiderio di vedere e capire che si scontra con la paura di mostrarsi, di esporsi allo sguardi altrui, in tutta la propria scandalosa, bianca nudità

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

BlindSei il colore che non ho e che vorrei essere io…

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

L’amore è cieco. Viene ripetuto più volte in Blind, il primo lungometraggio dell’attrice olandese Tamar van den Dop. In realtà è solo una mezza verità. Cosa vuol dire se non che l’amore va oltre l’apparenza, per cogliere la bianca bellezza cose? La cecità dell’amore non è il non vedere, è il vedere altro, altrimenti. Ma per andar oltre l’apparenza, è necessaria in ogni caso un’apparizione, uno spettro che si agiti per un istante davanti ai nostri occhi. Ecco, Blind è il desiderio di vedere che si scontra con la paura di mostrarsi, di esporsi allo sguardo altrui, in tutta la propria scandalosa, bianca, nudità.

Fine Ottocento. In un palazzo isolato nella campagna innevata vive Ruben, un ragazzo cieco, allevato con apprensione e timore dalla madre, ormai irrimediabilmente malata. Ruben vive in uno stato di chiusura e frustrazione senza speranza. Ma nella sua vita irrompe la “lettrice” Marie, una donna albina, orribilmente sfigurata. Tra i due nasce un amore dolce e impetuoso, nonostante timori e difficoltà. Finché Ruben viene sottoposto a un’innovativa operazione agli occhi e Marie sceglie di sparire, “non farsi più vedere”.

tu sei troppo Bianca per restare mano nella mano con te stessa…

BlindAnche il film della van den Dop è destinato ad andare oltre l’apparenze, quelle della fiaba romantica, del richiamo alla Regina delle nevi di Andersen, per svelarsi e palesarsi come riflessione teorica sull’ambiguità delle immagini e del cinema. Per cogliere il senso esatto delle cose, occorrerebbe riscoprire la pienezza dei sensi, concentrarsi sui suoni (curiosa connessione con Rosso come il cielo di Cristiano Bortone), sul tatto (ancora una volta la pelle come tela, superficie di segni, come in The Secret di Perez), sugli odori…Ma siamo pur sempre inchiodati a un film, e più di tutto, semmai ci fosse bisogno di ribadirlo ancora una volta, tocca fare i conti con la nostra vista imperfetta. Occorrerebbe stra-vedere come in The Elephant Man di Lynch, o come, splendido paradosso, in Amore a prima svista dei fratelli Farrelly. E qui la cecità, l’ostacolo alla visione non è l’oscurità, il nero, ma la pura luminosità del bianco, della neve e del ghiaccio, perché la luce può impedire quanto, se non più, del buio. Certo lo fa con maggior dolore, con il bruciore, l’incendio dello sguardo. Ma quando si arriva alla dissolvenza nella piena luce, si è definitivamente nell’estasi, liberati. L’amore non vuole essere cieco, ha troppo bisogno del suo oggetto, della sua ispirazione, della sua vittima. Vuole imprimere nella retina e nel cuore l’amato. Semmai l’amore può accecare. Per Shyamalan Ivy, la non vedente, era la sola capace di vedere oltre i confini del villaggio (e Marie, avvolta nel suo mantello e coperta dal suo cappuccio, sembra davvero un’altra abitante di The Village). Per la van den Dop la soluzione non è molto diversa: amare non è fidarsi degli occhi, ma affidare gli occhi, rinunciare ad essi, darli in pegno, annullarli nella purezza del bianco… E il cinema che amiamo non è forse quello a cui ci abbandoniamo, dopo aver detto non credo ai miei occhi? Forse è solo un modo di dire. Non significa nulla. O, forse, tutto.

…vedrai, vedrai, vedrai.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array