SAN SEBASTIAN 50 – "Autofocus", di Paul Schrader

Film claustrofobico tutto girato in ambienti interni e dominato da luci che si fanno sempre piu livide e dai colori che si spengono nell'ombra che avanza, l'ultimo film di Schrader è isipirato alla biografia di Robert Graysmith "The murder f Bob Crane". Un vero e proprio evento inserito nella competizione ufficiale del Festival di San Sebastián

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Si ispira alla biografia di Robert Graysmith "The murder f Bob Crane" il nuovo film di Paul Schrader Autofocus, vero e proprio evento inserito nella competizione ufficiale del  Festival Internazionale di San Sebastián 2002. Storia che cavalca il tempo di quasi una vita, colta nel suo processo di disgregazione, per l'attore tv Crane, diventato famoso, dopo una lunga carriera come speaker radiofonico, per l'interpretazione della serie "Hogan's Heroes". Successo che corrisponde anche all'inizio del decadimento e all'inizio della lunga amicizia con John Carpenter,  pioniere dell'home video e del porno, grazie al quale la storia si complica si ramifica, diventando, via via,  commedia, dramma, tragedia che travolge tutti e si imprime sui corpi che invecchiano, velocemente e senza scampo. Personaggio chiave e' proprio questo spacciatore di immagini video, silenzioso osservatore e, a suo modo, regista che per tutta la vita e' stato legato alla sua ossessione.

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Film claustrofobico tutto girato in ambienti interni e dominato da luci che si fanno sempre piu livide e dai colori che si spengono nell'ombra che avanza. Angoli di case, studi televisivi, stanze d'albergo, locali notturni, sono i luoghi scelti a contenere situazioni sempre piu al limite e sempre piu cupe, dove la ripetizione meccanica di gesti e parole non e' che il segno evidente della perdita di un centro attorno al quale ruotare. Un progressivo disfacimento descritto fin dal titolo, che non si riferisce alla tecnica fotografica, peraltro ancora sconosciuta in quegli anni (il film ricostruisce un periodo compreso tra l'inizio egli anni Sessanta e la fine dei Settanta), ma a quello che lo stesso Schrader definisce "auto-assorbimento". Crane e Carpenter, nel loro gioco macabro di immagini e visioni, infatti, finiscono per auto annullarsi nella recproca dipendenza l'uno dall'altro e l'uno dallo sguardo dell'altro.

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