Milano 23 – Festival di Milano, un bilancio finale

The cremator

Un programma ricco di temi e opere. Il Festival ha ormai conquistato un suo spazio diventando sicuro punto di riferimento. Il buon livello dei film, ma soprattutto le presenze del pubblico, in costante crescita, fa sperare anche in una risistemazione logistica del programma in relazione alle attese degli spettatori.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

A batalha de TabatôGiunto alla sua settima giornata la 23sima edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, si chiude con un consuntivo di tutto rispetto, con una partecipazione di pubblico costantemente in crescita, lasciando ancora il desiderio inappagato di visione di opere che destabilizzino i criteri del cinema ai quali siamo abituati.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Un programma ricco, forse troppo ricco, ha caratterizzato questa ultima edizione della kermesse, che ha visto crescere le sezioni, alcune in ragione dell’Expò da venire e altre sempre più affollate di titoli e spunti tematici.

La riduzione delle risorse economiche che quest’anno, forse, ha pesato meno sul programma rispetto alle immediatamente precedenti edizioni, ha, invece, ancora un riflesso non trascurabile sulle presenze degli autori. Nel contempo non sono stati abbandonati i consueti spazi convegnistici pomeridiani che hanno consentito, come al solito momenti di riflessione sui temi cari al Festival.

Abbiamo tentato, in questi giorni, di offrire una panoramica sulle opere in rassegna, indipendentemente dalla loro collocazione, considerando il Festival una manifestazione unica e pari la dignità delle opere. Oggi, a consegna dei premi ormai conclusa, anche su quanto è stato offerto è opportuno tirare le somme.

Di buon livello il Concorso dei lungometraggi per il quale ci sentiamo di sottolineare le particolari qualità del film vincitore The cremator, del cinese Peng Tao che ha saputo tradurre per immagini una insanabile solitudine con uno sguardo su una Cina invisibile distante da qualsiasi miracolo economico, dell’egiziano Coming forth by day di Hala Lotfy, ritratto di una donna votata ad un sacrificio che sembra incapace di avere relazioni al di fuori delle mura domestiche e premiato all’unanimità dalla giuria come Migliore film africano e il siriano Round trip di Meyar Al Roumi, spiazzante e deviante commedia che con la sua arguta e capziosa forma narrativa riesce a raccontare molto di più e molto meglio di tanti documenti scritti e filmati sui temi della cultura integralista.

Sempre tra i film di fiction e all’interno della sezione per il Migliore Film Africano, oltre al già segnalato Beauty cachées di Jeppe on fridayNouri Bouzid, non può essere dimenticato il complicato A batalha de Tabatô dell’angolano João Viana. Un racconto che è metafora della storia coloniale della Guinea Bissau che si avvale di una fotografia in bianco e nero tenuta sotto stretto controllo, ma che soffre di una eccessiva intellettualizzazione che penalizza il risultato finale.

Tra i documentari, oltre ai titoli di cui si è dato separato resoconto, va segnalato Jeppe on friday di Arya Lolloo e Shannon Walsh. Un progetto tutto al femminile che ritrae i mutamenti sociali e le vite degli abitanti durante una giornata nel quartiere di Jeppe sobborgo di Johannesburg. Un film che riesce a istituire con i protagonisti, ripresi durante la loro normale giornata, un rapporto di inusuale familiarità. Peccato che sia poco comprensibile, a conti fatti, l’annunciata origine del progetto e cioè quella di raccontare attraverso lo sguardo al femminile le trasformazioni sociali del quartiere.

Corposa e interessante la sezione Extr’a dedicata alle produzioni italiane sui temi dell’immigrazione. Si segnalano tra i titoli il film del modenese Alessandro Penta Effetto Thioro. La nascita della piccola Thioro da una coppia mista desta stupore nel In nome del popolo italianovillaggio d’origine del padre. Altri tre brevi film sono degni di nota Futuro non futuro dell’iraniano Mohammad Reza Haririan un diario intimo dal tocco gentile scritto dalla moglie del regista; In nome del popolo italiano di Stefano Liberti e Gabriele Del Grande, il primo già coautore con Andrea Segre di Mare chiuso, sulla vergogna dei CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione), vere e proprie carceri per detenuti senza colpe le cui condanne senza appello vengono emesse dai Giudici di Pace in nome del popolo italiano; Méduses di Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio. Un breve film composito, per i due giovani autori che provengono anche dalla video arte formando il {movimentomilc} (movimento indipendente per il linguaggio cinematografico), che condensa, attraverso un uso dell’immagine dai multiformi significati, il drammatico viaggio degli immigrati come le creature del mare.

 

Hanno completato il programma il Fuoriconcorso, la sezione Films that feeds un’offerta che parte dal tema dell’alimentazione in relazione all’Expo 2015, la sezione E tutti ridono, la retrospettiva Percorsi nel sacro, la sezione Mondo Arabo atto III e la sezione dedicata all’Università.

L’inevitabile sovrapposizione di proiezioni, per un festival che propone più di 90 opere distribuite su sette giorni, ma in realtà Effetto Thioroper lo più durante la fascia pomeridiana, penalizza una completa visione dei film. Né è possibile un loro repechage poiché la consistenza del programma ha impedito la doppia proiezione in altra sala nei giorni successivi come accadeva nelle precedenti edizioni. È un vero peccato per una manifestazione così vivace e sicuramente affidabile non potere garantire la visione delle opere più attese. Riteniamo peraltro, proprio perché abbiamo a cuore il festival, che andrebbe anche ripensata la sistemazione logistica del programma in relazione alle presenze e alle attese del pubblico per permettere a tutti di potere assistere alle proiezioni. Film molto attesi e di sicuro interesse sono stati proiettati allo storico Oberdan che in alcune occasioni si presenta ormai (e per fortuna della manifestazione) troppo limitata e insufficiente.

Si tratta di osservazioni maturate sul campo dopo anni di assidua frequentazione.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array