CANNES 65 – Incontro con Michael Haneke

michael haneke con jean-louis trintignant ed emmanuelle riva sul set di amour
Il regista, in competizione con Amour, presenta il film assieme agli attori Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva e Isabelle Huppert. Parla di anzianita', sofferenza, violenza, della collaborazione con il direttore della fotografia Darius Khondji, della differente percezione tra girare il film e vederlo e sul rapporto tra immagine e suono nel suo cinema

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michael haneke con jean-louis trintignant ed emmanuelle riva sul set di amourCome si e' trovato a lavorare col direttore della fotografia Darius Khondji?

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Non e' stata la nostra prima collaborazione. Negli Stati Uniti infatti avevamo gia' girato insieme Funny Games USA. Ci siamo trovati bene e sarebbe stato idiota cambiare.

Che cosa l'ha spinta a raccontare questa storia sull'anzianita'?

Non ho mai scritto o pensato un film per mostrare qualche cosa. Quando si arriva a una certa eta', si e' obbligatoriamente portati a confrontarsi con la sofferenza di chi si ama, che puo' essere il nonno, i parenti, i partner etc.. E' naturale. Anch'io nella mia famiglia mi sono trovato in situazioni simili. Questo e' all'origine del progetto ma non volevo dire nienrte sulla societa'.

Pensa che questo tipo d'amore esiste nel mondo di oggi?

Non arrivi pero' a interpretare me stesso eh?

Il modo di rappresentare la violenza in Amour puo' essere diversa rispetto la sua opera precedente?

La violenza e' sempre un tema che viene da certe domande. Posso mostrarla in certi modi e dipende dalle situazioni. Ci sono dei momenti della vita meno facili e la violenza si presenta come puo' presentarsi l'amore o gli altri sentimenti. Devo pero' difendermi un po' da questa opinione dove io risulto uno specialista della violenza.

Si puo' avere una percezione diversa del film dopo che si e' girato e vederlo diverso da come si immaginava?

Per un attore e' piu' difficile guardare il film piuttosto che interpretarlo. Quando si lavora, si lavora. Non e' questione di sofferenza ma di concentrazione e non si ha pieta' per i suoi personaggi. Come personaggi invece si e' toccati dalle loro storie. Quando si gira un film tragico e triste non significa che nel set, durante la lavorazione, sia tragico o triste.

Che rapporto c'e' tra la voci, i suoni e le emozioni prodotte?

Non lavoro sui suoni ma sulle emozioni. Se quest'ultime sono quelle giuste, anche le voci lo sono. Non tiro dei fili per cercare il giusto equilibrio. Piuttosto puo' esserci una musicalita' interna in un dialogo come quando si va all'Opera. Di solito preferisco lavorare piu' attraverso l'orecchio che gli occhi. Quando facevo teatro capivo subito dal suono se un'emozione era falsa.

Come ha deciso di girare praticamente quasi sempre dentro l'appartamento?

Non volevo girare dentro un ospedale. Il soggetto mi permetteva di restare in quel luogo e quindi era piu' facile. Piu' difficile guardare attraverso le finestre perche' oggi da un punto di vista tecnico e' diventato piu' difficile. Mi interessava fare un film semplice.

 

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