CANNES 65 – “The Paperboy”, di Lee Daniels (Concorso)


L`intreccio sudaticcio tra thriller erotico e cinica carneficina annegata nel sangue delle lagune di Miami ha degli sprazzi di esagerazione sopra le righe di divertente e divertito nonsense ma purtroppo non raggiunge mai davvero il punto di ebollizione. Si sente la mancanza di uno sguardo piu` eccentrico e meno patinato di quello di Daniels, soprattutto vista l`incredibile performance anfibia del cast di alligatori (Cusack, McConaughey, Kidman), che mette in scena la propria umanissima e per certi versi patetica decadenza in contrasto con la loro versione 2.0, Zac Efron

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Quando Matthew McConaughey si era trovato per la prima volta a che fare con la palude fangosa dell`America profonda, cattiva e violenta, l`attore era ancora il sex-symbol tra i piu` desiderati dal pubblico femminile del pianeta, e il film, Il momento di uccidere, era l`onesta e liscia trasposizione di un romanzo di Grisham da parte del professionista Joel Schumacher. Mississippi, dramma morale, razzismo strisciante e strade rose dal sole, personaggio integerrimo che con celebre arringa finale innerva il pubblico-giuria di buon senso e fa assolvere Samuel L Jackson. Sono passati 15 anni da allora, e il Matthew McConaughey del film di Lee Precious Daniels e` quello ridisegnato da William Friedkin nello sfrenato Killer Joe, dark e strascicato, che quando ammicca non conquista piu` ma fa paura.
In The Paperboy McConaughey le prende in piu` occasioni di santa ragione, e ogni volta se ne segna le cicatrici addosso, sempre piu` stropicciato e malmenato sino ad agirarsi, nella sezione finale, addirittura con una benda nera sull`occhio sinistro, ormai andato. E il film stavolta non e` tratto da Grisham ma da Pete Dexter (al cinema gia` con Il cuore nero di Paris Trout e Scomodi omicidi, tra gli altri), ma se non fosse per l`incredibile performance anfibia del cast di alligatori resterebbe uno script grossolano e confuso messo in scena da Daniels senza alcuna forza espressiva, ma anzi non accompagnando mai le derive morbose e pruriginose della vicenda con un`analoga deriva dello sguardo o una sua conseguente, complice scandalosita`.

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L`intreccio sudaticcio tra thriller erotico e cinica carneficina annegata nel sangue delle lagune di Miami ha degli sprazzi di esagerazione sopra le righe di divertente e divertito nonsense (la Kidman che urina in spiaggia su Zac Efron per salvarlo dalle escoriazioni delle meduse, come gia` accadeva a Ben Stiller ne Lo Spaccacuori dei Farrelly, o lo show erotico della donna all`indirizzo dell`amante dietro le sbarre) ma purtroppo non raggiunge mai davvero il punto di ebollizione. L`intento e` decisamente meno autoriale di quello che aveva portato Michael Winterbottom ai disastrosi risultati di The killer inside me da Jim Thompson, ma si sente la mancanza di uno sguardo piu` eccentrico e meno patinato di quello di Daniels.
Che pero`, come scrivevamo, ha questa superba intuizione ad un puro livello di casting, che assembla il McConaughey 2.0 con la Nicole Kidman in versione bambola mozzafiato tutta shorts, moine e poco cervello (ammettiamo di apprezzare molto la capacita` di Nicole di prendere in giro la sua oramai immutabile maschera da sogno biondo, come in Mia moglie per finta di Sandler/Dugan), e con un John Cusack galeotto assassino depravato e subumano che lambisce vette di sospensione quasi a livelli nicolascageiani (ovviamente irraggiungibili).

Ecco questi tre belli del cinema degli scorsi decenni, star da copertina e volti da cartellone, mettere in scena la propria umanissima e per certi versi patetica decadenza, il proprio terreno andare a fondo; mostrare insomma l`impalcatura ormai definitivamente caduta (McConaughey, Cusack) o tenuta in piedi artificialmente e svelata in quanto tale (Kidman). E Daniels contrappone al terzetto proprio la loro precisa reincarnazione, l`idolo dei giorni nostri, il nuovo divo Zac Efron.
Efron esibisce fisico perfetto, faccia liscia, e un certo savoir faire, ma resta un paperboy che sta finendo l`apprendistato.
Anche se Daniels, classe 1959, architetta per lui piccole vendette come negargli la scena di sesso con Nicole Kidman (concessa invece a Cusack con ampio margine di esplicita’) e, come citato, farsi urinare addosso, Efron sopravvive a tutti i suoi mentori nascondendosi sottacqua: e` bravo a trattenere il fiato, ma d`altra parte e` una resistenza propria di chi e` giovane e in forma, e non deve preoccuparsi di ingegnarsi in tutti i modi a restare a galla.

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