CANNES 65 – “Trois mondes”, di Catherine Corsini (Un Certain Regard)


Potevano esserci gli elementi per un incalzante thriller, con l’impeto disordinato del precedente film della regista francese, L’amante inglese. Molte idee però sono abbozzate e poco sviluppate, a causa anche della scrittura della stessa regista e di Benoît Griffin che ha messo dentro troppe situazioni e in tempi troppo brevi, come se il materiale narrativo a disposizione non dovesse mai bastare

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Si porta dietro l’impeto del precedente L’amante inglese il nuovo film della regista francese Catherine Corsini. Tre amici si stanno divertendo in piena notte, corrono con l’auto poi investono un uomo e, spaventati, scappano senza soccorrerlo. E da questo evento vengono cambiate di colpo le vite di Al, che era al volante, di Juliette che ha assistito all’incidente dalla finestra di casa sua e di Vera, la ragazza moldava moglie dell’uomo che è senza permesso di soggiorno.
La cineasta lavora su questi universi paralleli: quello dell’impresa, quello della parola e il pensiero e quello di un mondo marginale. Si muove sul margine della ‘casualit
àTrois mondes, sulla ricerca di una stabilizzazione che sembra vicina (in particolar modo la carriera e il matrimonio di Al) e che poi invece diventa sempre più irraggiungibile e soprattutto su una discesa all’inferno in cui il denaro diventa l’elemento di collegamento tra queste differenti vicende come era già avvenuto con la figura di Suzanne interpretata da Kristin Scott-Thomas nel film precedente.

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Lo sguardo dalla finestra, la ricostruzione e i tentativi di manipolazione mentale dell’incidente, le telefonate non risposte potrebbero essere anche gli elementi di un incalzante thriller. Ma Catherine Corsini stavolta mostra la rabbia in modo esplicito soprattutto nelle risse per strada, nei pestaggi disperdendo invece la potenziale efficacia degli sguardi silenziosi nell’ufficio, tra Juliette e il compagno e Vera e anche nelle traiettorie sentimentali e negli improvvisi slanci passionali si avverte quell’ingranaggio nella costruzione di La répétition.
Se si dovesse prendere Trois mondes per brevi frammenti, il film accumula in modo anche disordinato la suspense necessaria anche perché ci sono tre attori come Raphaël Personnaz, Clotilde Hesme ed Arta Dobroshi che riescono a manifestare le loro ansie, paure e dolori.
Proprio per questo molte idee però sono abbozzate e poco sviluppate, a causa anche della scrittura della stessa regista e di Benoît Griffin che hanno messo dentro troppe situazioni e in tempi troppo brevi, come se il materiale narrativo a disposizione non dovesse mai bastare.

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