VENEZIA 69 – “Spring Breakers”, di Harmony Korine (Concorso)


Tra la parodia intelligente e acuta (il cinema è per gli ottusi) e gli effettivi videoclip di Britney Spears o reality di Mtv sulle spiagge del New Jersey, noi sceglieremo sempre i secondi, e senza vergogna. L’assurdo è doversi mettere a ribadire e difendere proprio questo grado zero della società dello spettacolo da questo cinema, quando dovrebbe davvero essere quest’ultimo ad assumerne le difese

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Harmony Korine si aggira per Venezia hot dogging, come Clint ha detto dei democratici di Hollywood per schernirli alla convention di Mitt Romney, e mostra la dentatura diamantata di James Franco che sorride ripetendo senza posa di essere il Sogno Americano (ai sottotitoli italiani del film mancavano le maiuscole), prima di sculacciare con un paio di ralenti ben piazzati i fondoschiena in costume da bagno delle sue quattro starlette in missione estrema autodistruttiva in Florida.
Go ahead, Harmony: make my day.
Che fine hanno fatto i benemeriti pesci carnivori che si pappavano un intero springbreak di (in quel caso vere) pornostar in bikini naturista nel fenomenale Piranha 3D di Alexandre Aja (vivamente consigliato per inciso a chi ha apprezzato il loffio prologo alla Brazzers del film di Korine)? Non c’è inquadratura o istante di Spring Breakers in cui non si sia tentati di invocare proprio l’intervento massiccio e definitivo delle creature marine di Aja.
Il problema centrale di questo cinema resta quello dell’immaginario popolare inteso come barzelletta di cui ridere sbruffonescamente, e mai con un reale sentimento di avvicinamento alla materia “bassa” di cui ci si schernisce con tanta insostenibile acutezza (il cinema è per gli ottusi). Ed è per questo che, come altrove invocavamo la discesa in campo di Dominic Toretto, in questo caso ci rivolgiamo ad Aja e non, ad esempio, a chi l’intero armamentario cool/crepuscolare della Florida l’ha sostanzialmente fondato da solo. Vale a dire, il primo paio di minuti di Miami Vice in discoteca e terrazza valgono l’intero impianto di sabotaggio continuo dell’immagine ultratrattata e del montaggio trance supercomplesso dell’interminabile trip di Spring Breakers; ma davvero si potrebbe scendere molto più in basso, probabilmente sino all’anonimo film di FatBoy Slim che suona in spiaggia a Brighton davanti a milioni di persone su di giri.

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Tra la parodia intelligente di un videoclip trashpop o di un qualunque reality USA che sembrano essere i bersagli e i modelli formali della riflessione di Korine sullo sbando e lo sballo di questa generazione, e gli effettivi videoclip di Britney Spears o reality sulle spiagge del New Jersey, noi sceglieremo sempre i secondi, e senza vergogna (tra l’altro anche dal punto di vista “teorico” un video come quello di Piece of me di Britney è anni luce più avanti e consapevole del film di Korine).
L’assurdo è doversi mettere a ribadire e difendere proprio questo grado zero della società dello spettacolo da questo cinema, quando dovrebbe davvero essere quest’ultimo ad assumerne le difese (ripassare magari anche l’Oliver Stone degli anni ’90, al riguardo, davvero senza voler anche tirare in ballo banalmente QT…). Ma Harmony si piazza tronfio e ridanciano davanti all’immagine, e non ci fa più vedere lo schermo. Fatti da parte, Mister Korine. Lasciaci guardare un po’ di Mtv.

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