L'alterazione dello sguardo: intervista a Mike Figgis

Il regista di “Via da Las Vegas” ha presentato al Future Film Festival il suo nuovo film “Hotel” dove, come nel precedente “Timecode”, seziona lo schermo in quattro. In un albergo del Lido di Venezia, 4 minicamere digitali giocano con lo sguardo dello spettatore e con un circo di attori internazionali, da Salma Hayek a Stefania Rocca.

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hotelDa Timecode a Hotel: una nuova prospettiva sulla percezione cinematografica, soprattutto a livello di spazio, che va al di là di innovazioni tecniche, come l'uso del digitale e delle minicamere.

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Normalmente il cinema ha un "occhio fisso", e tutta la manipolazione sta nel montaggio. Anche a livello di percezione dello spettatore: non è come a teatro, dove si guardano più piani e lo sguardo si muove, al cinema l'occhio è fisso. Con queste tecniche, e specialmente con lo split screen, lo spettatore è stimolato a diventare più attivo, a prendere atto di più piani simultaneamente. E questo è interessante soprattutto quando le diverse sezioni dello schermo mostrano diversi punti di vista della stessa scena. Del resto, la moltiplicazione di stimoli percettivi provocata dallo split screen avvicina il cinema alla vita reale, anche se ovviamente il cinema non è vita, è fiction.



Non crede che lo spettatore "tradizionale" possa sentirsi però spaesato di fronte allo schermo perennemente diviso in 4 o che, d'altro canto, quello "smaliziato" possa accusarla di fare solo un gioco, un esercizio di stile?


Il disorientamento è soltanto iniziale, diciamo che dura nei primi dieci minuti. Quanto allo spettatore cosiddetto "smaliziato", è chiaro che se recepisce il mio film come sperimentazione sterile e fine a sé stessa c'è qualcosa che non va, che ho sbagliato qualcosa. Ma d'altro canto il pubblico non è che una collettività di singoli. Ognuno reagisce in modo soggettivo. Di fatto, l'unica persona alla cui reazione si può fare riferimento nel girare un film è sé stessi.



In che modo l'uso della camera digitale, in Hotel, ha influito sul lavoro degli attori? E come si è integrato con la mancanza di un copione e il conseguente uso massiccio dell'improvvisazione?


In Timecode ho usato ancora delle telecamere grosse e non tropo agili. In Hotel invece ho provato i vantaggi delle mini camere digitali: gli attori si dimenticano subito della loro esistenza, e oltretutto non c'è bisogno di luci e illuminazione particolari. In tal modo si crea una diversa situazione nel rapporto con loro e nel loro lavoro: questo si fa più libero, e allo stesso tempo più interattivo. Addirittura, talvolta si creano situazioni in cui, per riprendere un attore, mi sono dovuto sedere sopra ad un altro, il quale, una volta finito il suo ruolo di "supporto tecnico", tornava magari in scena con le sue battute…in questo modo gli attori vengono anche coinvolti nella preparazione tecnica, e si abbattono le formalità tra attore e regista, crollano subito i muri, ed è una cosa molto positiva.


timecode

Maggiore interazione e improvvisazione: ci si avvicina un po' al teatro?


Da un lato si, forse al 50%, dall'altro però quella richiesta agli attori rimane sempre un tipo di recitazione cinematografica, dunque frammentaria, spezzettata, continuamente interrotta dal "Taglia". Per la verità, ecco una cosa che non mi piace del cinema: la sua sensualità intrinseca viene sezionata, e non puoi dividere e interrompere un atto sensuale.



Continuerà a girare in digitale?


Non necessariamente. Dipende da diversi fattori: le esigenze del momento, il budget a disposizione…Ad esempio, prima di Timecode ho girato Miss Julie in super 16. È stato un processo molto soddisfacente: ho potuto girare anche per 20 minuti senza interruzioni. E sicuramente mi trovo meglio con il super 16 che con il 35 ml. Ma non mi sento legato a una tecnica specifica



Ha trovato stimolante il contrasto tra una location "antica" e decadente come il Lido di Venezia e l'uso di tecniche innovative?


Per la verità, il concetto di "sperimentale" è molto oscillante e soggettivo. Non mi sono sentito avanguardistico nel girare Timecode o Hotel: è il mio genere di tecnica, per me è assolutamente normale. Mentre mi sono sentito più "sperimentale" nel girare Miss Julie. Cosa è sperimentale? E rispetto a cosa? A noi stessi, a una certa epoca? Per uno come me, sarebbe avanguardistico e sperimentale dirigere un testo di Shakespeare.

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