FESTIVAL DI ROMA 2012 – "Un regista deve sempre fare un passo nell'ignoto" – Incontro con Paul Verhoeven


Accoglienza straordianaria per Paul Verhoeven che porta qui a Roma il singolare progetto di Steekspel, film "partecipato" scritto in collaborazione con migliaia di internauti. I realizzatori si son trovati davanti a più di 700 sceneggiature e di 2000 video, e le idee più interessanti sono poi finite nella sceneggiatura finale. Dinamica produttiva, registica e fruitiva di illuminata avanguardia: "per me fare il regista significa dover sempre rinunciare alle certezze, fare sempre un passo nell'ignoto"

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Accoglienza straordianaria per Paul Verhoeven, appalauditissimo, che porta qui a Roma il singolare progetto di Steekspel, film "partecipato" scritto in collaborazione con migliaia di internauti che basandosi su soli 4 minuti girati dal regista hanno ipotizzato ognuno una storia differente. I realizzatori si son trovati davanti a più di 700 sceneggiature e di 2000 video, e le idee più interessanti sono poi finite nella sceneggiatura finale. Dinamica produttiva, registica e fruitiva di illuminata avanguardia:

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Come si è arrivati alla sceneggiatura finale?

Beh, é stato difficile. Avevamo più di 2000 proposte diverse e qualcuno aveva addirittura girato la sua personale. È stato difficile, ripeto, provate voi a selezionare solo il materiale valido in mezzo a tutto quel marasma! Sinceramente speravo di recuperare almeno una sceneggiatura utilizzabile, ma in realtà ho dovuto fare un collage di singoli spezzoni validi e lo script che abbiamo usato è un misto di almeno cinquanta proposte differenti. C'è da aggiungere il fatto che chi scrive una sceneggiatura per la prima volta pensa di poter sempre inventare, creare personaggi, andare avanti per pagine e pagine senza mai arrivare ad una fine. Quando ci siamo trovati davanti a tutto quel materiale abbiamo dovuto noi dare una forma definitiva.


Dato il prodotto finito, incredibilmente aderente alle sue corde, crede che gli utenti fossero influenzati dallo star scrivendo per lei?

Si e no. Certamente i miei film precedenti hanno contato, ma contava anche la libertà che avevano loro. Qualcuno si è anche spinto nel mondo del sadomaso, forse ispirato da 50 sfumature di grigio, ma di quella precisa sceneggiatura ho usato solo una scena. Comunque la cosa principale per me è essermi sentito di nuovo libero e senza niente da perdere. In questo senso è stato certamente un progetto sperimentale


Lei cambia sempre genere, continente, contesto produttivo, è una sua precisa esigenza?

Penso che un regista deve sempre fare un passo nell'ignoto, avere paura di non riuscire, perchè forse le eccessive sicurezze non aiutano il nostro lavoro. E poi in questo modo mi sono veramente sentito ringiovanito, se non sai dove andrai il giorno dopo diventi creativo per forza.

Nei suoi film, diversissimi tra loro, forse la cosa comune è che si suggerisce allo spettatore che seguire il proprio desiderio è sempre la cosa giusta, ma anche la più pericolosa, è vero?

Sicuramente si, se ci pensa c'è molto di hitchcokiano in ciò che ha detto: fare cose differenti, violare le regole, sperimentare le ambiguità. Penso che questo mio lavoro sia piacevolmente amorale.

E state già vendendo l'idea del progetto in Cina! Beh, una dinamica produttiva rivoluzionaria…

Si ma queste cose in realtà le fanno i produttori, io non mi occupo minimamente di questa cosa, anche se è vera, si. Diciamo che io non ci guadagno molto, sin intascano tutto loro! (sorride)

Inevitabile domanda: ha visto il remake di Total Recall? Come lo giudica? E del progetto Robocop?

Si, certo, ho visto Total Recall. Non credo che funzioni più di tanto, forse perchè si son presi troppo sul serio. Il mio film era più ironico, credo che mai come ora io e Arnold siamo stati rivalutati per quel film. Di Robocop se ne parla ormai da anni, non ne so nulla, ma spero che anche quel progetto non perda la leggerezza che avevamo noi.

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