FESTIVAL DI ROMA 2012 – "A Glimpse Inside The Mind Of Charles Swan III", di Roman Coppola (Concorso)

Dalla nascita all'eclisse dell'amore. Roman Coppola – figlio di cotanto padre – traccia un ponte ideale con l’ultimo film scritto insieme a Wes Anderson, restando fedele a un'idea di cinema che configura il movimento sentimentale come unica traccia di vita ancora filmabile. E, non a caso, si affida a Charlie Sheen: attore e uomo in crisi perenne, che ha dolorosamente scavallato da anni il confine della sua stessa immagine. Un piccolo grande film popolato dai fantasmi (cinefili) di un’infantilità endemica e ferita, che accorrono divertiti e divertenti a suturare l'immaginario mancante…

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 "All that is now, all that is gone,

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all that's to come and everything under the sun

is in tune but the sun is eclipsed by the moon" — Eclipse, Pynk Floyd

 

L’amore che nasce su una spiaggia, impetuoso e sorgivo, nell’improvvisa scintilla di un moonrise kingdom… può essere anche dolorosamente eclissato. Mostrando il lato oscuro di quella stessa luna. E allora tutto ciò che rimane in piedi sono solo frammenti di passato, ossessive pulsioni di ricostruzione, proiezioni di un futuro immaginato. Il cinema forse?

Roman Coppola – figlio di cotanto padre – traccia un ponte ideale con l’ultimo film scritto insieme a Wes Anderson, restando fedele a un'idea di cinema che configura il movimento sentimentale come unica traccia di vita ancora filmabile. E non a caso si affida a Charlie Sheen, attore e uomo ormai in crisi perenne, che ha dolorosamente scavallato da anni il confine della sua stessa immagine: abitata, subita, tatuata sulla pelle in quest’ironico e coraggioso esercizio autobiografico di denudamento sentimentale. Il secondo lungometraggio di Roman Coppola, a dieci anni dall’interessante e sfortunato CQ, è tutto dalla parte di Charles Swan(n): una giocosa citazione proustiana che schiude istantaneamente il mondo onirico del protagonista, un grafico di successo "rabbuiato" dopo l’abbandono della propria donna. Dopo l’eclisse del sentimento appunto. E la reazione istantanea non può che essere partorire spettacolo per difendersi, in un’ipertrofia visiva che innesca il caos partendo addirittura dai collage di immagini (neo)dadaiste, per poi piombare in un universo regolato solo dalle sfumate logiche del cinema.

Non c’è dubbio, per Roman e per Sofia (come potrebbe essere altrimenti?) il film è mondo, il set è vita, l’immagine è tempo. E proprio l'immaginario novecentesco (artistico, cinematografico, musicale, architettonico…) diventa la divertita e commovente barriera protettiva partorita dalla mente di un uomo che deve compiere il suo personale viaggio nel cinema per tentare una tardiva crescita: la presa di coscienza del lutto amoroso sulle note di un musical di Bugsy Berkeley; la rabbia e il rancore da affrontare in un primigenio e comico western (strepitosa l’entrata in scena in purissimo stile Saturday Night Live di un Bill Murray in versione John Wayne); la depressione del post trauma in un noir anni ‘40; il pericolo dell'incontro/scontro con la fantasia femminile delegata alla fantascienza francese anni ‘60.

Da questo punto di vista A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III è anche un film intimamente maschile. Popolato da fantasmi di un’infantilità endemica e ferita, che accorrono a suturare l’immaginario fratturato di un eterno bambino che si aggrappa al suo giocattolo preferito. E proprio come nei giochi più divertenti e divertiti Roman Coppola cita i suoi miti Bob Fosse (All That Jazz e Lenny) e Federico Fellini (da 8 1/2 in poi…), il Woody Allen di Io e Annie e persino il Coppola senior de La conversazione, nel momento culminante dell’addio all’amata e dell’apertura all’amore. Esattamente come in CQ, il ricordo del cinema serve solo a tentare di dar forma a un desiderio: perchè “il desiderio è la cosa più vicina alla felicità che mi è rimasta” come dice il (nostro) vecchio amico Bill Murray. Roman Coppola ci crede ancora.

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