"District 9", di Neill Blomkamp

district 9

Sorprendente mockumentary diretto da un neozelandese alla sua opera prima che si mette in luce per una riccheza inventiva e che lascia progressivamente precipitare dentro un'apocalisse irreversibile attraverso un ritmo incalzante ma anche con uno sguardo nuovo e originale che accumula residui da Cronenberg a Carpenter, da Jackson a Weir e poi si spinge dentro i propri territori inviolabili e chiusi

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district 9Se uno volesse, potrebbe cascarci. Anzi, verrebbe quasi voglia di vedere District 9 comese fosse un vero documentario. Attraverso le interviste, si parla della difficile convivenza tra gli alieni e gli umani. I primi, con un corpo a metà tra gli insetti e i crostacei, si sono piazzati nel "Distretto 9" di Johannesburg all'inizio degli anni '80. Dopo quasi 30 anni però la MNU (Multi-National United), una compagnia completamente disinteressata al loro benessere che, con lo scopo di attivare le armi extraterrestri dalle quali possono ricavare enormi profitti, inizia a scacciarli dal distretto e affida le operazioni a Wikus van der Merwe. La situazione però precipita quando l'uomo inizia a contrarre un virus che muta progressivamente il suo DNA.
C'è un senso di opprimente attesa prima della catastrofe. E questa è data dall'incombente presenza dell'astronave sopra il distretto, sotto la quale agiscono più livelli di umanità. Oltre gli umani e gli alieni c'è anche la malavita nigeriana attraverso il boss Obesandjo che cerca di trarre profitti con gli extraterrestri attraverso la vendita di cibo per gatti. I colori grigiastri che rendono quello spazio come impermeabile sembrano riciclati dal cinema di Ridley Scott. Dentro però c'è anche l'influenza del produttore Peter Jackson (Splatters. Gli schizzacervelli) assieme alla claustrofobia di Carpenter e la mutazione di Cronenberg. Non solo. Attraverso la formula del finto reportage-tv questo mockumentary possiede una formula non troppo lontana a quella di The Truman Show. Anche qui infatti gli intervistati parlano di Wikus in modo simile a come facevano con Truman nel film di Weir. C'è poi la presenza di uno sguardo opprimente e invasivo su di lui che lo segue dapertutto e la stessa sensazione che da quel set chiuso non si possa mai sfuggire.
Realizzato dal sudafricano Neill Blomkamp al suo primo lungometraggio (che in qualche modo amplia il suo corto Alive in Jo'burg in cui venivano presentati degli alieni di un'altra galassia che facevano parte del mix culturale di Johannesburg), District 9 non è soltanto una potentissima parabola sul razzismo, ma è un film pieno di inventiva e di soluzioni riuscite, che lascia progressivamente precipitare dentro un'apocalisse irreversibile attraverso un ritmo incalzante ma anche con uno sguardo nuovo e originale. Blomkamp non solo ha talento ma riesce a creare un universo visionario che, con tutte le tracce delle pellicole dei registi citati, riesce a segnalarsi anche per la sua imprevedibilità. La metamorfosi di Wikus e il modo in cui si trova progressivamente a metà tra gli umani e gli alieni, mostra un cambio di prospettive, di punti di vista. E la sua progressiva vicinanza con l'alieno Christopher e suo figlio Little CJ possiede quell'attraente profondità del cinema di fantascienza umanista.
 
Titolo originale: id.
Regia: Neill Blomkamp
Interpreti: Sharlto Copley, David James, Jason Cope, Vanessa Heywood
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
Durata: 112'
Origine: Usa/Nuova Zelanda, 2009
 
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