"Come non detto", di Ivan Silvestrini


Silvestrini abbraccia con uno sguardo coinvolto l'esperienza del protagonista, portando lo spettatore in un viaggio attraverso i suoi ricordi e le sue emozioni in maniera fluida. Un viaggio che coincide con la scoperta di sé, della propria identità, non solo sessuale, ma come persona in questo mondo, un'identità a volta confusa, non capita neanche dallo stesso Mattia, fino alla finale accettazione di chi è veramente, come fidanzato, come amico e come figlio

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Come non dettoMattia, giovane laureato, si sta per trasferire in Spagna. La sua famiglia crede che lì lo aspetti solo un buon lavoro. In realtà Mattia sta per andare a convivere con il suo ragazzo, Eduard. Il problema, che si pone sin dalle primissime immagini e che continua a tormentarlo, è che i suoi non sanno che lui sia gay. E allora come dirglielo? Come non detto, opera prima di Ivan Silvestrini, sceneggiato da Roberto Proia, si confronta con un tema che solo ultimamente il cinema italiano ha iniziato ad affrontare con una certa consapevolezza, molto spesso in commedia, forse perché attraverso la risata è più facile far passare un messaggio o una riflessione. Ma, in fondo, la società italiana si trova ancora lontana dai traguardi raggiunti in un paese progressista, da questo punto di vista, come la Spagna ed è proprio con questi ostacoli che il film si deve necessariamente confrontare. Tuttavia, il film non pontifica in alcun modo su questioni politiche o morali, ma racconta giustamente una storia personale e quotidiana.

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Silvestrini abbraccia con uno sguardo coinvolto l'esperienza del protagonista, portando lo spettatore in un viaggio attraverso i suoi ricordi e le sue emozioni in maniera fluida, nel quale i piani temporali si sovrappongono, incrociano, succedono con una logica che corrisponde a quella della mente e della soggettività. Un viaggio che coincide con la scoperta di sé, della propria identità, non solo sessuale, ma come persona in questo mondo, un'identità a volta confusa, non capita neanche dallo stesso Mattia, fino alla finale accettazione di chi è veramente, come fidanzato, come amico e come figlio. La sua è una storia di normalità, che (finalmente) sfugge alla stereotipizzazione a cui spesso il cinema, soprattutto quello nostrano più mainstream, sottopone i personaggi gay, quasi sempre fin troppo sopra le righe. Se proprio di stereotipizzazione si vuole parlare, allora bisogna guardare alla famiglia di Mattia: padre e madre separati, lei casalinga sull'orlo della depressione, lui (presunto) cornificatore cronico, la sorella coatta con marito macho-meccanico, la nonna sui generis. Tuttavia, nonostante la base macchiettistica così tipicamente italiana, questi personaggi riescono a prendere vita vera grazie all'interpretazione degli attori, su tutti una Monica Guerritore finalmente libera da lacrime e drammi e Ninni Bruschetta. È attraverso l'interazione di Mattia con la sua famiglia, senza dimenticare gli amici, Stefania e Giacomo (meglio noto come Alba Paillettes di notte), che passa quella comicità tipica di una commedia degli equivoci, leggera, ma al tempo stesso necessaria, alla quale si accompagnano i momenti più seri. In fondo, sembra dire il film, la vita va presa con un sorriso.

Regia: Ivan Silvestrini

Interpreti: Josè Dammert, Josafat Vagni, Alan Cappelli, Valeria Bilello, Monica Guerritore, Ninni Bruschetta, Francesco Montanari

Origine: Italia, 2012

Distribuzione: Moviemax

Durata: 97  

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