"E se vivessimo tutti insieme?", di Stephane Robelin


Sul viale del tramonto, cinque amici inseparabili si ritrovano per unirsi nel comune processo cui conducono gli oltrepassati “anta”, insieme in un viaggio di condivisione di gioie e dolori. Il regista Stephane Robelin predilige l’età avanzata e la scandaglia in tutte le sue sfumature, dipingendo una tavolozza colorata che declina coi toni di commedia, venandola di un umorismo tutto francese

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Quando il cinema contemporaneo si confronta con ogni tipo di effetto speciale e tecnologia all’avanguardia per generare universi multiformi e pluridimensionali, c’è chi cerca di reinventarsi dall’interno, andando a scavare nelle pieghe dell’anima e delle paure più recondite. E se vivessimo tutti insieme? rientra in quest’ultima tipologia. La senilità varca quello schermo tanto ambito dalla più moderna gioventù, consumistica di sogni ancor prima di poterli delineare. Qui i sogni si declinano in poche ma fondamentali consapevolezze, lungo un percorso a ostacoli che si avvicina pericolosamente al termine. Sul viale del tramonto, cinque amici inseparabili si ritrovano per unirsi nel comune processo cui conducono gli oltrepassati “anta”, insieme in un viaggio di condivisione di gioie e dolori. Il regista Stephane Robelin predilige l’età avanzata e la scandaglia in tutte le sue sfumature, dipingendo una tavolozza colorata che declina coi toni di commedia, venandola di un umorismo tutto francese. Oltre i segni che avvizziscono una figura in progressivo decadimento, si riesce a percepire la consapevolezza dei propri limiti, ma la grandezza di questa pellicola sta tutta nella leggerezza con cui si affronta una tematica simile, liberandola dalla banalità e dalla falsa retorica.

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Questa storia dolce-amara parla di cinque compagni che decidono di andare a vivere insieme per sostenersi a vicenda. La casa di Anne e Jean diverrà così un luogo di ritrovata intimità, di confessioni e segreti. Albert e la moglie Jeanne, una rinvigorita Jane Fonda – carica di una verve tale da regalare una performance degna di un nome legato alla memoria godaridiana – si trasferiscono dalla coppia insieme allo scapolo Claude, che affoga ancora le proprie frustrazioni in massicce dosi di Viagra. Al quintetto da camera si aggiunge un giovane antropologo che si offre come dog-sitter, uno scoglio contro cui emergeranno poco a poco tutte le ansie di una vita segnata dall’incessante trascorrere del tempo. C’è ancora qualcosa per cui battersi nell’inesorabile processo di regressione che chiude il cerchio dell’esistenza umana: dalla culla alla bara, diceva qualcuno. Sorrisi e tenere lacrime si coniugano in una pellicola su cui si infonde quel tocco delicato proprio del cinema francese.Nonostante alcuni risvolti prevedibili, il regista confeziona un prodotto che sa catturare, appetibile nel costellarsi di lodevoli e spiritose gag.


E se vivessimo tutti insieme?
rappresenta il tentativo di esorcizzare l’approssimarsi della morte attraverso la strenua lotta per vivere ogni attimo nella sua pienezza. Uno schiaffo morale al cinismo di chi vorrebbe rinchiudere i “sorpassati” in ben più tranquilli ospizi. Nella scoperta di un tempo che segna quel corpo non più autosufficiente, la tragedia si incanala nello spirito di un’amicizia così vitale da risultare la più riuscita forma di catarsi. Solo in questa prospettiva si gusta il sapore amaro del dolore, mentre il velo nero della signora con la falce si solleva a scoprire il rosa shocking di un insolito cordoglio che vuole brindare alla vita.

Titolo originale: Et si on vivait tous ensemble?
Regia: Stéphane Robelin
Interpreti: Geraldine Chaplin, Jane Fonda, Claude Rich, Pierre Richard, Camino Texeira, Guy Bedos, Bernard Malaka, Gustave de Kervern, Laurent Klug, Lionel Nakache, Philippe Chaine
Origine: Francia/Germania, 2011
Distribuzione: Parthénos
Durata: 96'

 

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