“Scusa, mi piace tuo padre”, di Julian Farino


In realtà le vere conseguenze a cui assisteremo non sembrano tanto essere quelle scatenate dall'insana passione tra i due personaggi adulteri, quanto quelle relative al pruriginoso incontro tra una coppia di star tra le più amate dal piccolo schermoChe però in verità spartiscono ben poche sequenze e un paio di baci, soprattutto perché lo script dona maggiore attenzione alle figure “di contorno”, o forse sono i fenomenali interpreti a recriminare per riprendersela

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All'interno del sottogenere della guerra tra dirimpettai di provincia USA, che va da Avildsen/Belushi/Aykroyd agli ultimi Lemmon/Matthau a, per dire, Conciati per le feste (2006, con De Vito vs Broderick), passando per il sublime episodio dei Simpson in cui Bush padre si trasferisce a vivere di fronte a Homer, il film di Julian Farino si scava un cunicolo abbastanza tortuoso e poco battuto: dopo trent'anni di matrimonio, uno dei vicini si innamora della figlia poco più che ventenne dell'altro, amico fraterno con cui condivide il jogging mattutino e le cene dei giorni di festa.
Ma in realtà le vere conseguenze a cui assisteremo non sembrano tanto essere quelle scatenate dall'insana passione tra i due personaggi, quanto quelle relative al pruriginoso incontro tra una coppia di star tra le più amate dal piccolo schermo: da un lato Hugh Dr House Laurie, e dall'altro Leighton Blair Waldorf Meester dritta da Gossip Girl (tanto che ci stupiamo che per il simpatico titolo italiano, che traduce l'originale The Oranges, non si sia pensato a qualcosa più del tipo Ti va di giocare al dottore? xo xo).
Il film parrebbe infatti vivere tutto sulla scintilla tra le due icone televisive, che però in verità spartiscono ben poche sequenze e un paio di baci, e giusto un vero momento di genuina emozione (“oh Nina, sei così bella, e lo sarai sempre di più” “staremo a vedere…”): soprattutto perché lo script dona paradossalmente maggiore attenzione ai personaggi “di contorno”, o forse sono i fenomenali interpreti a recriminare per riprendersela, con successo.

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La coppia di vicini Oliver Platt e Allison Janney sembra allora decisamente più a proprio agio di una sprecata Catherine Keener moglie tradita e abbandonata, che pare messa lì sostanzialmente a conferma dell'anima indie dell'operazione (fotografia sgranata su New Jersey grigio e desolato, accenni di macchina a spalla, la sempre più fenomenale Alia Shawkat figlia-voce narrante con gli amici clerks del negozio di mobili sfigato…): anche se le loro figure son tratteggiate senza troppa raffinatezza (la madre isterica e iperapprensiva, il buon padre di provincia con la pancia e la fissa per i gadgets per la casa di ultima generazione), gli attori regalano ai dialoghi e alle sequenze un'anima anche fragile e sincera.
La pecca maggiore di Farino e dei suoi sceneggiatori (tutti professionisti della serialità televisiva) resta dunque solo quella di non voler portare l'assunto alle sue estreme conseguenze di dissoluzione, limitandosi a scagliare nel finale la non convintissima Keener contro i prati delle villette punteggiati da decorazioni e pupazzi natalizi da far saltare via e da ridurre in frantumi con il muso della propria auto: se ci pensate, un'altra classicissima sequenza che siamo abituati a vedere nel formidabile sottogenere della commedia dicembrina di lotta tra vicini di casa.

Titolo originale: The Oranges
Regia: Julian Farino
Interpreti: Hugh Laurie, Allison Janney, Oliver Platt, Catherine Keener, Leighton Meister, Adam Brody, Ali Shawkat
Origine: USA, 2012
Distribuzione: M2 Pictures
Durata: 90'

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    Un commento

    • ritratto depressivo di uno spaccato piccolo borghese americano, senza profondità nel tratteggiare personaggi stereotipati e scontati, con dialoghi altrettanto scontati e prevedibili, il film è abbastanza noioso e statico. Non si vede la passione, la crisi, la gelosia, tutto è solo svogliatamente raccontato, i personaggi sembrano più fumettistici che reali. Pigro nell'evoluzione, banale nel finale.Poco credibile, quasi irritante