"In Darkness", di Agnieszka Holland


Ispirato a una storia realmente accaduta, ri-raccontata da In the Sewers of Lvov di Robert Marshall, il nuovo film di Agnieszka Holland prova a ripercorrere una tragedia epocale da un luogo privilegiato simbolico. L'oscurità labirintica delle fogne diventa un limbo infernale di attesa. La parabola è di quelle strazianti, in grado di gelare il sangue, ma la ricostruzione non riesce mai a penetrare quell'oscurità evocata

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L'Olocausto viene questa volta riflesso dalle macerie di un sistema fognario tenebroso, in cui trova rifugio un gruppo di ebrei tenuti in vita da un polacco ambiguo. Ispirato a una storia realmente accaduta, ri-raccontata da In the Sewers of Lvov di Robert Marshall, il nuovo film di Agnieszka Holland, salvato dall'oblio da Good Films, prova a ripercorrere una tragedia epocale da un luogo privilegiato simbolico. L'oscurità labirintica delle fogne diventa un limbo infernale di attesa, sospeso tra la morte certa della luce del giorno e una via di fuga agognata che porti alla sopravvivenza. La parabola è di quelle strazianti, in grado di gelare il sangue, ma la ricostruzione della Holland non riesce mai a penetrare quell'oscurità evocata, limitandosi a sporcare i volti e a richiamare scelte umane terribili (la conta di chi potrà salvarsi, l'infanticidio, l'omicidio), senza mai riuscire a farle deflagrare nello stomaco dello spettatore.

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La città polacca di Lvov/Leopoli viene occupata dai nazisti. Leopold Soha è un ispettore fogniario che per barcamenarsi nelle difficoltà, insieme al suo aiutante, compie piccoli furti nelle case dei benestanti. Un giorno scopre un gruppo di ebrei che sta scavando un tunnel sotto al ghetto: quando l'eccidio e la deportazione hanno inizio, Soha sceglie di aiutare i rifugiati a nascondersi, in cambio di soldi e altri oggetti preziosi. Quello che inizia come un semplice scambio commerciale, diventa ben presto una lotta contro l'inevitabile, a costo della propria stessa vita.
Il fragile equilibrio di In Darkness, che era stato candidato all'Oscar per il miglior film straniero nel 2012, si infrange su ondate emotive che suonano artefatte, come se per evocare l'orrore sia sempre necessario spostare il registro sull'ottava superiore. Non è neanche questione di sfumature, perché la regista polacca è in grado di raccontare la paura, i dubbi, i ripensamenti con poche caratterizzazioni essenziali, quanto proprio di registro focale, come se di una storia tragica siano privilegiati solo i picchi, senza il tempo di sedimentare lo svolgimento in un arco narrativo composito. Un compito di memoria necessario, sostenuto però da un'architettura spenta, che rimane alla facciata teatrale della storia, senza mai sprofondare realmente nella melma inestricabile del male.

Titolo originale: id.
Regia: Agnieszka Holland
Interpreti: Robert Wieckiewicz, Benno Fürmann, Agnieszka Grochowska, Maria Schrader, Herbert Knaup
Distribuzione: Good Films
Durata: 145'
Origine: Polonia, Germania, 2011

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