"S. B. Io lo conoscevo bene", di Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella

E' un peccato che Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella non tengano fede al loro proposito iniziale: raccontare la storia di Silvio Berlusconi attraverso le persone che lo conoscevano e che lo hanno tradito. Il documentario smarrisce l'interesse di aprire un nuovo punto di vista sull'uomo che ha fottuto un'intera nazione e ripiega sulla solita epopea del sogno italiano.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

L'impatto di Silvio Berlusconi sugli ultimi venti anni della vita italiana è stato tale che i documentari sulla sua carriera non mancheranno mai più. La filmografia sull'argomento è così ricca e la vita dell'ex primo ministro è stata talmente tanto sotto i riflettori dei media e della giustizia che è difficile trovare qualcosa di inedito da dire o da dimostrare. Giacomo Durzi e il giornalista d'inchiesta Giovanni Fasanella hanno manifestato un approccio nuovo ma purtroppo non hanno tenuto fede al loro proposito iniziale. La vita dell'uomo che ha fottuto un'intera nazione doveva essere raccontata dagli amici di lunga data, da quelli che lo avevano accompagnato nella prima avventura edilizia di Milano 2 e poi lo avevano abbandonato proprio all'apice dell'ennesima vittoria politica del 2008. S. B. Io lo conoscevo bene non ha insistito su un'intuizione geniale e non ha creduto alla possibilità di una serie di racconti incrociati ed incoerenti che avrebbero potuto trasformare le interviste in una biografia alla Citizen Kane. E' paradossale come la vita di Silvio Berlusconi sia stata spesso accostata al film di Orson Welles ma nessuno si è mai preoccupato di ricostruirla attraverso la ricerca della sua rosebud personale. I contributi del suo primo avvocato Vittorio Dotti e del vecchio sindaco milanese Paolo Pillitteri sono gli unici ad andare verso questa strada e a dividersi sulla conclusione: il legale si è ormai rassegnato al ricordo di quell'imprenditore rampante con cui giocava a tennis mentre l'ex socialista ha ancora nostalgia del berlusconismo e di quei tempi in cui la sua città era il centro della vita italiana. Gli altri partecipanti si appiattiscono sul commento alla solita epopea del palazzinaro che diventa editore e poi primo ministro e offrono la loro opinione alle immagini di repertorio di eventi che sono ormai noti a tutti. Il film si concentra molto sull'ultimo periodo boccaccesco del bunga bunga e di quella che Paolo Guzzanti definisce mignottocrazia: forse Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella si sono accorti in corsa di come il loro film avesse cambiato il suo indirizzo in corsa. Il giudizio non è tanto su Silvio Berlusconi e la sua era politica ma sulla parabola del potere: i traditori e i congiuranti condannano lo stile di vita e la progressiva incontinenza verbale e sessuale del loro mecenate non per i suoi effetti sull'economia e l'immagine dell'Italia ma perchè le olgettine e le soubrette li hanno scalzati dai favori e della condivisione del comando. E quando descrivono un tycoon che si è sempre circondato di yes men manipolabili non si accorgono che stanno parlando anche di loro stessi.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

 

Regia: Giacomo Durzi, Giovanni Fasanella
Origine: Italia, 2012
Distribuzione: Intramovies Picks
Durata: 75'
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array

    "S. B. Io lo conoscevo bene", di Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella

    E' un peccato che Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella non tengano fede al loro proposito iniziale: raccontare la storia di Silvio Berlusconi attraverso le persone che lo conoscevano e che lo hanno tradito. Il documentario smarrisce l'interesse di aprire un nuovo punto di vista sull'uomo che ha fottuto un'intera nazione e ripiega sulla solita epopea del sogno italiano.

    --------------------------------------------------------------
    CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

    --------------------------------------------------------------

    L'impatto di Silvio Berlusconi sugli ultimi venti anni della vita italiana è stato tale che i documentari sulla sua carriera non mancheranno mai più. La filmografia sull'argomento è così ricca e la vita dell'ex primo ministro è stata talmente tanto sotto i riflettori dei media e della giustizia che è difficile trovare qualcosa di inedito da dire o da dimostrare. Giacomo Durzi e il giornalista d'inchiesta Giovanni Fasanella hanno manifestato un approccio nuovo ma purtroppo non hanno tenuto fede al loro proposito iniziale. La vita dell'uomo che ha fottuto un'intera nazione doveva essere raccontata dagli amici di lunga data, da quelli che lo avevano accompagnato nella prima avventura edilizia di Milano 2 e poi lo avevano abbandonato proprio all'apice dell'ennesima vittoria politica del 2008. S. B. Io lo conoscevo bene non ha insistito su un'intuizione geniale e non ha creduto alla possibilità di una serie di racconti incrociati ed incoerenti che avrebbero potuto trasformare le interviste in una biografia alla Citizen Kane. E' paradossale come la vita di Silvio Berlusconi sia stata spesso accostata al film di Orson Welles ma nessuno si è mai preoccupato di ricostruirla attraverso la ricerca della sua rosebud personale. I contributi del suo primo avvocato Vittorio Dotti e del vecchio sindaco milanese Paolo Pillitteri sono gli unici ad andare verso questa strada e a dividersi sulla conclusione: il legale si è ormai rassegnato al ricordo di quell'imprenditore rampante con cui giocava a tennis mentre l'ex socialista ha ancora nostalgia del berlusconismo e di quei tempi in cui la sua città era il centro della vita italiana. Gli altri partecipanti si appiattiscono sul commento alla solita epopea del palazzinaro che diventa editore e poi primo ministro e offrono la loro opinione alle immagini di repertorio di eventi che sono ormai noti a tutti. Il film si concentra molto sull'ultimo periodo boccaccesco del bunga bunga e di quella che Paolo Guzzanti definisce mignottocrazia: forse Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella si sono accorti in corsa di come il loro film avesse cambiato il suo indirizzo in corsa. Il giudizio non è tanto su Silvio Berlusconi e la sua era politica ma sulla parabola del potere: i traditori e i congiuranti condannano lo stile di vita e la progressiva incontinenza verbale e sessuale del loro mecenate non per i suoi effetti sull'economia e l'immagine dell'Italia ma perchè le olgettine e le soubrette li hanno scalzati dai favori e della condivisione del comando. E quando descrivono un tycoon che si è sempre circondato di yes men manipolabili non si accorgono che stanno parlando anche di loro stessi.

    --------------------------------------------------------------
    #SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

    --------------------------------------------------------------

     

    Regia: Giacomo Durzi, Giovanni Fasanella

    Origine: Italia, 2012

    Distribuzione: Intramovies Picks

    Durata: 75'

    --------------------------------------------------------------
    CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

    --------------------------------------------------------------

      ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

      Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


      Array