“Amiche da morire”, di Giorgia Farina


Cinema che si taglia con un grissino, cinema tonnato, inscatolato dopo essere stato ripulito e fatto a pezzi, qualità pinne gialle (interpreti tutte a proprio agio, sceneggiatura professionale – Bonifacci – con un certo ritmo, fotografia pulitissima, produzione non certo risicata…) ma che di sicuro come un pesce (fuor d'acqua?) non fa che mostrare la bocca aperta, spalancata: non parla, e non dice nulla

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Qualche assassinio senza pretese lo abbiamo anche noi qui in paese: decisamente desolante constatare come la profezia vanziniana di Un'Estate al Mare non ci abbia poi messo troppi anni ad avverarsi. In quel film, subito dimenticato come gran parte della produzione di Carlo e Enrico Vanzina recente ma in realtà punto nodale di non poco conto nella parabola del cinema italiano “popolare” dell'ultima decade, come già scrivemmo all'epoca dell'uscita gli autori sembravano indicare nella sostituzione definitiva della quinta al set il cortocircuito letale dell'impasse cinematografica nostrana (la soluzione per i Vanzina diventava allora paradossalmente mettere in scena, svelare l'impalcatura teatro-varietà in quanto tale, con il vertiginoso frammento con Gigi Proietti di chiusura).

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Torna stranamente in testa proprio Un'Estate al Mare (sarà per via dell'episodio a Peschici con Lino Banfi) durante la visione di questo Amiche da morire, con il fondale turistico del villaggio-di-pescatori-fuori-dal-tempo-con-mare-cristallino (Puglia? Sicilia? Sardegna? un posto vale l'altro…) davanti al quale recitano il proprio stereotipo travisato per caratterizzazione grottesca le attrici del film della Farina, che si diverte a portare a spasso per il paese l'amore sacro e l'amor profano – ed è una folgorazione: tra tutte le visioni premonitrici della Fine del Mondo, è inaspettato che sia proprio il film a episodi vanziniano del 2008 a venirci in soccorso per tentare di comprendere come si sia potuti arrivare a questo scintillante prototipo di cinema tonnato, inscatolato dopo essere stato ripulito e fatto a pezzi. Più uno ci ripensa in quest'ottica, e più Un'Estate al Mare si staglia davvero come un manifesto d'allarme ormai irrevocabilmente inascoltato.

Cinema che si taglia con un grissino per il quale ancora una volta vale l'incapacità di leggere il reale (o addirittura quella di riuscire quantomeno a travisarlo), come Brignano e Nancy Brilli bloccati nell'abitacolo dell'ascensore dei cornuti sempre nel cosiddetto cinecocomero vanziniano di qualche anno fa: che ce ne facciamo? Bisognerebbe scappare a gambe levate da questo invito a cena di famiglia jellata, dopo aver vomitato la parmigiana di casa, e prima del limoncello con l'anice.
Questo cinema sarà pure qualità pinne gialle (interpreti tutte a proprio agio, sceneggiatura professionale – Bonifacci – con un certo ritmo, fotografia pulitissima, produzione non certo risicata…) ma di sicuro come un pesce (fuor d'acqua?) non fa che mostrare la bocca aperta, spalancata: non parla, e non dice nulla. Che nostalgia per i film di Carlo Vanzina di una volta…

Regia: Giorgia Farina 
Interpreti: Claudia Gerini, Cristiana Capotondi, Sabrina Impacciatore, Vinicio Marchioni, Marina Confalone, Corrado Farina
Origine: Italia, 2013
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 103'

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