“Tra cinque minuti in scena”, di Laura Chiossone


Laura Chiossone, dopo svariarti corti autoprodotti e la regia di video musicali, firma un esordio, molto inconsueto per la scelta del tema trattato, che da prova di tutto il suo talento e della capacità di fronteggiare e padroneggiare più linguaggi cinematografici. Tra realtà, teatro e fiction indaga il rovesciamento del rapporto madre/figlia con uno sguardo inedito ed originale

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Documentario, teatro e fiction. Sono questi i tre linguaggi, funzionali alla narrazione delle altrettante storie che si alternano, tra realtà e finzione, all’interno del film, dei quali si serve, per il suo esordio cinematografico, Laura Chiossone in Tra cinque minuti in scena. A legare queste vicende è Gianna, attrice teatrale che, come spesso accade, ad un certo punto della vita, si ritrova ad accudire la madre malata e non più autosufficiente, invertendo così i ruoli naturali del rapporto madre/figlia.

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Gianna deve dividersi tra le cure all’anziana donna, le prove di una commedia teatrale incentrata, destino vuole, proprio sul rapporto tra una figlia e la madre in là con gli anni, e la nascita di un’amore sbocciato, in punta di piedi, tra le tavole del palcoscenico. Laura Chiossone, dopo svariarti corti autoprodotti e la regia di video musicali, firma un esordio, molto inconsueto per la scelta del tema trattato, che da prova di tutto il suo talento e della capacità di fronteggiare e padroneggiare più linguaggi cinematografici. Per filmare la parte documentaristica, incentrata sul rapporto reale di Gianna Coletti con sua madre Anna, la Chiossone, utilizza una macchina fotografica che le permette di muoversi con discrezione tra le mura della casa delle due donne e catturare dettagli toccanti del loro legame. In queste inquadrature non c’è nulla di morboso o voyeuristico, c’è solo la volontà di raccontare un rapporto d’amore profondo, fatto di silenzi, ironia, difficoltà e dedizione. Per dare anche una controparte leggera la film, la regista, nella sezione dedicata alla commedia teatrale, nella quale tuttavia si percepisce la denuncia dell’odierna mancanza di fondi destinati alla cultura, decide di filmare in bianco e nero con l’ausilio di tre videocamere digitali. Qui la recitazione è volutamente esasperata, quasi caricaturale, proprio per creare una rottura, una sospensione dal reale. Ad unire questi due mondi ci pensa la parte di fiction, filmata in pellicola, in una Milano lontana degli stereotipi, urbana, nella quale emergono le diverse personalità degli attori che formano la compagnia teatrale.

 

In un contesto cinematografico odierno, che tende a non dare molto spazio a tematiche legate alla terza età, la Chiossone, firma un esordio vincente sia per la confidenza dimostrata nel destreggiarsi tra diversi stili narrativi sia per la scelta del tema. La storia privata e reale di Gianna e Anna Coletti ci è mostrata senza mai sconfinare nel pietoso, bensì con delicatezza, rispetto e un fondo di speranza e bellezza che pervade ogni inquadratura.

 

 

Regia: Laura Chiossone

 

 

Interpreti: Gianna Coletti, Anna Coletti, Gianfelice Imparato, Anna Canzi, Elena Russo Arman, Ursula Bradaskija, Luca Di Prospero

 

Distribuzione: Parthenos
Durata: 84′

Origine: Italia, 2012

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