“Dino e la macchina del tempo”, di Yoon-suk Choi e John Kafka

dino e la macchina del tempo
Se il tema dalla parabola formativa che porta Dino e sua madre ad andare oltre quelle posizioni tanto opposte da apparire inconciliabili che regolano il loro rapporto, poteva essere di qualche interesse, il film firmato a quattro mani da Yoon-suk Choi e John Kafka ben presto mostra il fiato corto e si arena nell’incapacità di dare vera profondità emotiva ai personaggi che racconta

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dino e la macchina del tempoAlla fine è sempre un affare di famiglia. Sì, perché questo scialbo e più che dimenticabile Dino e la macchina del tempo, produzione che vede coinvolti Stati Uniti e Corea del Sud, ci parla dello scontro generazionale che, sin dalla notte dei tempi, regola i rapporti tra genitori e figli. In un montaggio parallelo che fa struttura portante del film, da una parte c’è Dino, il piccolo protagonista appassionato di dinosauri dalla fulva chioma scarmigliata che, a cavallo del suo skateboard rocket, proprio non ne vuole sapere di rispettare le regole e s’ingegna in mille trovate, con la più che classica reazione a catena di guai, per evadere dallo stretto controllo che la figura materna vorrebbe imporgli. Dall’altra una mamma, eletta di recente madre dell’anno, che invece professa una sana fermezza di principi e un tuonante “nessun compromesso”. A far da cornice è una sonnacchiosa cittadina americana, che assomiglia più ad un parco a tema e vanta il maggior numero di ritrovamenti di ossa preistoriche su scala mondiale, insomma, come ci dice Dino, una cittadina che farebbe la gioia di tutti gli appassionati di dinosauri e ere preistoriche. Se poi si aggiunge uno scienziato, con le sue invenzioni strampalate, e una macchina del tempo a forma di uovo di dinosauro, le cose non possono che complicarsi. Così Dino, Max e Giulia, rispettivamente il miglior amico e la sorella del piccolo protagonista, finiscono dritti nell’era dei dinosauri, dove Tyra, un T-Rex femmina li scambia per i piccoli nati dal suo uovo.

Se il tema dalla parabola formativa che, dopo un lungo cammino, porta Dino e sua madre ad andare oltre quelle posizioni tanto opposte da apparire inconciliabili che regolano il loro rapporto, poteva essere di qualche interesse, il film firmato a quattro mani da Yoon-suk Choi e John Kafka ben presto mostra il fiato corto e butta via il suo potenziale, limitandosi a snocciolare unicamente tutti i cliché possibili del cinema d’animazione. Dino e la macchina del tempo si arena quasi da subito nell’incapacità di dare vera profondità emotiva ai personaggi che racconta, costretti in un ruolo studiato a tavolino che non permette loro alcuna libertà di movimento. Con tanto di buffoni al seguito, corpi comici senza idee che, per la felicità dei più piccoli, fanno man bassa dell’ormai abusato utilizzo di flatulenze varie, anche i cattivi sono figure del tutto prive di spessore che, accontentandosi di una blanda sgradevolezza morale e, dunque, ovviamente anche fisica, vengono spogliate di ogni vero potere destabilizzante. In un film che non solo non riesce mai a immaginare un altrove, nonostante la promessa di un nuovo mondo, quello preistorico, tutto da scoprire, ma che è anche del tutto incapace di creare il benché minimo coinvolgimento, Yoon-suk Choi e John Kafka sembrano più interessati a seguire alla lettera un ipotetico manuale sul cinema d’animazione, che non a sporcarsi le mani e confrontarsi veramente con la vita.
 
 
 
Titolo originale: Dino Time
Regia: Yoon-suk Choi e John Kafka
Interpreti (voci originali): Rob Schneider, Jane Lynch, Melanie Griffith, Stephen Baldwin, Pamela Adlom
Distribuzione: Notorius Pictures
Durata: 85’
Origine: Usa, Corea del Sud 2012
 

 

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