"Wolverine L'immortale", di James Mangold


Un capolavoro. Questa avventura di Wolverine conferma – qualora ce ne fosse ancora bisogno – lo spessore assoluto del Mangold cineasta, che qui dietro l’apparenza del blockbuster confeziona un mèlo trattenuto sorprendentemente raffinato, tra Akira Kurosawa e Tsukamoto. Non analogico né digitale. Mangold fa cinema spirituale

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Wolverine l'immortaleIl secondo capitolo di Wolverine prima di passare sotto le sapienti mani di James Mangold era stato proposto a Darren Aronofsky e Brian Singer che sembra abbiano a turno rifiutato il progetto. Poco male dal momento che l'autore di Walk the Line, Copland e Innocenti bugie è forse uno degli autori più sottovalutati della Hollywood contemporanea. A dirla tutta Wolverine L'immortale va persino oltre ogni più rosea previsione. Tratto dalla miniserie a fumetti della Marvel realizzata da Chris Claremont e Frank Miller, il Wolverine di Jackman/Mangold è un antieroe relegato in Alaska a vivere in letargo come un orso Grizzly, dilaniato dagli incubi ricorrenti, il senso di colpa per aver tradito l'amata Jean e la frustrante consapevolezza di non poter combattere la propria immortalità. Il personaggio sembra all'inizio quasi una rielaborazione di un individualismo tutto americano che trova le sue radici in un profondo legame con la wilderness quasi fosse una rielaborazione immortale del Jeremiah Johnson di Sidney Pollack (e Redford, ancora lui, misconosciuto "padre" del cinema americano di oggi). Del resto anche un altro film di Pollack si presenta sin da subito come un riferimento evidente: il crepuscolare, magnifico Yakuza, interpretato da Robert Mitchum.

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Contattato dal morente miliardario giapponese Yashida, al quale ha salvato la vita durante la Seconda Guerra mondiale, Logan va in trasferta a Tokyo dove gli verrà proposta l'opportunità di perdere finalmente la propria immortalità in cambio della salvezza del vecchio giapponese che negli anni ha costruito un impero tecnologico all'avanguardia. Sebbene tentato da un desiderio di morte che continua a perseguitarlo, Logan sembra rifiutare l'offerta. Ben presto le cose non tornano. Yashida muore e al suo funerale quelli della yakuza scatenano un inferno per rapire la nipote, beneficiaria del testamento. Logan la salva e con lei attraversa il Giappone in fuga, scoprendo strada facendo un nuovo sentimento Wolverine L'immortaleamoroso ma soprattutto di essere vulnerabile a stanchezza e pallottole.

In realtà questo secondo Wolverine salda il debito una volta ancora con il senso di colpa occidentale verso le distruzioni nucleari e le loro conseguenze di natura fisica, sociale e culturale nel mondo giapponese. Il corpo stanco del supereroe/soldato viene drammaturgicamente "intossicato" dal veleno della mutante Viper ma poco importa. Si configura  soprattutto attraverso una espiazione che è tutta "umana", un indebolimento fisico a contatto con una terra contaminata dal peccato originale della bomba atomica rievocata nel prologo di Nagasaki. Il viaggio attraverso il Giappone diventa quindi purificatorio per Wolverine, che metacinematograficamente si rigenera abbracciando i contorni nitidi di una messa in scena quasi contemplativa. Mangold, che è forse l'ultimo dei registi "classici" di Hollywood, depotenzia di molto i ritmi frenetici dei blockbuster contemporanei – a cui concede comunque tre straordinarie sequenze ad alto budget (Nagasaki, la corsa in treno e il finale cibernetico) – a vantaggio di un sorprendente rallentamento melodrammatico che è in sintonia con la fatica dell'eroe. Ne viene fuori un capolavoro. Un mèlo trattenuto sorprendentemente raffinato che attraversa Akira Kurosawa per arrivare a Tsukamoto. Se Zack Snyder crede nella velocità astratta del digitale e Guillermo del Toro nella nostalgia dell'analogico, Mangold fa un'altra cosa. Fa cinema spirituale.

Titolo originale: The Wolverine
Regia: James Mangold
Interpreti: Hugh Jackman, Famke Janssen, Will Yun Lee, Hiroyuki Sanada, Hal Yamanouchi, Tao Okamoto, Rila Fukushima, Brian Tee, Svetlana Khodchenkova
Origine: USA, 2013
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 110'

 

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    4 commenti

    • silver samurai

      gran pezzo, film sublime, l'ultima mezz'ora è un vertice assoluto per mangold.

    • non ho visto il film, la recensione fa riaffiorare un minimo di interersse, anche se il vostro pezzo, bello a leggersi, è evidentemente viziato da un pregiudizio "a favore" nei confronti del regista. TUTTI tranne Sentieri Selvaggi dicono che questo è un pessimo remake/spin-off, ma è pur vero che dei pareri dei fan dei fumetti ce ne frega poco, un film è un film. Quindi, che dire? Mi avete fatto venire di vederlo, anche se già dal trailer si capisce che le scene clou (lo scontro sul treno) sono roba ipervitaminizzata, mal diretta, mal coreografata e mal montata. Il trailer forse inganna?

    • a me non è piaciuto troppo caotico e la storia nn viene quasi spiegata…

    • Ma voi siete totalmente fuori di cotenna, fuori dal mondo reale, fuori dalla storia.