“Royal Affair”, di Nikolaj Arcel
Strutturato come un lungo flashback, Royal Affair, tenta di unire la storia politica della Danimarca del 18º secolo con quella privata dei suoi reggenti. Se le vicende personali vengono indagate da vicino, al contrario, la storia del popolo danese rimane fuori dalle mura palazzo reale. Accurato dal punto di vista storico/psicologico, azzarda pocpsotto il profilo della messinscena
Un fatto storico, la cui rilevanza, ha cambiato le sorti di un intero Paese, è al centro del film diretto dal regista danese Nikolaj Arcel. Orso d'argento per il miglior attore e la migliore sceneggiatura al 62º Festival di Berlino e candidato come miglior film straniero agli Oscar 2012, Royal Affair, è un'affresco dettagliato dell'Europa del 18º secolo e delle correnti di pensiero che ne cambiarono il profilo, focalizzando l'attenzione sulle vicende che mutarono il destino della Danimarca.
Il centro della storia si svolge a Copenaghen nella seconda metà del 1700, quando la giovane principessa Carolina Matilde di Hannover viene data in sposa a suo cugino, il re Christian VII di Danimarca. L'unione tra i due si rivela subito infelice, a causa dei gravi problemi mentali del sovrano e del suo comportamento irrispettoso e promiscuo. La giovane regina si ritrova sola ed emarginata, fino a quando il re, da un viaggio in giro per l'Europa, ritorna a corte con un nuovo medico personale. Johann Struensee, è un dottore illuminista tedesco, con un grande ascendente sul sovrano, fino a quel momento manovrato come un burattino dal potente Consiglio di Corte, tanto da consigliarlo sulle leggi da abolire o istituire a favore della popolazione. Tra Struensse e la regina nasce una storia d'amore, alimentata dai medesimi ideali di cambiamento propugnati dalle teorie illuministe di Rousseau e Voltaire, destinata a vita breve a causa delle trame complottistiche degli aristocratici ai quali era stato tolto potere. La coppia di amanti viene arrestata. Struensee sarà giustiziato, Carolina verrà esiliata in Germania senza poter più rivedere i suoi figli e la Danimarca sprofonderà nuovamente in un clima medievale.
Strutturato come un lungo flashback nel quale Carolina, tramite una lettera, racconta ai figli come si svolsero realmente le vicende che la portarono all'esilio, Royal Affair tenta di unire la storia politica di un Paese con quella privata dei suoi reggenti. Sicuramente accurato nella ricostruzione storica, il film, sembra però non riuscire del tutto ad unire questi due aspetti. Se le vicende personali vengono indagate da vicino, la scarsa presenza di locations esterne che testimonino le condizioni del popolo danese, prima e dopo le leggi volute da Strunsee, limitano la totale riuscita del film. La regia di Arcel, in certi passaggi, manca di ritmo, non riuscendo a catturare del tutto l'inquietudine vissuta dai protagonisti, sebbene la bellissima fotografia di Ramsus Videbæk riesca a riportare le emozioni e gli stati d'animo vissuti dai tre tramite sfumature di colori che si avvicendano durante tutta la pellicola. In definitiva, Royal Affair, è un film interessante per le ricostruzioni storiche e psicologiche dei protagonisti che perde terreno nella messinscena, a causa di una mancanza di azzardo finalizzato ad una maggiore originalità. Molto interessante il continuo rimando all' Amleto shakespeariano, sinonimo del marcio presente alla corte di Christian VII e della sua fragilità mentale.
Titolo Originale: En Kongelig Affære
Regia: Nikolaj Arcel
Interpreti: Mads Mikkelsen, Alicia Vikander, Mikkel Følssgaard
Distribuzione: Academy Two
Origine: Danimarca, Svezia, Repubblica Ceca, 2012
Durata: 128'