“Il potere dei soldi”, di Robert Luketic

il potere dei soldi
Luketic continua il discorso sulla Paranoia (non a caso il titolo originale del film) iniziato con 21 e proseguito con Killers, ma stavolta inoltrandosi nei territori mai finora battuti del thriller hi-tech. Realizza così ancora una volta un film che parla ai tempi di oggi con un apparato formale che viene dritto dritto dalla Hollywood più classica, tra Sidney Lumet e David Fincher

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Questo Paranoia, come già fa bene intuire il titolo originale, nasconde probabilmente per Luketic il tentativo di continuare un discorso, se non addirittura di chiudere un trittico, iniziato con 21 e proseguito con Killers, ma stavolta inoltrandosi nei territori mai finora battuti del thriller hi-tech. Dallo scintillante film sul black jack del 2008, Il potere dei soldi recupera il team di scaltri genietti irresponsabili alle prese con un gioco più grande di loro; mentre dalla fenomenale commedia spionistica con Ashton Kutcher e Katherine Heigl il regista mutua la sensazione di essere continuamente sotto controllo, pedinati e registrati, e il dubbio che qualunque personaggio possa avere una doppia faccia, e stia imbastendo una seconda partita di nascosto. Il gioco di superfici che abbagliano e ingannano, e il balletto delle tensioni di prevaricazione sessual-lavorativa, sono elementi con cui Luketic è abitualmente a proprio agio – purtroppo però i meccanismi della suspense e del colpo di scena sono invece lontani dallo stile del cineasta, il quale dimostra di tenere molto di più, e di risultare sempre decisamente ispirato ed efficace, alla love story tra Hemsworth e Amber Heard (entrambi non proprio convintissimi dei rispettivi ruoli), o probabilmente al rapporto padre-figlio in cui svetta un fenomenale Richard Dreyfuss di proletario orgoglio.

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La dura verità è che lo script vorrebbe lambire vertici di riflessione sulla nostra contemporaneità di cellulari da caricare o disarmare come pistole, ma il massimo che riesce a portare a casa è una versione inacidita in un conflitto molto eigthies (chiaramente il paragone più facile è quello con Wall Street di Stone) degli Stagisti di Shawn Levy/Vince Vaughn: ne fanno le spese le stanche maschere indossate da Harrison Ford e Gary Oldman, una nuova volta antagonisti come in Air Force One di Petersen.
Sullo sfondo, Luketic realizza però ancora una volta un film che parla ai tempi di oggi con un apparato formale che viene dritto dritto dalla Hollywood più classica, e disegna una città di grattacieli e appartamenti asettici come se stesse cercando di far convivere nella stessa inquadratura Sidney Lumet e il Fincher di Social Network: a volte funziona, in altri momenti è difficile accorgersene, ma il terrificante disastro commerciale e di recensioni che Paranoia ha avuto in patria non rende giustizia soprattutto al sopraffino lavoro dietro la mdp di David Tattersall, che fascia ogni cosa come fosse fantascienza (si veda ad esempio il tentativo di furto del prototipo segreto, con la luce rossa che trasforma i piani del palazzo in androni di un'astronave in avaria…).
Se non altro, resta il merito di aver aggiornato il genere “guerra senza esclusione di colpi tra industriali multimiliardari e assetati di mercato” all'epoca degli smartphones…

Titolo originale: Paranoia
Regia: Robert Luketic
Interpreti: Harrison Ford, Gary Oldman, Amber Heard, Liam Hemsworth, Josh Holloway, Richard Dreyfuss, Embeth Davidtz, Julian McMahon, Lucas Till
Origine: Usa, 2013
Distribuzione: Moviemax
Durata: 106'

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