"Sotto assedio – White House Down", di Roland Emmerich

white house down
Dopo l'ottimo Fuqua secondo "attacco al potere" della Casa Bianca made in Hollywood. Emmerich, potenza di fuoco a parte, sorprende soprattutto per l'inconsueta dose di autoironia in un cinema che funziona in quanto agile scherzo su se stesso. Il presidente Obama secondo Jamie Foxx è praticamente immortale, mentre il "proletario" Channing Tatum è uno dei nostri

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white house downDopo l'ottimo Antoine Fuqua della scorsa stagione ecco un secondo attacco al potere della Casa Bianca made in Hollywood, con l'attualità che mai come stavolta diventa protagonista. La sceneggiatura di James Vanderbilt, tratta da un soggetto di Sheldon Turner, prevede infatti un Presidente degli Stati Uniti afroamericano e dalle iniziali inclinazioni evidentemente pacifiste messo alle corde da un gruppo di mercenari destrorsi il cui obiettivo è quello di porre fine alle manovre diplomatiche in Medio Oriente e scatenare una guerra contro l'Iran. I riferimenti all'oggi diventano lampanti dopo poche esplosioni e snodi drammaturgici e Jamie Foxx veste i panni di un alter ego di Obama, ironico ma sufficientemente ambiguo per non accontentare né i democratici né i republicani. Messo alle strette il suo pacifismo si sorregge su bazooka e fucili automatici, e pare supportare le proprie ambizioni politiche più su una dialettica accademica (Lincoln come icona ossessiva dell'America e del cinema americano contemporaneo?) che su una reale sostanza eroica. Qui il ruolo del leone spetta infatti alla guardia del corpo "proletaria" interpretata da Channing Tatum, novello John McClane indistruttibile in questa Casa Bianca sotto assedio che tanto prova ad assomigliare alla Trappola di cristallo di John McTiernan. Tatum è uno dei nostri. Porta in visita guidata la propria figlioletta di nome Emily nella speranza di ottenere un lavoro come bodyguard del Presidente e contemporaneamente recuperare il rapporto con la ragazzina. E' un eroe ragazzo che cerca di diventare padre e ci riesce solo a patto di salvare davvero il Padre degli americani. Lo fa anche perchè Emily ha una passione smisurata per il Presidente Sawyer (appunto Foxx), per la storia e i segreti della White House. Emily è l'America.
 

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Allora sin dal titolo originale la Casa Bianca abbattuta diventa epicentro non soltanto logistico, ma anche culturale e metacinematografico di questo action che Emmerich gira a tutta birra con la solita (e innocua) mancanza di stile, ma anche con una inconsueta inclinazione all'autoironia che di certo alleggerisce di molto la "pesantezza" contemporanea dell'operazione. Il punto è che qui il regista tedesco torna sul luogo del delitto originario della sua carriera hollywoodiana, ovvero la White House che una ventina d'anni fa si permise di distruggere già nel trailer promozionale del suo Independence Day. Se allora erano gli extraterrestri la minaccia esterna per le istituzioni, oggi il nemico viene da dentro. Sono i vicepresidenti, gli ex marine e gli addetti alla sicurezza a minacciare il futuro del paese. I tempi sono cambiati. Negli anni di Independence Day distruggere la Casa Bianca era quasi il tentativo di esorcizzare il possibile shock simbolico di un attacco al paese che fino all'11 settembre pareva fantascienza. Ai giorni nostri l'apocalisse è forse già arrivata e il day after tomorrow trova la sua ragion d'essere in un cinema che funziona in quanto agile scherzo su se stesso. E' un po' come ascoltare i titoli di coda sulle note di Street Fighting Man degli Stone.

Titolo originale: White House Down
Regia: Roland Emmerich
Interpreti: Channing Tatum, Jamie Foxx, Maggie Gyllenhaal, James Woods
Origine: USA 2013
Distribuzione: Warner
Durata: 132'

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