Something Good, di Luca Barbareschi


Il tema principale del film è la redenzione del protagonista sullo sfondo di una problematica attuale e poco conosciuta come le sofisticazioni alimentari. Barbareschi, qui alla sua terza regia, cerca di coniugare tensione narrativa e denuncia sociale mostrando di conoscere i meccanismi del cinema in stile hollywoodiano

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Che il cinema di genere sia a volte una garanzia lo dimostra l’ultimo film di Luca Barbareschi, Something Good. Non è tanto una critica a chi tenta di percorrere altre strade – anzi, la sperimentazione soprattutto in Italia è ben gradita, malgrado i risultati non sempre soddisfacenti – quanto una riflessione sulle possibilità di fare nostre delle convenzioni piegandole a diverse scelte espressive e di contenuto.

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La storia è per certi versi un thriller nel senso più classico del termine: Matteo è un trafficante di una multinazionale di Hong Kong che contrabbanda alimenti adulterati. Visti i suoi successi, il presidente del gruppo, Mr. Feng, lo mette alla prova promettendogli la nomina ad amministratore delegato. Ma l’incontro con una giovane donna, Xiwen, che gestisce un piccolo ristorante, influenzerà la sua vita e le sue scelte.


L’intreccio è chiaro sin da subito e si dipana in maniera lineare senza grandiosi colpi di scena. Anche i due protagonisti non sono figure particolarmente complesse
: se Matteo è una sorta di eroe cupo, ambizioso e spietato, con una modesta dose di umanità, Xiwen è il suo opposto, candida e sincera, e non disposta ad accettare compromessi. Nonostante ciò, la forza del film sta proprio nella capacità del regista e dello sceneggiatore, Francesco Alranch, di costruire una trama solida e personaggi credibili che regalano allo spettatore un coinvolgimento emotivo.

Il tema principale è infatti la redenzione di Matteo sullo sfondo di una problematica attuale e poco conosciuta come le sofisticazioni alimentari: da qui l’esigenza di fare un film dal respiro internazionale e non un semplice adattamento del romanzo di partenza, Mi fido di te, di Massimo Carlotto e Francesco Abate, un giallo ambientato nell’Italia degli anni ’90.

Barbareschi cerca quindi di coniugare tensione narrativa e denuncia sociale (che domina soprattutto nei cartelli finali), curando in modo quasi maniacale la fotografia (la qualità della resa visiva è evidente nelle scene notturne) e mostrando di conoscere i meccanismi del cinema hollywoodiano e di quello asiatico.
Something Good si rivela un buon prodotto, a tratti non incisivo, però potenzialmente esportabile – in questo giocano un ruolo importante il cast e la valida interpretazione dell’attrice cinese Zhang Jingchu – che non delude le aspettative di un pubblico medio.

Interpreti: Luca Barbareschi, Zhang Jingchu, Kenneth Tsang, Gary Lewis, Carl Long Ng, Alessandro Haber 
Origine: Italia 2013
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 111' 

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