L'arte della felicità, di Alessandro Rak


Attraverso i tratti delicati delle matite e le musiche di artisti emergenti napoletani, il film si instilla attraverso gli strati piú profondi della nostra anima con immagini semplici ma estremamente efficaci. L'incontro con i passeggeri del taxi rivela il segreto della felicità e la necessità di risvegliarsi all'arte e alla vita, per prendere le armi contro il mare di guai che ci travolge, piuttosto che sopportare nell'inerzia le ingiurie della sorte avversa e soccombere all'apocalisse.

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Sotto una pioggia battente e inarrestabile, Sergio guida attraverso le strade di Napoli, degradata e soffocata dai rifiuti. Come l’anima della città, anche la sua corre verso il baratro, in un grigiore dilagante che non lascia spazio per le velleità artistiche e per la poesia. Per Sergio la massima espressione di felicità è nella musica e nell’armonia che sprigiona il suo pianoforte quando suona accanto al fratello Alfredo. Ma da quando il fratello l’ha abbandonato per isolarsi in un santuario buddista , la sua vita ha perso colore e i suoi sogni sono sfumati nella routine del tassista a tempo pieno.

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Il taxi vaga senza meta, accogliendo le confidenze del mondo esterno, le emozioni, i consigli e le lezioni di vita. I passeggeri si alternano sul sedile posteriore come fantasmi e allucinazioni, in bilico tra il mondo reale e le proiezioni della sua mente, che non riesce a trovare la pace né tanto meno la felicità che cerca. Ognuno di loro ha una ricetta segreta per la felicità, un consiglio prezioso per arrivare il piú vicino possibile a ció che si desidera, e non esitano a rivelarglielo con estrema schiettezza. I dibattiti sul senso della vita, sulla sorte dell’anima, sull’imminenza della fine del mondo e sul coraggio di cambiare il corso della propria vita non possono non far tornare alla mente il film d’animazione Waking Life di Richard Linklater, in cui numerosi personaggi indagano l’esistenzialismo, la volontà personale, la situazione politica contemporanea e le relazioni umane. Per trovare la felicità bisogna rinunciare all’ambizione e trarre piacere dalle piccole gioie quotidiane che regala una vita stabile e segnata dagli eventi o perseguire l’ambizione creativa a scapito della stabilità?

Il lungo viaggio in taxi e l'incontro con i passeggeri sono una rivelazione. L'anima deve assumere la consistenza dell'acqua, che cambia forma in base al suo contenitore, ma non la sua essenza. Non bisogna lasciare che gli eventi plasmino la nostra anima o che la imprigionino in un corpo rigido e immutabile. L'anima ha origini antiche, e ció che siamo è l’eredità preziosa che ci hanno lasciato le vite precedenti, per questo non va tradita. Quantomai efficace a questo proposito è il paragone con i rifiuti che ammorbano la città di Napoli, che non devono essere banalmente considerati come un accumulo di sostanze sterili, ma come una fonte preziosa di sostanze riciclabili e trasformabili in qualcos’altro, persino in un’opera d’arte se capitano nelle mani giuste.

L’arte della felicità, attraverso i tratti delicati delle matite e le musiche di numerosi artisti napoletani, si instilla attraverso gli strati piú profondi della nostra anima con immagini semplici ed estremamente efficaci. La scomparsa di un fratello, l’incontro fatale con una donna, i sogni infranti e la morsa della realtà, soffocata da una classe politica anziana, che imprigiona i giovani talenti in lavori sempre piú abbrutenti e continua instancabilmente a godere dei privilegi del passato. Il lavoro straordinario di tutti gli artisti che hanno preso parte a questo progetto testimonia l’urgenza di risvegliarsi all'arte e alla vita, per prendere le armi contro il mare di guai che ci travolge, piuttosto che sopportare nell'inerzia le ingiurie della sorte avversa e soccombere all'apocalisse. 

Regia: Alessandro Rak
Interpreti: Lucio Allocca, Leandro Amato, Silvia Baritzka, Francesca Romana Bergamo, Antonio Brachi
Distribuzione: Cinecittà Luce
Origine: Italia, 2013
Durata: 82'

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