Il terzo tempo, di Enrico Maria Artale

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Nel personaggio principale risiede la forza maggiore dell’opera prima di Enrico Maria Artale: di Samuel convincono l’aria seriosa, i suoi sporadici sensi di colpa, l’irascibilità che lo porta a soluzioni irrazionali. E quel livore mai sopito ma soltanto incanalato. Lascia più perplessi il buonismo didascalico dell’impianto narrativo, nato dalla paura di scontentare

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il terzo tempo, enrico maria artaleIl giovane Samuel sembra destinato a entrare e uscire dal carcere, finché non conosce Vincenzo, assistente sociale e allenatore di rugby, che lo inserisce nella squadra locale. L’allenamento estenuante, l’ostilità dei compagni e i modi scostanti di Vincenzo non gli semplificano un processo di riscatto in cui lui è il primo a non credere. Ma il “terzo tempo” può avvenire anche nella vita oltre che nel gioco. Samuel cambierà atteggiamento? Più che altro cambieranno le circostanze, e in questo risiede la forza maggiore del primo lungometraggio di finzione di Enrico Maria Artale. Perché Samuel trattiene fino all’ultimo quella rabbia che gli permette di diventare un temibile giocatore di rugby. Si sfoga sugli oggetti, impartisce agli ammirati compagni di squadra microlezioni di criminalità, a volte si rivela minaccioso perfino con la ragazza. Ma incanala parte di quella violenza nel gioco, e chi lo circonda via via cambierà atteggiamento nei suoi confronti. Convincono la sua aria seriosa, i suoi sporadici sensi di colpa, la sua irascibilità che lo porta a soluzioni irrazionali. Convincono meno i discorsi motivazionali di Vincenzo, le frasi didascaliche con cui si apre e si chiude il film, i risvolti buonisti di un’opera prima che investe sul protagonista la maggiore dose di accuratezza. Il personaggio di Vincenzo sfuma invece nello stereotipo. Assistente sociale con la tendenza a ubriacarsi, ruvido per ferite che si devono ancora rimarginare, rivela a un certo punto fragilità meno patinate ? con quella vendicatività che si fonde a violenza repressa ? ma sono costrette anche quelle in un finale che deve risistemare ogni tassello per la paura di scontentare. A ribilanciare la prevedibilità di certi snodi è il ritmo con cui vengono girate le partite di rugby: il ralenti non usato in modo banale, i primi piani sulla faccia rabbiosa di Samuel, la musica di Beethoven durante la sua corsa solipsistica contro il mondo. E in generale le scelte musicali sono in perfetta sintonia con le immagini, a cominciare dalla scena iniziale, in cui la lenta discesa sulle scale di Samuel ? appena rilasciato ? viene accompagnata dalle calde note di “House of the Rising Sun”.

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Regia: Enrico Maria Artale
Interpreti: Lorenzo Richelmy, Stefano Cassetti, Stefania Rocca, Margherita Laterza
Origine: Italia, 2013
Distribuzione: Filmauro
Durata: 94'

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