The Counselor – Il procuratore, di Ridley Scott

the counselor
Quelli dell'ultimo Scott sembrano davvero tutti snuff movie in cui a venire ammazzata è con gioia puntualmente l'idea seriale di cinema che ne è alla base, il prequel, il reboot, il sequel, la leggenda, Alien, Hannibal Lecter, Robin Hood, ora il noir alla Cormac McCarthy. A vincere è invece ogni volta il director's cut, e questo film potrebbe ricomparire ripetutamente rimontato

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Il cineasta dei director's cut si conferma qui vertiginosamente impossibile da montare in una versione chiusa e definitiva della propria opera, regista per l'appunto di tagli in ogni senso, da quelli inflitti alle vittime delle violente esecuzioni in scena nel film, sino a quelli inferti con un glorioso cut-up iconoclasta quasi julientemplesco allo script di Cormac McCarthy, con buona pace dell'afflato letterario e allegorico della sceneggiatura del celebrato scrittore.
E' facile, soprattutto allora per i fanatici della scrittura filmica, prendere le distanze da The counselor, additarne la baldanza quasi parodistica della tendenza incontenibile a strafarsi, il gioco quasi soderberghiano di annientamento delle star per ebollizione, lo spacconesco disinteresse per un livello più profondo della superficie (in quanti ancora scrivono “il pubblicitario Scott”?).
Eppure, proprio in questi tempi di premi e riconoscimenti a opere che ribadiscono quanto sia bello e importante il respiro del “grande” cinema, questo è un film con cui schierarsi, dalla cui parte ritrovare segni di uno sguardo più inquieto, meno rassicurante, che ha fatto esplodere sin dagli inizi ogni proprio riferimento in un orizzonte di miraggi improbabili di pura luce nel deserto, come quella coppia di ghepardi parenti del cervo in CGI di Knock Out

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Ridley Scott, autore davvero preziosissimo e da tenersi sempre più stretto col passare delle decadi, sembra pensare per tutto il tempo dei soliti lunghi, “alti” monologhi che McCarthy mette in bocca ai suoi personaggi a come distrarre gli spettatori dal flusso delle parole che scorrono – anzi, è la regia stessa di Scott la prima a distrarsi, a cercare altri elementi d'attenzione che non siano nel testo a firma d'autore (da qui con alta probabilità i fenomenali istanti improvvisamente splatter, e le clamorose parentesi hot che costellano il film: i corpi, i corpi!).
Quantomeno in questa edizione dell'opera, è chiaro, che è solo una di quelle possibili. McCarthy ha studiato però bene l'esuberanza realizzativa di Scott, un regista che non riesce a far scrivere il sequel di un suo film perché quello, Prometeus, è troppo confuso per potersene raccapezzare… se fosse consapevole sarebbe il più grande teorico del cinema in giro, e fortunatamente non lo è.
E infatti lo scrittore fornisce a Scott una vicenda che sembra un canovaccio classicissimo da noir à la Kiss me deadly, con dark ladies sibilline e oscuri personaggi-oracolo, e un camion dal carico inestimabile che diventa letale per chiunque cerchi di metterci le mani sopra, da una parte o dall'altra della legge. Come a dire terreno fertile per imbastire una esagitata cabala visiva fortemente propensa alla deriva, grazie Cormac.

Ovviamente, Ridley ha in mente per questa parabola senza speranza lo stesso trattamento riservato ai look carnascialeschi di Javier Bardem e di Brad Pitt, portando avanti l'ennesimo sabotaggio della sua filmografia recente: quelli dell'ultimo Scott sembrano davvero tutti snuff movie in cui a venire ammazzata è con gioia puntualmente l'idea seriale di cinema che ne è alla base, il prequel, il reboot, il sequel, la leggenda, Alien, Hannibal Lecter, Robin Hood, ora il noir alla Cormac McCarthy. A vincere è invece ogni volta, appunto, il director's cut, e questo film potrebbe ricomparire ripetutamente rimontato, scorciato e allungato per puro capriccio industriale, come da usuale pratica del cineasta.
Così facendo, Ridley disinnesca una buona volta anche la certificata bravura interpretativa di Michael Fassbender, baluardo dei sostenitori di un cinema contemporaneo ordinato, civile e attento, a cui preferiamo senza remore il disordine guascone di film come questo. Suo malgrado impegnato in una incredibile prova d'attore, Fassbender è l'unico la cui recitazione risolta convincente, in tutto il cast, e per questo tutti gli altri sembrano prendersene gioco, Scott in testa.
E quelle lacrime pazzesche del procuratore con in mano la copia del terribile snuff movie e la paura di guardarlo, svelano probabilmente nel finale davvero tutto quello che The counselor ha da dire sul cinema di oggi, e per cui verrà in sostanza unanimemente rifiutato.


Titolo originale: The Counselor
Regia: Ridley Scott
Interpreti: Michael Fassbender, Brad Pitt, Cameron Diaz, Javier Bardem, Penélope Cruz
Origine: USA, 2013
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 117'

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