Last Vegas, di Jon Turteltaub

Last Vegas
L'ambientazione “artificiale” di Las Vegas favorisce l'immersione dei protagonisti in un contesto reale sebbene illusorio, dove i sentimenti forniscono l'unica ancora di salvezza a un legame attento sia alla risata dello spettatore che all'esplorazione dei destini di vita

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Last VegasIl riferimento citato da più parti è Una notte da leoni, sebbene – come da prassi hollywoodiana – gli autori rimarchino il fatto che l'idea è precedente e abbia ricevuto il via libera solo dopo il successo del film di Todd Philips. In effetti, sebbene l'ambientazione in quel di Las Vegas e il tema dell'addio al celibato possano far giocare con i parallelismi, l'idea sembra figlia più che altro delle recenti tendenze a cast corali, formati da divi ormai in disarmo e che nell'interazione reciproca forniscono allo spettatore il maggiore motivo d'appeal. Si pensi a Red o ai Mercenari di Stallone & Co.: il doppio riferimento action trova una sua ragione d'essere nel ritmo impresso alla narrazione da Jon Turtletaub, con dialoghi brillanti e veloci, capaci quindi di tarare un tono sopra le righe fin quasi alla soglia della sovraeccitazione. Ma poi si gioca di opposizione, sia perché a gestire l'”azione” sono quattro veterani che, presi tutti insieme, raggiungono la bellezza di 281 anni, sia perché il regista non si mostra particolarmente preoccupato di gestire i loro corpi sfruttandone l'iconografia classica: De Niro diventa così lo sconfitto, Freeman il giocherellone, Douglas il vincente, Kline l'eccentrico. Solo nell'incipit che ci mostra di sfuggita l'infanzia dei quattro si ravvisano certi echi da vita di strada nei sobborghi che creano risonanza con le pellicole interpretate in passato da De Niro.

Per il resto la dinamica è articolata soprattutto sulle facili gag dell'età che passa e dell'amicizia che resiste agli scossoni, anche se qualche torto sepolto e ancora in attesa di essere regolato non può naturalmente mancare
. L'ambientazione “artificiale” di Las Vegas favorisce l'immersione degli amici in un contesto tanto reale quanto illusorio, dove sono i sentimenti, quindi, a fornire l'unica ancora di salvezza per un rapporto non particolarmente articolato, ma comunque attento a cercare il giusto compromesso fra la concessione della risata allo spettatore e l'esplorazione dei legami e dei destini di vita. Non a caso l'amore vero arriva per una cantante di night club (la rediviva Mary Steenburgen, che peraltro svetta sul resto del cast maschile) che si esibisce ogni sera davanti a un pubblico assente o che non ha pagato il biglietto. La macchina delle apparenze serve, in fondo, a dare allo spettatore ciò che questi si aspetta, ma senza che il progetto appaia troppo derivativo o eccessivamente prevedibile.

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Titolo Originale: Id.
Regia: Jon Turteltaub
Interpreti: Robert De Niro, Morgan Freeman, Michael Douglas, Kevin Kline, Mary Steenburgen, Weronika Rosati, Jerry Ferrara, Romany Malco, Roger Bart
Origine: USA, 2013
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 105'

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