La bella e la bestia, di Christophe Gans

La belle et la bête
Restando fedele al suo stile, Gans gioca con il mito, richiamando le immagini bestiali del suo Il patto dei lupi, che pure aveva come protagonista Vincent Cassel, più che della versione più asciutta della fabia di Jean Cocteau, e punta sull’esagerazione nei costumi e nell’ambientazione. Tutto è gigantesco e ridondante

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Il candore di una fanciulla di una bellezza fuori dal comune incontra gli istinti bestiali di un principe tramutato in animale in un mondo immaginario governato da un pantheon di divinità ancestrali in grado di prendere e dare sembianze animali, e di schiacciare in una morsa di rovi chiunque osi sfidarle. Il principe ha violato l’ordine naturale e l’oscurità si è impadronita della sua anima e del suo castello, tramutando gli esseri animati e inanimati in creature mostruose. L’unica arma in grado di portare indietro il tempo è l’amore puro e sincero di un’animo eletto pronto a sfidare i rovi accartocciati sul suo cuore e a vedere oltre la mostruosità. Belle, che disprezza lo sfarzo e il belletto in favore della lettura e di una vita bucolica come un’eroina austeniana, si distacca senza fatica dal mondo reale che tanto gli sta stretto e varca le porte della fiaba nel castello maledetto.

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L’intreccio non si discosta troppo dalla versione settecentesca di Madame de Villeneuve, ma Chistophe Gans riscrive la fiaba con i toni gotici che lo contraddistinguono, sovraccaricando la scena di immagini orrorose e decadenti, di creature sovrannaturali e di mostri leggendari che si specchiano magicamente nel mondo capovolto dell’età d’oro in cui quel regno oscuro era governato dalla pace. Restando fedele al suo stile, Gans gioca con il mito, richiamando le immagini bestiali del suo Il patto dei lupi, che pure aveva come protagonista Vincent Cassel, più che della versione più asciutta della fabia di Jean Cocteau, e punta sull’esagerazione nei costumi e nell’ambientazione. Tutto è gigantesco e ridondante, dai cespugli spinosi di rose che ricoprono ogni più piccolo anfratto del castello e del giardino, agli abiti di Belle, tanto colorati e sfarzosi che sembrano inghiottire la sua semplicità sotto una montagna di gemme, ai maestosi giganti di pietra che emergono dalla terra come zombie evocati a difesa del loro regno. 

L'aspetto visivo, curato sin nel minimo dettaglio, oscura però lo sviluppo narrativo che qui è ridotto all'osso, suggerendo con brevi fugaci immagini la nascita di un sentimento che dovrebbe essere "più forte della vita stessa" per riportare il principe bestia e il suo castello all'originario splendore. Più che nel presente, sembra un amore nato dalla tenerezza del passato, dai fantasmi che albergano nella mente di Belle durante la notte e che le mostrano la passione e gli errori che la Bestia ha commesso quando aveva sembianze umane e amava con tutto se stesso un altra donna. Comprimendo il tempo della narrazione dell'amicizia tra Belle e la Bestia e la lenta trasformazione della Bestia in una creatura sempre più umana in un rapido scambio di sguardi complici, Gans costruisce un racconto per immagini che lascia alle forme roboanti e ai colori sgargianti il compito di raccontare questa storia, ben adattandosi a un mondo frenetico, in cui l'estetica della visione è preponderante nel breve e prezioso lasso di tempo concesso per le fiabe.

Titolo originale: La belle & la bête 

Regia: Christophe Gans
Interpreti: Léa Seydoux, Gérard Depardieu, Vincent Cassel, André Dussollier, Eduardo Noriega, Myriam Charleins,Audrey Lamy, Sara Giraudeau, Jonathan Demurger, Nicolas Gob
Origine: Francia, 2013
Distribuzione: Notorious Pictures 

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