Gigolò per caso, di John Turturro

Che New York sia la vera protagonista del film è subito evidente dagli inserti di repertorio sulla città con cui l'attore decide di accompagnare i titoli di testa. E Woody Allen sembra essere lì appunto per testimoniare una certa New York, intellettuale e schizofrenica, sardonica e vintage, chiaramente destinata a svanire: il titolo originale della pellicola porta ben chiaro quel fading

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Nell'incipit di Gigolò per caso è contenuto già tutto il senso di una delle prove più mature del Turturro regista: che New York sia la vera protagonista del film è subito evidente dagli inserti di repertorio sulla città con cui l'attore decide di accompagnare i titoli di testa. Di quale New York si tratti, lo capiamo subito dalla sequenza che segue: caratteristica libreria di tomi rari, i due protagonisti che vanno riempiendo scatoloni di volumi – il negozio chiude. Turturro a colloquio con Woody Allen, che intuiamo all'istante essere lì appunto per testimoniare una certa New York, intellettuale e schizofrenica, sardonica e vintage, chiaramente destinata a svanire insieme a quelli come lui, come loro (il titolo originale della pellicola porta ben chiaro quel fading). Turturro lascia i primi piani a Woody, si tiene sullo sfondo nello scambio di battute in cui i due giocano di raddoppi e rimpalli. La libreria è (era) di Allen, il personaggio di Turturro fa il fioraio: il regista sembra essere letteralmente ossessionato dai lavori manuali, dal dettaglio di bravura artigianale – fa tutto parte dello stesso discorso, ovviamente.
Questa figura mediterranea, Fioravante, che sa parlare spagnolo e italiano, sensibile con le donne e leale con gli amici, sembra voler lasciare New York alla fine della farsa, ma la decisione rimane emblematicamente sospesa sullo schermo nero degli end credits. Per contro, Woody è per la prima volta qui l'uomo di casa di una famiglia all black, con tanto di pargoletti riccioluti e moglie schiamazzante.

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Gigolò per caso assomiglia allora ad una di quelle meravigliose registrazioni Tzadik come El danzon de Moises o Zion80 in cui musicisti klezmer suonano musiche cubane o ritmi africani, e in questo esprime lo stesso mood di Passione: a riassumere l'idea di Brooklyn incrocio di culture dal mondo intero contribuisce una colonna sonora di esperimenti world music sublimati in una irresistibile Tu si 'na cosa grande in versione bossa nova cantata in italiano da Vanessa Paradis.
Con l'iconica star francese Turturro conferma la grande capacità di lavorare con gli attori dimostrata già nei suoi precedenti lunghi dietro la mdp, e il ritratto della solitudine di questa vedova della comunità ortodossa satmar si rivela probabilmente come il frammento più intimo e discreto dell'intera esperienza registica di Turturro, il quale è solito preferire atmosfere più “urlate”, da Mac a Romance & Cigarettes via Illuminata.
Il film prosegue in punta di piedi anche nel ritratto delle desperate housewives Sharon Stone e Sofia Vergara, per mostrare una punta grottesca unicamente nella macchietta di Liev Schreiber e nell'espediente del processo dei rabbini a Woody Allen, in cui fa capolino un fenomenale Bob Balaban. Insomma, siamo fortunatamente più vicini a certi racconti di piccole magie quotidiane di Paul Auster che alla pochade grottesca che titolo e plot lascerebbero intendere.

Titolo originale: Fading Gigolo
Regia: John Turturro
Interpreti: John Turturro, Woody Allen, Sharon Stone, Sofia Vergara, Vanessa Paradis, Liev Schreiber
Origine: USA, 2013
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 98'

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