Transcendence, di Wally Pfister


Nonostante le ambiziose discettazioni accademiche su una nuova possibile rigenerazione del corpo-macchina, sui conflitti etici tra intelligenza artificiale e coscienza umana, finisce con l’essere un modesto thriller che arriva in ritardo di decenni. Ed
è la riprova di quanto asfittiche e frustranti siano sempre state le immagini del duo Nolan/Pfister

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Forse non poteva andare altrimenti. Nel senso che era inevitabile che il direttore delle fotografia di Christopher Nolan al suo primo film da regista finisse con l’ereditare gli stessi difetti del cinema del suo mentore (qui anche produttore esecutivo). Dopo l’Oscar per Inception Wally Pfister – che tra i grandi DP del cinema contemporaneo è probabilmente il più sopravvalutato – ha quindi scelto un progetto molto poco umile per il suo esordio dietro la macchina da presa.  Abbiamo un genio dell’intelligenza artificiale, Will Caster (un Johnny Depp sempre pericoloso quando si approccia all’esoterismo) che cade vittima di un attentato. La sua collaboratrice e compagna Evelyn (Rebecca Hall, la migliore) ha però l’idea disperata di connettere il cervello con la macchina sensiente che ha creato. Viene fatto l’upload. Will muore nel corpo, ma resta in vita nella rete. Porta avanti i suoi progetti sperimentali con la folle idea di creare un nuovo mondo artificiale, perfetto, privo del dolore e della finitezza dell’essere umano.

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Senza nemmeno arrivare a scomodare Videodrome di Cronenebrg o il Wargames di John Badham le domande etiche ed estetiche che si pone Trascendence sono vecchie di decenni. Di questo Pfsister e il suo cast sembrano proprio non rendersene conto, impelagandosi fin dal primo minuto in una faticosissima elucubrazione sui rischi della tecnologia nel mondo contemporaneo. A conti fatti nonostante le ambiziose discettazioni accademiche su una nuova possibile rigenerazione del corpo-macchina, sui conflitti etici tra intelligenza artificiale e coscienza umana, Transcendence finisce con l’essere un modesto thriller che per creare pathos ha bisogno di terroristi, bombardamenti e uomini resuscitanti alla Terminator. Tutto qui. Poca roba in effetti. Certamente non superiore nei contenuti e nello stupore visionario al Tagliaerbe di Brett Leonard, che è il riferimento filmico più spudoratamente vicino. Se non sospettassimo l’intenzionalità autoriale e dichiaratamente (post)postmoderna arriveremo a ritenere Transcendence una simpatica rivisitazione vintage delle ansie teoriche di certo cinema hitech anni ’80 e ’90. La mancanza di ironia che permea ogni secondo del film di Pfister ci allontana presto da questa suggestione e il fatto che l’opera fallisca clamorosamente proprio la sua dimensione visiva è la riprova di quanto asfittiche e frustranti siano sempre state le immagini del duo Nolan/Pfister, quasi costantemente relegate in secondo piano rispetto alla preponderante scrittura. In Transcendence quest’ultima arranca dietro un cliché dietro l’altro, la confusione tra macchina e natura, claustrofobia cyberpunk e trascendenza new age regna sovrana senza alcun precisa dimensione filosofica. Imperdonabile. Soprattutto se a conti fatti non si è capaci neppure di mettere insieme un action che si rispetti.

Titolo originale: id.
Regia: Wally Pfister
Interpreti: Johnny Depp, Rebecca Hall, Morgan Freeman, Paul Bettany, Cillian Murphy

Origine: Usa, 2014
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 119’

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