Devil's Knot – Fino a prova contraria, di Atom Egoyan

Grande ritorno alla regia di Atom Egoyan. Dal fatto di cronaca nera dei "tre di Memphis" il cineasta canadese realizza una ispiratissima e inquietante riflessione sulle dinamiche religiose e culturali della provincia americana, dove le immagini video continuano essere testimonianza di un mondo avvolto in un dolore inesplicabile

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Tra la semplicità di un'inquadratura fissa in videocamera e il lirismo "aperto" di un lento dolly che filma lo spazio può misurarsi tutta la differenza espressiva che intercorre tra il filmaking semiamatoriale e il fare Cinema. Due categorie lontane ma non necessariamente in contraddizione nell'attuale panorama cinematografico d'autore. Ebbene Atom Egoyan, con Steven Soderbergh, è probabilmente l'unico regista contemporaneo ad aver provato a mettere insieme questi due estremi, cercando un rigore morale nel racconto che integrasse la classicità del cinema con l'azzardo teorico di un inevitabile ricorso all'immagine videoregistrata. In gran parte della sua filmografia la registrazione video diventa così elemento drammaturgico legato alla confessione, al ricordo, spesso all'indagine (giuridica, poliziesca). Devil's Knot per quanto apparentemente "classico" aggiunge un nuovo tassello a questa poetica invisibile. La storia dolorosa e giuridicamente controversa dei "tre di Memphis" trova infatti nella morbosità tipicamente egoyaniana per i videotape snodi narrativi e visionari decisivi su cui costruire un'opera a metà strada tra il thriller e il dramma processuale.

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Il regista de Il dolce domani si misura con una delle pagine più controverse della cronaca nera e della giurisprudenza americane, traendo spunto in particolar modo dal libro della giornalista Mara Leveritt (Devil's Knot: the true story of the West Memphis Three). Nel 1993 nella cittadina di provincia di West Memphis dopo ore di ricerche concitate vengono ritrovati in una palude i corpi senza vita di tre bambini di otto anni. L'intera comunità è traumatizzata e chiede immediata giustizia. Nel giro di pochi giorni le indagini della polizia si riversano su tre adolescenti emarginati e interessati al satanismo: Damien Echols, Jason Baldwin e Jessie Misskelley. Per gli abitanti della città e parte dell'opinione pubblica non sembrano esserci dubbi sulla colpevolezza dei tre giovani. La vicenda non sembra convincere però il detective Ron Lax che si interessa al caso, raccogliendo indizi contrastanti, altre piste possibili e lacune nelle testimonianze.

Atom Egoyan nell'approcciarsi alla vicenda decide di raccontare fin dove si ferma il libro della Leveritt, lasciando alle didascalie in fuori campo la notizia della recente scarcerazione dei tre ragazzi e della riapertura del caso. A lui interessa soprattutto penetrare attraverso il dolore e le ambiguità di un caso irrisolto nelle pieghe di una piccola comunità malata, ossessionata da rituali religiosi e televisivi, dilaniata da pregiudizi culturali. Ne viene fuori innanzitutto la lucida e inquietante fotografia di un pezzo d'America, con almeno una prima parte memorabile per sensibilità drammatica e uso della suspanse (l'angoscia della madre Pam, il crudo ritrovamento dei cadaveri) e una seconda parte processuale più distesa ma di elevatissimo rigore etico, con una riflessione sulla giustizia e sul dubbio che parte dalla lezione del cinema di Lumet per immergersi nelle tonalità cupe e disturbanti del semidimenticato (e preziosissimo) William Friedkin di Assassinio senza colpa?. Sarà anche un regista discontinuo, ma quando è ispirato Atom Egoyan è uno dei grandi del nostro tempo.


Titolo originale: Devil's Knot
Regia: Atom Egoyan
Interpreti: Reese Witherspoon, Colin Firth, Alessandro Nivola, Kevin Durand, Mireille Enos, Bruce Greenwood, Amy Ryan Origine: USA
DIstribuzione: Notorius Pictures
Durata: 114'

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