Sogni di gloria di John Snellinberg

 
Continuano gli scavi archeologici intrapresi dal collettivo pratese John Snellinberg. Dopo l'omaggio al poliziottesco con la loro precedente pellicola, i registi con Sogni di gloria ripropongono la struttura della commedia a due episodi, restituendo la fotografia di una provincia toscana malinconica dove una risata acida ha preso il posto della speranza.

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sogni di gloriaContinuano gli scavi archeologici che il collettivo John Snellinberg ha intrapreso tra i generi che hanno fatto la storia del grande cinema italiano commerciale (sulle note, poi, del suggestivo score dei Calibro 35). Dopo l’omaggio spassionato al poliziottesco con l’ottimo La banda del Brasiliano, i registi pratesi hanno deciso di spostarsi sul lato comico, riproponendo in Sogni di gloria (vincitore dell’ultimo Roma Indipendent Film Festival) la classica e dimenticata struttura a due episodi (la stessa di capolavori come Testa o croce di Nanni Loy o Sing sing di Sergio Corbucci, entrambi scritti da Franco Ferrini).  Guardando al lavoro di Pietro Germi o Luigi Zampa, i John Snellinberg cercano di restituire due fotografie della loro provincia toscana, calcando in modo deciso sul cinismo divertito e sul sarcasmo nero, caratteristiche proprie della loro terra. Sogni di gloria, dunque, racconta della disperata sopravvivenza di due Giulio. Il primo, operaio cassaintegrato e cantante disilluso, decide di intraprendere, contro il volere della bigotta famiglia, una lunga battaglia per essere “sbattezzato”. Il secondo, invece, studente cinese svogliato, entrerà nel mondo delle carte sotto la tutela e gli insegnamenti del veterano Maurino. Due storie, due crisi, un solo nome.  Da queste disavventure, tanto apparentemente lontane quanto identiche nella loro rassegnata presunzione di rompere la noia mortale della crisi, arriva al pubblico l’immagine divertente ma malinconica di una Toscana allo sbando, una terra fatta di oratori e bische, tinelli e banconi del bar, dove la speranza nel futuro e stata sostituita da una risata acida. Questo esperimento underground (fisicamente rappresentato dal cammeo di Dome La Muerte, simbolo dell’anima ostinata e contraria della pellicola), nato a bassissimo budget e supportato dal folle coraggio dei realizzatori, trova infine il suo compimento nella gloriosa interpretazione del suo eroe, il grande Carlo Monni. Attore generoso e uomo debordante, il Monni, nella sua ultima, magnifica interpretazione, assume sulle sue massicce e stanche spalle il peso, non solo dei sogni di gloria dei John Snellinberg, ma di tutta una scuola toscana che dal Cioni Mario fino a Ceccherini, passando per Pieraccioni e i Giancattivi. Una storia che ha trovato in lui e nella sua coerenza, forse l’unico alfiere. Monni era l’ultimo giapponese che non si è mai arreso, un personaggio talmente grande per il quale la morte non esisterà mai.

Regia: Patrizio Gioffredi (collettivo John Snellinberg)

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Interpreti: Gabriele Pini, Xiuhong Zhang, Carlo Monni, Giorgio Colangeli, Alessandro Guariento
Origine: Italia, 2014
Distribuzione: CG Home Video
Durata: 94'

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