Incompresa, di Asia Argento

incompresa
Il film è importante perché sembra una buona volta, davvero a partire dal titolo, accettare di voler inglobare una tradizione tutta italiana all’interno di una concezione cinematografica che parla altre lingue e ha altri riferimenti: tornare cioé a traslare in una forma nuova, non importa quanto sghemba o sgraziata o all’apparenza fastidiosamente illeggibile, il nostro modello di partenza

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Incompresa è una potente e in molti punti struggente sintesi della poetica di Asia Argento regista: mette insieme cioè l’autobiografismo straziante e autolesionista di alcuni lavori spuri con una certa visionarietà dai toni vermigli del suo cinema, l’intimità senza vergogna e pudore portata sempre in pubblico con la provocazione lucida e urlata, l’afflato autoriale con l’armamentario pop-vintage-punk quasi militante.
Nel fare questo finisce anche per spostare decisamente in avanti le possibilità dell’Argento cineasta, qui per buona parte del film clamorosamente esplosiva (Nicola Pecorini regala invenzioni ad ogni angolo di inquadratura, al suo solito): la vetta è la sequenza finale con tanto di Incompreso di Comencini sullo schermo della tv, che rappresenta nello stesso istante lo zenit della parabola scandalosamente privata e del j’accuse familiare-sociale, e al contempo il gesto più estremo di rivolta sulla maledizione del cinema italiano come incrollabile fardello da sopportare sulle spalle. Da questo punto di vista il film di Asia Argento è importante perché sembra una buona volta – davvero a partire dal titolo – accettare di voler inglobare una tradizione tutta italiana all’interno di una concezione cinematografica che ovviamente parla altre lingue e ha altri riferimenti (questo infatti vale per tutta la parabola di Asia nel mondo del cinema, e ne rappresenta da sempre l’unicità più decisiva).

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Un movimento apertamente consapevole che si sublima nella figura della madre Charlotte Gainsbourg, sorta di sagoma lunga e dinoccolata, centrale nel suo attraversamento dell’universo dai confini impazziti che Argento mette in scena, patchwork folle e stratificato, sorta di apparato digerente della società dello spettacolo sventrato e mostratoci fumante, annunciatoci subito dal diario di ritagli, disegni col pennarello e figurine dei titoli di testa (la forma del diario è da sempre la prediletta di Asia, sia nei suoi exploit letterari, chi si ricorda di I love you Kirk, che nei progetti più sperimentali come Don’t bother to knock).
Nuova ricerca del punto di fuga dalla dark room dello show perenne, ennesima lotta per la liberazione combattuta da Asia Argento nei suoi lavori, Incompresa ci racconta allora dello stallo in cui rimane incastrata Aria, la piccola protagonista, e del suo tentativo di aprire un varco, una crepa, un’uscita, quell’E tra Io e te di cui scrivevamo tempo fa. La notevole sensibilità del ritratto d’infanzia infelice (dai toni francesi sull'asse Marceau-Sylvie Verheyde) salta ovviamente subito agli occhi, ma per forza di cose l’invenzione più pazzesca e folle del film è in quella figura paterna di Gabriel Garko, star del cinema popolare con il film d’autore come sogno nel cassetto, isterico ossessionato dalla scaramanzia, è ancora una volta un personaggio che proviene da canovacci italianissimi ma dipinto come una star di uno degli ultimi Soderbergh.

Sta probabilmente in questo il lascito più importante che l’Argento padre ha fatto al cinema della figlia, e che qui appare per la prima volta evidente: la convinzione di riuscire a traslare in una forma nuova, non importa quanto sghemba o sgraziata o all’apparenza fastidiosamente illeggibile, il nostro modello di partenza (eloquentissimo su questo il maiuscolo lavoro sulla città, sugli interni…). Provare a farlo nell’industria del cinema italiano di oggi (produce Raicinema con Wildside, ma anche Scott Derrickson) sa quasi di rivoluzione, come ai tempi di Dario.

Regia: Asia Argento
Interpreti: Charlotte Gainsbourg, Gabriel Garko, Gianmarco Tognazzi, Max Gazzé, Giulia Salerno, Anna Lou Castoldi, Carolina Poccioni, Alice Pea, Andrea Pittorino
Origine: Italia, Francia, 2014
Distribuzione: Good Films
Durata: 103’ 

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